02 luglio 1998
Ritratti e dediche
Tonino Perna, Reggio Calabria
Alex ti ho rivisto lì tra coni di roccia dai fianchi morbidi, affusolati, sommerso da fiori appena nati,
immerso nel verde silenzio della tua terra; ed ho capito.
Io che guardo il mare ogni giorno al risveglio
che lo vedo ogni giorno cambiare
di colore, forme, direzione,
che ne ascolto il respiro profondo
e la gioia con cui brilla al tramonto
e la rabbia con cui ci restituisce il conto
(di plastica e metalli dal cuore pesante),
questo mare che non ha pace
che cancella i segni dell'uomo,
che nasconde nel suo ventre grandezze e misfatti
questo mare parla una lingua mutevole, inafferrabile,
fatta di sussurri e tenerezze,
di grandi acuti ed assolute vacuità.
Tu che come pochi uomini del nord
amavi teneramente questo mar mediterraneo
non hai ascoltato o inteso la sua voce
le sue fragili parole che si insabbiano,
E non potevi
perché tu sei nato lassù
dove la fede scuote le montagne
dove ci sono sentieri che portano all'infinito
dove le mani dell'uomo fanno la Storia
dove ogni chiodo è conficcato per l'eternità.
Lassù, l'ho capito, c'è l'assoluto
che non accetta compromessi, sfumature, debolezze,
che non è ambiguo e mellifluo,
come questa massa liquida che scorre
limpida, in superficie, ed oscura nel profondo,
genuina e bugiarda, amabile ed indifferente,
eppure così vicina all'uomo.
Reggio Calabria
luglio 1998
immerso nel verde silenzio della tua terra; ed ho capito.
Io che guardo il mare ogni giorno al risveglio
che lo vedo ogni giorno cambiare
di colore, forme, direzione,
che ne ascolto il respiro profondo
e la gioia con cui brilla al tramonto
e la rabbia con cui ci restituisce il conto
(di plastica e metalli dal cuore pesante),
questo mare che non ha pace
che cancella i segni dell'uomo,
che nasconde nel suo ventre grandezze e misfatti
questo mare parla una lingua mutevole, inafferrabile,
fatta di sussurri e tenerezze,
di grandi acuti ed assolute vacuità.
Tu che come pochi uomini del nord
amavi teneramente questo mar mediterraneo
non hai ascoltato o inteso la sua voce
le sue fragili parole che si insabbiano,
E non potevi
perché tu sei nato lassù
dove la fede scuote le montagne
dove ci sono sentieri che portano all'infinito
dove le mani dell'uomo fanno la Storia
dove ogni chiodo è conficcato per l'eternità.
Lassù, l'ho capito, c'è l'assoluto
che non accetta compromessi, sfumature, debolezze,
che non è ambiguo e mellifluo,
come questa massa liquida che scorre
limpida, in superficie, ed oscura nel profondo,
genuina e bugiarda, amabile ed indifferente,
eppure così vicina all'uomo.
Reggio Calabria
luglio 1998
Ritratti e dediche