Motus Danza: Iris Sotto il mare
Iris è dentro un quadro di Chagall, sospesa tra anemoni e pesci. Leggera.
Le passanno accanto i destini di donne migranti che non hanno mai raggiunto la riva, perdendosi nel blu prima dell’approdo.
Nessun canto di sirena rompe la quiete, ma il silenzio tenace e caparbio di milioni di donne intente alla cura. Voci mute e generose che, per salari da fame, badano a famiglie di altri, abbandonando le proprie.
Che strano! La cittadinanza tanto desiderata, Iris l’ha ottenuta in un solo giorno.
Dopo la sua morte.
Iris Noelia Palacios Cruz, una ragazza honduregna, in Italia senza documenti, è morta nel mare dell'Argentario nel tentativo, riuscito, di salvare la bimba che le era stata affidata.
La fine generosa e memorabile di questa baby sitter senza contratto dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto seria e preziosa sia l'opera di queste assistenti familiari, senza le quali la complicata e frettolosa dinamica delle nostre vite si troverebbe scoperta e vulnerabile.
Una società concentrata su vita lavorativa e consumi, che fatica a badare a tutto ciò che sta prima e dopo la produzione (l'infanzia e la vecchiaia) ha trovato nelle donne immigrate un supporto di incalcolabile valore economico, e di ancora più straordinario valore sociale.
Un piccolo esercito generoso di donne che accudiscono in nostra vece vecchi e bambini, in cambio di un salario che gli italiani non accetterebbero, ma che, per loro, equivale al mantenimento in patria dei loro figli e dei loro anziani, forzatamente abbandonati a oceani di distanza.
Non di solo lavoro si tratta. Baby-sitter e badanti ci sono accanto quotidianamente con la loro presenza silenziosa e indispensabile che implica una supplenza affettiva ben nota a chiunque ne abbia esperienza, spesso sentendosene rassicurato ben al di là della paga corrisposta.
Una generosità dimenticata dalle nostre civilissime parti.
A Iris, che è un simbolo della generosità delle donne migranti, è dedicato il lavoro di MOTUS danza per il Progetto DONNE MIGRANTI in collaborazione con l’Associazione Culturale Il Grifo e il Leone.
Il motivo principale di questo doveroso omaggio, sta nel fatto che la nostra civile e opulenta società, così attenta a sottolineare con fragore mediatico qualunque episodio di mancato rispetto delle leggi da parte degli immigrati, lascia passare sotto silenzio il sommerso, spesso illegale, aiuto quotidiano che da questi viene elargito. Il sommerso, appunto. Come se un destino ingrato avesse deciso di legare le migrazioni all’archetipo mare, anche quando gli emigrati riescono a toccare terra e, come la maggior parte delle donne migranti, vivono all’interno delle nostre case. Paradossalmente, il mare che ha travolto Iris, ha portato a galla un mare ben più grande di ingiustizia.
| MOTUS danza A.C. Produzione per il Progetto DONNE MIGRANTI
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Scrive Michele Serra:
“............ se davvero queste persone, ormai a centinaia di migliaia, rammendano gli sbreghi della nostra vita familiare, assistono chi è solo, imboccano neonati e puliscono vecchi, la cosa più ovvia e urgente da fare sarebbe buttare uno sguardo davvero politico sul loro status. E davvero politico, ovviamente, significa l'esatto contrario delle risse ideologiche su Est, Ovest, Nord e Sud.
Significa sveltire l'accidiosa burocrazia che rende infernali le pratiche di cittadinanza e di ricongiungimento (chi scrive ha passato una notte sul marciapiede della Questura di Bologna per verificare l'inutile bivacco degli immigrati in coda davanti a uno sportello che si sarebbe aperto la mattina successiva). Significa verificare che i datori di lavoro mettano in regola persone che hanno un compito così intimo, e così delicato: nessuno è meno clandestino di colui che ti abita in casa.
Significa provare a mettere ordine in una branca così nevralgica del lavoro precario, capire se i salari sono adeguati alle prestazioni, agevolare l'inserimento di queste persone a partire dal riconoscimento di ciò che già è in atto, il lavoro reso, il sostegno fornito, l'intelligenza spesso sorprendente con la quale gente venuta dall'altro capo del mondo afferra le nostre situazioni, le affronta, le sbroglia: e poche situazioni, questo è sicuro, sono più complicate da affrontare, anche psicologicamente, come l'assistenza ai vecchi e ai bambini.
Poi, ovviamente, è anche giusto discutere sul numero di anni necessario per assumere la cittadinanza. Sulle barriere da erigere contro i tabù religiosi, qualora configgano con le nostre leggi, e contro le violenze di tipo tribale o familiare. Ma sono discussioni che è meglio fare levando spazio ai fantasmi del futuro, e dandone il più possibile al bilancio concreto degli ultimi anni.
E in ogni modo la cittadinanza italiana, almeno postuma, si può conquistare anche in tre minuti, salvando la vita alla bambina che ti è stata data in consegna e poi sparendo in quel mare che ospita, ormai, così tanti migranti che il conto è perduto”.
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