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30 dicembre 2018

europa desiderabile

Maurizio Molinari, L'anno zero di una nuova Europa

 

Dai Trattati di Roma del 1957 che diedero vita all’attuale Unione Europea si tratta del voto più importante, strategico, vitale. I motivi sono tre. Primo: a sfidarsi nei nostri Paesi - scesi da 28 a 27 per la Brexit - saranno non solo i partiti delle tradizionali famiglie popolare, socialista, liberale e verde, ma anche populisti e sovranisti portatori di una volontà di drastica revisione del progetto europeo. Secondo: leader e candidati sono chiamati ad offrire agli elettori europei soluzioni strategiche a problemi comuni e impellenti come diseguaglianze economiche e integrazione dei migranti che gli Stati non riescono ad affrontare singolarmente con successo. Terzo: se il progetto di costruzione europea dovesse uscire indebolito dal voto, l’Ue finirebbe nella morsa degli interessi rivali e diversi di Pechino e Mosca, tanto più aggressivi quanto l’America di Donald Trump appare distratta dal Russiagate.

 

A 30 anni dal crollo del Muro di Berlino è un’Europa in bilico sul proprio destino quella che affronta il 2019, bisognosa di leader e visioni capaci di farla sopravvivere alla crisi più difficile dal momento della sua creazione. In ultima istanza saranno i cittadini dell’Ue, esprimendo il loro voto in maggio, ad essere giudici e protagonisti della sorte del progetto immaginato da Robert Schuman, Jean Monnet e Altiero Spinelli per esorcizzare il pericolo di nuovi devastanti conflitti fratricidi come quelli che hanno insanguinato il Novecento. 

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