06 marzo 1994
Parlamento europeo
Proposta di risoluzione sulla situazione in Bosnia-Erzegovina
resentata a norma dell'articolo 37, paragrafo 2, del regolamento
7 marzo 1994
dagli onn. Langer e Roth
a nome del gruppo Verde
per concludere la discussione sulla dichiarazione del Consiglio
sulla SITUAZIONE IN BOSNIA-ERZEGOVINA
Il Parlamento europeo,
A.notando con soddisfazione che qualche passo in avanti sulla via del cessate il fuoco e del ritiro di armamenti pesanti sembra essersi prodotto intorno a Sarajevo e a Tuzla dopo le ultime decisioni dell'ONU e della NATO,
B.sottolineando con grande preoccupazione che tuttavia in altre parti della Bosnia-Erzegovina si continua a combattere con grande intensità e ferocia e che l'assedio di Sarajevo e di molte altre città continua tuttora e che l'aggressione non è cessata,
C.convinto che la riduzione delle attività militari debba essere immediatamente accompagnata da opportune misure politiche e umanitarie,
D.riferendosi alla sesta relazione periodica sulla situazione dei diritti umani nel territorio dell'ex Jugoslavia, presentata il 21 febbraio 1994 alle Nazioni Unite dal relatore speciale Tadeusz Mazowiecki,
E.ricordando che il 6 marzo 1994 a Sarajevo si è svolta la prima manifestazione politica da molto tempo, che ha ribadito la volontà di mantenere unita la Bosnia-Erzegovina e la sua capitale,
F.consapevole del ruolo insostituibile degli impulsi democratici e di solidarietà che possono venire dai cittadini e in particolare dai mezzi di informazione di massa e dagli operatori dell'informazione dentro e fuori i territori dell'ex Jugoslavia,
G.informato dei risultati del seminario che oltre 50 esperti di ogni parte dell'ex Jugoslavia hanno tenuto nei giorni 3 e 4 marzo 1994 nella sede del Parlamento europeo sul tribunale internazionale per i crimini contro l'umanità nell'ex Jugoslavia,
H.informato che in taluni Stati membri si starebbe preparando il rinvio nei territori dell'ex Jugoslavia di persone che hanno rifiutato o disertato il servizio militare e preoccupato in particolar modo per la decisione del ministero degli interni tedesco di rispedire nei prossimi giorni attraverso la Romania migliaia di profughi provenienti dall'ex Jugoslavia nel proprio paese d'origine;
1.esprime il proprio altissimo riconoscimento a tutti coloro che, in condizioni difficilissime, operano perché in tutte le repubbliche dell'ex Jugoslavia si possano sentire voci libere e veritiere, non allineate con i nazionalismi di regime, e rinnova in tal senso il proprio impegno dimostrato con il conferimento del premio Sacharov al giornale "Oslobodjenje";
2.ritiene che una vera e propria offensiva democratica e non violenta di informazione libera debba essere scatenata in tutti i territori dell'ex Jugoslavia, affinché le ancora deboli opportunità di un processo di pace e di riconciliazione vengano subito rafforzate;
3.chiede alla Commissione e al Consiglio di reperire e mettere a disposizione immediatamente i necessari fondi di bilancio per sostenere con i necessari aiuti materiali - con importi che sono assai modesti se confrontati con i costi della guerra e delle sue conseguenze - la democrazia e le voci libere ed esige che tali fondi non vengano invece utilizzati per coprire i danni dell'embargo;
4.si congratula con quelle organizzazioni nella ex Jugoslavia e al suo esterno, tra le quali significativamente la Federazione europea dei giornalisti e la Federazione europea degli editori, che sostengono le voci libere che ancora si levano nella ex Jugoslavia e ritiene che meritino sostegno;
5.ribadisce l'urgente necessità di intervenire con generosi aiuti umanitari che debbono concernere non solo le persone rifugiate ma anche coloro che, a causa dell'assedio (come per esempio a Mostar e a Tuzla), non possono più provvedere con forze proprie e suggerisce che gli aiuti umanitari vengano impiegati premiando la convivenza e penalizzando l'epurazione etnica;
6.plaude all'iniziativa, ormai prossima alla realizzazione, di un grande "Convoglio europeo di aiuti" organizzato da varie organizzazioni civiche europee (tra cui "Workers Aid" e "Citizens for citizens") e ritiene che l'Unione europea debba garantirgli il suo appoggio e la sua protezione;
7.chiede che l'Unione europea sospenda ogni sua partecipazione a finti negoziati che danno riconoscimento e potere ai signori della guerra e apra da subito un nuovo tavolo che dia visibilità e ascolto alle forze democratiche di tutte le repubbliche e regioni dell'ex Jugoslavia, impegnando nuovi mediatori in questa opera;
8.chiede a tutti gli Stati membri di garantire accoglienza e appoggio e uno "status" adeguato ai disertori e renitenti della guerra jugoslava che hanno nei fatti sottratto forze alla guerra e condanna ogni cooperazione che venisse prestata allo scopo di rimandarli nei propri paesi di origine, in particolare nel Kosovo;
9.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, alla commissione dell'ONU sui diritti umani, a Tadeusz Mazowiecki, relatore speciale dell'ONU, e ai governi e parlamenti degli Stati subentrati all'ex Jugoslavia.
