Fondazione Alexander Langer Stiftung ETS
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Domande

4 marzo 1990

 

Sembra facile vivere una vita consapevole. Al di là del misterioso complesso di elementi che contribuisce a cristallizzare il proprio “credo”, a patto ovviamente di averne uno, il fatto è che la vita, per grazia di dio, e forse perché ci siamo auto illusi di averli risolti una volta per sempre, non ci pone quotidianamente aut aut assoluti - mentire non mentire, tradire non tradire, rubare non rubare, uccidere non uccidere - in realtà la vita quotidiana è soffocata da un gigantesco polverone, quello che gli americani chiamano hype,  una sorta di velo di maya posticcio che rende veramente difficile muoversi.  Quante volte ripensando a singole questioni con cui ci siamo confrontati in passato, ci siamo resi conto di essere sostanzialmente succubi di un pensiero che aveva inondato, affogato la nostra capacità di risposta positiva?

Quotidianamente entriamo in contatto con qualcosa che potremmo definire contingente volatile, questo flusso instancabile di notizie, di dichiarazioni, di immagini, e lasciamo perdere le deep fake per il momento, nei confronti del quale riteniamo giusto posizionarci ma che allo stesso tempo, svuota e invalida nella sua inconsistenza temporale, la stessa idea di prenderla la posizione. Tra il potente narcotico dell'ideologia e il frustrante ondeggiare del quotidiano, cosa sperare? In tutto ciò come muoversi? Starsene soli a casa?

Forse un buon antidoto al contingente volatile, o possiamo anche chiamarlo contingente futile, anche se appare sotto spoglie impegnate, è rivivere il proprio pensiero, ricollocarlo partendo da basi meno strutturate ma più profondamente sentite. È quanto penso sia arrivato ad immaginare Alex Langer con il testo che viene oggi presentato.

Sono solo domande, ovviamente rivolte in primis a sé stesso, che forse sono di Alex Langer il lascito più intenso e penetrante, tra quello che ha fatto, scritto e pensato nel corso della sua purtroppo breve ma impegnatissima esistenza, ma che lascia anche a noi.

Alcune colpiscono subito altre sono in minore consonanza attuale, ma lasciamole decantare. Troveranno certamente un senso.

S.P.E.S.

 

Da “Il viaggiatore leggero” scritti 1961-1995

Sellerio Editore1996

 

Domande

Cosa ci può realmente motivare?

Cambiare il mondo o salvaguardarlo?

Solidarietà come autocompiacimento?

Abbandonare la radicalità?

Etica della rivoluzione?

Conseguenze della rivoluzione nonviolenta all'est?

Navigare a vista?

Esiste da qualche parte una demarcazione tra amici e nemici?

A chi ci si può affidare?

Esiste un'ascesi che uno aiuta e uno forgia?

Negare se stessi – credibile o pericoloso (disumano, burocratico, ipocrita)?

Cosa ti ice il sud del mondo? Solo cattiva coscienza?

Perché cercare la salvezza altrove (perché poi dover andare lontano...)?

Vivresti effettivamente come sostieni che si dovrebbe vivere?

Passeresti il tuo tempo con coloro ai quali rivolgi la tua solidarietà?

Professionalità. Potresti vivere anche senza politica?

Altruismo/Egoismo

Quali costanti?

Quali sintesi (per esempio giustizia, pace, salvaguardia del creato)?

Cosa faresti diversamente?

Potenzialità della disobbedienza civile...

Tu che ormai fai il militante da oltre 25 anni e che hai attraversato le esperienze del pacifismo, della sinistra cristiana, del 68 (già da “grande”), dell'estremismo degli anni 70, del sindacato, della solidarietà con il Cile e con l'America Latina, con il Portogallo, con la Palestina, della nuova sinistra, del localismo, del terzomondismo e dell'ecologia – da dove prendi le energie per “fare ancora”?

 

 

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