Al villaggio somalo AYUUB il premio internazionale Alexander Langer 2008 - Le motivazioni
Nel 1992, durante la crisi che investe la Somalia dopo il crollo del regime di Siad Barre, Maana Suldaan ‘Abirahmaan, figlia dell’ultimo sultano di Merca, vede le strade della città piene di donne e bambini abbandonati, in fuga dalla violenza e dalla fame. Apre loro le porte della sua casa, li cura, li nutre con l’aiuto di un gruppo di donne somale. Intorno è il caos, un paese allo stremo e allo sbando, in cui non esiste più lo Stato e i “signori della guerra” si combattono aspramente per il dominio sul territorio. Eppure - è il primo insegnamento di Maana - qualcosa si può fare. Per i bambini: si cercano le loro famiglie, chi è rimasto solo viene affidato a mamme adottive, si organizzano una scuola materna e un centro medico/nutrizionale che segue 500 piccoli, assiste ai parti, cura malattie endemiche. Per adolescenti e giovani: si aprono scuole che nel 2007 conteranno 12.215 alunni. Per la popolazione: si riattivano 300 km di canali per l’irrigazione, si fondano un’organizzazione non governativa e un villaggio, trasformando una zona di deserto in un’oasi verde, con ortaggi, fiori e alberi, animali. Entrambi prendono il nome da Ayuub, Giobbe, un bimbo trovato accanto alla giovane madre morta.
Maana c’insegna anche che ricostruire non significa necessariamente riprodurre il passato. Agisce secondo la tradizione di solidarietà comunitaria delle famiglie eminenti, ma rinnovandola a fondo. Da sei anni il villaggio di Ayuub ha un’amministrazione democratica che cerca di superare le divisioni tribali, di casta e di sesso. La maggioranza degli studenti sono ragazze - una rivoluzione per la mentalità più diffusa. Quando nel 2004 si apre uno spiraglio per la pace e si elegge un parlamento provvisorio, Maana si batte per una forte rappresentanza femminile, che raggiungerà il 12% dell’assemblea. Soprattutto, s’impegna nell’impresa di convincere le donne a abbandonare la pratica dell’infibulazione, insegnando a trasformarla in un rito simbolico che non leda l’integrità fisica delle bambine. “Le donne sono la grande risorsa della Somalia - ripeteva spesso - se in questo paese martoriato la vita continua dopo anni di guerra, lo si deve soltanto a loro”.
Nel suo lavoro Maana non è sola. Ha l’aiuto fondamentale di Elio Sommavilla, sacerdote trentino, docente di geologia a Ferrara, che ha scelto la Somalia come terra d’adozione, una terra da curare e rispettare avviando progetti di ricerca dell’acqua semplici e attenti all’ambiente, creando con giovani somali l’associazione “Water for Life - Acqua per la vita”, con sede a Trento e legami significativi in altre città. “Water for Life” non solo ottiene finanziamenti pubblici, ma promuove l’adozione a distanza e il gemellaggio fra 26 scuole in Italia e altrettante nel distretto di Merca. E’ uno scambio culturale intenso. Insegnanti e ragazzi somali sono stimolati a recuperare le loro migliori tradizioni artistiche ed espressive, partecipando a gruppi di danza, musica, teatro, sport, a laboratori di artigianato che producono oggetti poi venduti nelle scuole gemellate. I ragazzi italiani rispondono inviando messaggi, videocassette, piccole somme raccolte in famiglia, combattendo sprechi o partecipando ai lavori domestici. Tutti possono fare qualcosa, è un altro insegnamento di Maana. E si può agire insieme senza rinunciare a se stessi - come lei, donna, somala, musulmana, e Elio Sommavilla, occidentale, uomo, prete cattolico.
Il 14 dicembre 2007 Mana è morta improvvisamente, a soli 54 anni. La causa, dicono i suoi collaboratori, non è tanto il lavoro continuo e febbrile che occupa le sue giornate, quanto l’ansia di fronte al flusso di sempre nuovi profughi che arrivano in fuga da Mogadiscio.
Ma Ayuub resta. Assegnare il premio 2008 al villaggio creato da Maana Suldaan ‘Abirahmaan è per la Fondazione Alexander Langer un modo di essere vicini ai suoi compagni, compagne, amici, sostenendo la sua opera e la sua eredità.