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Autoritratto di Kaka Mohamed Aden

4.5.2008, Fondazione

Mi è stato chiesto di mandare una mia autopresentazione. Non è mai facile farsi un autoritratto.

Ho deciso di raccontare in modo conciso tre delle mie numerose nonne. Ho avuto tante nonne; un fatto ordinario in quella che fu la Somalia e straordinario in Italia.

Siccome i miei genitori hanno sperato che queste lasciassero un’impronta sul mio carattere o perlomeno nel mio cuore, presentandole spero di presentarmi indirettamente, quindi di soddisfare la richiesta che mi è stata fatta.

 

Fine anni quaranta. C’era una casa nel quartiere Skuraran. Alla fine degli anni quaranta c’era una casa, dove studiavano le bambine e i bambini che assorbivano il verbo dell’indipendenza. Infatti, alla fine degli anni quaranta c’era una lega che lottava per l’indipendenza e i militanti di questa lega andavano a confabulare i loro intrighi in una casa un po’ matriarcale, piena di mistero e fitta di relazioni.

Alla fine degli anni quaranta c’era una speranza ed era nutrita da nonna Xaliima, la padrona di quella casa. Per tutta la mia infanzia, insieme ai miei fratelli, tre mesi all’anno li passavo con lei, una generalessa generosa, bocca pulita e parole ben composte era il suo motto. Nel suo reggimento bisognava presentarsi con denti e linguaggio brillante, tutto qui.

 

Estratto da “Autoritratto" pubblicato della CUEC in una raccolta di interventi "Forme della diversità. Genere precarietà e intercultura" a cura di Clotilde Barbarulli e Liana Borghi.


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