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La nave dei volontari che salva i disperati dei gommoni

28.6.2017, fondazione

Il capitano Klaus Vogel e Valeria Calandra di Sos Méditerranée aprono il dibattito al Festival di Euromediterranea al Trevi

In meno di un anno e mezzo di attività la nave Aquarius, una guardapesca di 77 metri con capacità fino a 500 persone, ha svolto oltre un centinaio di operazioni di soccorso in mare di fronte alle coste libiche e ha salvato circa 19.000 persone recuperandole dai gommoni. Una singola nave, di una singola associazione di volontari: SOS Méditerranée. Si tratta di un’organizzazione umanitaria internazionale italo-franco-tedesca nata con l’obiettivo di salvare esseri umani in pericolo di vita nel Mar Mediterraneo, fornire assistenza medico-sanitaria (in collaborazione con Médecins Sans Frontières) e divulgare le testimonianze dei migranti raccolti dalla stessa Aquarius.

Circa un mese fa, nei giorni del G7 di Taormina, incrociando tra la Libia e Lampedusa, la nave ha ricevuto la segnalazione da una pattuglia aerea della presenza di più imbarcazioni in difficoltà. In coordinamento con il Centro nazionale di soccorso (MRCC), assieme ad altre due navi di associazioni non-governative (Ong), l'Aquarius ha raggiunto i gommoni, in acque internazionali a circa 14 miglia dalla costa libica. Durante le operazioni, una barca della Guardia costiera libica armata con mitragliatrici si è avvicinata a grande velocità, sollevando ondate e mettendo a rischio il salvataggio. Poco dopo si è udita sulla nave una serie di colpi d’arma da fuoco proveniente da un gommone in lontananza. Secondo le testimonianze poi raccolte, due uomini della Guardia costiera saliti a bordo del gommone avevano sparato colpi in aria per intimidire i migranti. “Quando i libici hanno puntato le loro armi chiedendoci di dare loro tutto il nostro denaro e i nostri cellulari e dicendoci di saltare in acqua, abbiamo fatto quello che dicevano. Non ho avuto paura, preferivo morire in mare, piuttosto che essere portato indietro e morire in Libia” ha raccontato un sopravvissuto gambiano di circa 20 anni ai volontari di SOS Méditerranée. Altri si sono tuffati spontaneamente nel tentativo di raggiungere a nuoto la nave. Sono 67 le persone alla fine recuperate dal mare, sane e salve grazie anche ai giubbotti di salvataggio distribuiti prima dell’arrivo della pattuglia armata.

Nonostante queste condizioni estremamente difficili un numero record di 1.004 persone, tra cui molte donne e bambini molti dei quali in stato di shock, sono stati tratti in salvo e presi in carico dai team assistenziali a bordo della Aquarius.

In assenza delle unità navali di Frontex nella zona di soccorso dove avvengono la maggior parte dei naufragi, gli operatori umanitari sono stati costretti ancora una volta ad agire ai limiti delle loro capacità per salvare centinaia di vite. Cosa sarebbe successo se le Ong non fossero state presenti?” ha dichiarato Sophie Beau, presidente di Sos Méditerranée in Francia, ricordando che “la gestione totalmente inadeguata di questa crisi è già costata la vita a decine di migliaia di persone. L’obbligo di salvataggio non può essere lasciato esclusivamente alle Ong e la delega di tale compito alla guardia costiera libica, lungi dall’essere una soluzione di fronte alla mancanza di strutture statali degne di questo nome in Libia, mette in pericolo la vita dei naufraghi già in fuga da un vero e proprio inferno sul suolo libico. Spetta ai responsabili politici e alle istituzioni internazionali trovare una soluzione adeguata per proteggere queste persone in fuga.”