7 marzo 1994
dagli onn. Langer e Roth
a nome del gruppo Verde
per concludere la discussione sulla dichiarazione del Consiglio
sulla SITUAZIONE IN BOSNIA-ERZEGOVINA
Il Parlamento europeo,
A.notando con soddisfazione che qualche passo in avanti sulla via del cessate il fuoco e del ritiro di armamenti pesanti sembra essersi prodotto intorno a Sarajevo e a Tuzla dopo le ultime decisioni dell'ONU e della NATO,
B.sottolineando con grande preoccupazione che tuttavia in altre parti della Bosnia-Erzegovina si continua a combattere con grande intensità e ferocia e che l'assedio di Sarajevo e di molte altre città continua tuttora e che l'aggressione non è cessata,
C.convinto che la riduzione delle attività militari debba essere immediatamente accompagnata da opportune misure politiche e umanitarie,
D.riferendosi alla sesta relazione periodica sulla situazione dei diritti umani nel territorio dell'ex Jugoslavia, presentata il 21 febbraio 1994 alle Nazioni Unite dal relatore speciale Tadeusz Mazowiecki,
E.ricordando che il 6 marzo 1994 a Sarajevo si è svolta la prima manifestazione politica da molto tempo, che ha ribadito la volontà di mantenere unita la Bosnia-Erzegovina e la sua capitale,
F.consapevole del ruolo insostituibile degli impulsi democratici e di solidarietà che possono venire dai cittadini e in particolare dai mezzi di informazione di massa e dagli operatori dell'informazione dentro e fuori i territori dell'ex Jugoslavia,
G.informato dei risultati del seminario che oltre 50 esperti di ogni parte dell'ex Jugoslavia hanno tenuto nei giorni 3 e 4 marzo 1994 nella sede del Parlamento europeo sul tribunale internazionale per i crimini contro l'umanità nell'ex Jugoslavia,
H.informato che in taluni Stati membri si starebbe preparando il rinvio nei territori dell'ex Jugoslavia di persone che hanno rifiutato o disertato il servizio militare e preoccupato in particolar modo per la decisione del ministero degli interni tedesco di rispedire nei prossimi giorni attraverso la Romania migliaia di profughi provenienti dall'ex Jugoslavia nel proprio paese d'origine;
1.esprime il proprio altissimo riconoscimento a tutti coloro che, in condizioni difficilissime, operano perché in tutte le repubbliche dell'ex Jugoslavia si possano sentire voci libere e veritiere, non allineate con i nazionalismi di regime, e rinnova in tal senso il proprio impegno dimostrato con il conferimento del premio Sacharov al giornale "Oslobodjenje";
2.ritiene che una vera e propria offensiva democratica e non violenta di informazione libera debba essere scatenata in tutti i territori dell'ex Jugoslavia, affinché le ancora deboli opportunità di un processo di pace e di riconciliazione vengano subito rafforzate;
3.chiede alla Commissione e al Consiglio di reperire e mettere a disposizione immediatamente i necessari fondi di bilancio per sostenere con i necessari aiuti materiali - con importi che sono assai modesti se confrontati con i costi della guerra e delle sue conseguenze - la democrazia e le voci libere ed esige che tali fondi non vengano invece utilizzati per coprire i danni dell'embargo;
4.si congratula con quelle organizzazioni nella ex Jugoslavia e al suo esterno, tra le quali significativamente la Federazione europea dei giornalisti e la Federazione europea degli editori, che sostengono le voci libere che ancora si levano nella ex Jugoslavia e ritiene che meritino sostegno;
5.ribadisce l'urgente necessità di intervenire con generosi aiuti umanitari che debbono concernere non solo le persone rifugiate ma anche coloro che, a causa dell'assedio (come per esempio a Mostar e a Tuzla), non possono più provvedere con forze proprie e suggerisce che gli aiuti umanitari vengano impiegati premiando la convivenza e penalizzando l'epurazione etnica;
6.plaude all'iniziativa, ormai prossima alla realizzazione, di un grande "Convoglio europeo di aiuti" organizzato da varie organizzazioni civiche europee (tra cui "Workers Aid" e "Citizens for citizens") e ritiene che l'Unione europea debba garantirgli il suo appoggio e la sua protezione;
7.chiede che l'Unione europea sospenda ogni sua partecipazione a finti negoziati che danno riconoscimento e potere ai signori della guerra e apra da subito un nuovo tavolo che dia visibilità e ascolto alle forze democratiche di tutte le repubbliche e regioni dell'ex Jugoslavia, impegnando nuovi mediatori in questa opera;
8.chiede a tutti gli Stati membri di garantire accoglienza e appoggio e uno "status" adeguato ai disertori e renitenti della guerra jugoslava che hanno nei fatti sottratto forze alla guerra e condanna ogni cooperazione che venisse prestata allo scopo di rimandarli nei propri paesi di origine, in particolare nel Kosovo;
9.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, alla commissione dell'ONU sui diritti umani, a Tadeusz Mazowiecki, relatore speciale dell'ONU, e ai governi e parlamenti degli Stati subentrati all'ex Jugoslavia.
Ex Jugoslavia,Europa/Parlamento europeo