Adopt Srebrenica a Venezia -interviste venexiane
ascolta le interviste ai ragazzi di Srebrenica
a cura di Francesco Gasparetto
Buongiorno Bosnia
10 maggio, 2011
Da qualche giorno gira per Venezia una strana comitiva. Non sono turisti, o meglio, non sono solo dei semplici turisti. Sono degli amici di Venezia che sono tornati a ricambiare la visita dei propri coetanei veneziani che nell’agosto del 2010 si sono recati in Bosnia ad incontrare i ragazzi di Tuzla e Srebrenica. “Buongiorno Bosnia” è il nome di questo viaggio, e del progetto che si accompagna. Muhammed, Mediha, Ado, sono solo alcuni dei ragazzi che sono arrivati a Venezia e con loro, grazie anche ad Andrea Rizza della Fondazione Alexander Langer di Bolzano, hanno portato un bel po’ di progetti. Progetti che danno il senso della voglia di vivere, di ricominciare a vivere dei ragazzi di Srebrenica. Per quelli, i pochi, che non lo sapessero, Srebrenica è stata il teatro di quello che potremmo definire l’ultimo genocidio d’Europa, dopo la seconda guerra mondiale. Srebrenica è il simbolo dell’impotenza della comunità internazionale che non è riuscita in quel 11 luglio 1995 a proteggere, come aveva promesso, la popolazione civile che viveva a Srebrenica. In particolare fu vergognoso il ruolo dei caschi blu che permisero e, per molti aspetti, furono complici (con tutto l’occidente) delle violenze, molte consumate anche nel compound dei caschi blu olandesi, inflitte alla popolazione civile di Srebrenica (donne, uomini, bambini). Oggi Srebrenica è una città in cui i segni del conflitto sono ancora visibili, come sono indelebili nell’anima delle donne di Srebrenica, a cui l’odio immotivato della guerra e la stupidità degli uomini, ha tolto padri, figli, mariti.
Questi ragazzi, che oggi passeggiano tra le calli di Venezia, sono i figli di quelle vittime. I fratelli, le sorelle, i figli, di quelle donne stuprate sistematicamente, scientificamente, strategicamente, per abbattere ogni forma di resistenza, di esistenza. Questi ragazzi che oggi osservano stupiti e commossi piazza S. Marco, non hanno ceduto all’odio e invece hanno ricominciato a vivere e a sperare.
Noi li abbiamo incontrati. Ci hanno raccontato del progetto più importante: “Adopt Srebrenica“. Abbiamo respirato la loro fiducia. le loro speranze. Se volete potete ascoltarle anche voi nei link che seguono.
Intervista a cura di Francesco Gasparetto. Si ringrazia per le traduzioni e il supporto Andrea Rizza della Fondazione Alexander Langer di Bolzano.