Non tutti i recuperi di Aquarius sono così drammatici, capita che si festeggino a bordo lieti eventi come la nascita di bambini, racconta Valeria Calandra, presidente di SOS Méditerranée in Italia. “É un momento entusiasmante. Questi bambini sono nati una situazione così difficile, la mamma con una pancia enorme che viene raccolta tra le onde, ti domandi: com’è possibile che abbia affrontato il mare in queste condizioni? E non è significativo che appena salgano a bordo tante di queste donne a fine gravidanza, partoriscono?”.

Questo lavoro benemerito, che cerca di rimediare alle insufficienze delle organizzazioni ufficiali, nazionali ed europee, si deve all’iniziativa di un capitano della Marina mercantile tedesca, Klaus Vogel, che ha iniziato nel 2015 il suo progetto per una associazione europea dedicata al salvataggio dei migranti via mare. Con la chiusura dell’operazione del governo italiano “Mare Nostrum”, non rinnovata per l’indisponibilità dei fondi comunitari, Klaus Vogel, conoscendo bene la situazione grazie alla sua competenza, ha deciso di impegnarsi lui stesso per salvare i disperati dei barconi ed è divenuto il primo coordinatore di ricerca e salvataggio . Si è messo in aspettativa e con il sostegno della sua famiglia ha fondato SOS Méditerranée e cercato collaborazioni in Germania, Francia, e Italia, per raccogliere fondi destinati all’acquisto di una nave adatta. La sua scommessa era quella di riuscire a sostenersi autonomamente, rifiutando finanziamenti pubblici o privati, contando invece sul sostegno della “popolazione europea”, a cui espressamente Vogel si è rivolto. “Abbiamo trovato molti sostenitori, migliaia, che hanno contribuito come potevano, con piccole o grandi somme di denaro. La prima donazione è arrivata da una sedicenne di un paesino tedesco che ha inviato 100 euro, la sua paghetta di due mesi, con la motivazione che amava quest'idea, sentiva che era la cosa giusta da fare. E così moltissime altre che ci hanno consentito di armare quest'imbarcazione.”

Così il 26 febbraio 2016 l’Aquarius è salpata da Lampedusa per la sua prima missione.

Tra i testimonial di SOS Méditerranée, lo scrittore Daniel Pennac, denuncia la propaganda politica, in Francia come in Europa, quale causa della "paura isterica" che provocano le migrazioni.

"Il mio sogno e di cessare le operazioni domani!” ha dichiarato Vogel in una recente intervista, “perché questo significherebbe che i leader dell'Unione europea hanno deciso di cambiare le loro politiche sull'immigrazione. Ma se vogliamo essere realisti dobbiamo ammetter che questa non è una possibilità, sfortunatamente non è la realtà. I popoli europei sono molto spaventati, quasi ipnotizzati da un certo modo di interpretare la situazione. Non ci resta che accettare la situazione quale si presenta, capire lo spazio di manovra, continuare le operazioni di salvataggio e sperare che a poco a poco i politici cambino le loro decisioni. Capiscano meglio le sofferenze delle persone anche fuori dai loro confini nazionali e rivedano le loro politiche in un modo più umano e più aperto, per arrivare così almeno a un bilanciamento tra l’approccio statale e quello umano.”

Il capitano Vogel, dopo aver formato i due capitani che si alternano oggi alla guida della nave, è impegnato a girare l'Europa per sostenere l'attività della associazione e per raccogliere i fondi necessari a mantenere i costi elevatissimi. Il costo delle operazioni di salvataggio, compreso il primo soccorso, le attrezzature e il carburante, è di 11.000 euro ogni 24 ore.

Klaus Vogel e Valeria Calandra di SOS Méditerranée saranno a Bolzano il 30 giugno, alle 18, al centro Trevi, per ad aprire il dibattito pubblico di Euromediterranea 2017, per illustrare il loro lavoro e rispondere alle critiche sollevate negli ultimi mesi alle Ong impegnate nel soccorso ai migranti.

 

Sandro Ottoni 27.6.17

Fondazione AlexanderLanger Stiftung

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