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Adelphi 2009  

L'affare Kurilov

di Irène Nemirowsky 

A mio modesto parere uno degli inizi più avvincenti di un romanzo è il primo capitolo del “La Certosa di Parma” di Stendhal, scritta in 50 giorni, incredibile, dove Fabrizio, il protagonista vive con alterne fortune le vicende che seguono l'entrata delle truppe napoleoniche a Milano.

Debbo dire che, con un paragone un poco azzardato, Irène Nemirowsky, ne “La suite francese”, all'inizio della seconda parte, intitolata “Dolce” rappresenta con con eguale vividezza ed adattabilità alla pulsione del reale, le vicende dell'ingresso dei nazisti in un paesino della Francia occupata, dopo che nella prima parte “Tempesta” aveva descritto la fuga dei parigini in vista dell'arrivo degli invasori…

Questo spericolato confronto è l'occasione per affermare che una delle bellezze della lettura di Irene Nemirowsky sta nella sua scrittura, nel suo procedere impavida dentro le pieghe che intersecano il reale col sentimento, trovando parole e frasi che ci consegnano un paesaggio allo stesso tempo vivido e sfumato di quella travagliata estate.

Irene Nemirowsky, ucraina di Kiev, poi trasferita a San Pietroburgo, e, dopo la rivoluzione, divenuta cittadina a scrittrice francese, finirà i suoi giorni nel Rivier, l'infermeria di Auschwitz, ebbe rapporti complessi con la sua eredità ebraica, venne spesso accusata di antisemitismo per aver rappresentato in alcuni romanzi i personaggi ebrei con tratti assai negativi, a volte ripugnanti. Oggi direi che la polemica può essere abbandonata alle intransigenze ideologiche, che esistono ahimè ovunque.

Il testo oggi oggetto di invito alla lettura è un romanzo breve del 1933, ci porta su un altro versante, la Russia prerivoluzionaria, già immersa in una profonda crisi, siamo poco prima della guerra russo-giapponese, e avvolta dalle spire delle tensioni terroristiche ancora in parte di matrice populista. In effetti il Caso Kurilov, è una sorta de “I Demoni” dostojevskiano in formato bonsai. Solo che ai dilemmi filosofici del nichilista Stavrosky -  si sostituisce una battaglia emotivo psicologica in una sorta di sindrome di Stoccolma a rovescio, dove la fermezza del terrorista l'assassino si sgretola di fronte alla vita di colui che dovrà uccidere. E' un testo creato con precisione chirurgica sia nell'ambientamento che nel procedere della vicenda. Il che  lascia anche spazio ad una connotazione che potremo definire gialla, senza venir meno però alla ricchezza  ed allo spettro dei personaggi.

 

Buona lettura.

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