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Wlodek Goldkorn: Alexander Langer, il coraggio di tradire se stesso

22.11.1999, Firenze 22.11.1999, presentazione de Il viaggiatore leggero
Mi sembra strano che qui a Firenze si faccia una cosa per ricordare Alex e che manchi Adriano Sofri, che con lui ha condiviso molte cose e anche le vere lacerazioni di cui melle prossime settimane, che saranno sempre più profonde e di cui ci dovremo caricare per vederci chiaro.

Se c’è una cosa evidente quando si pensa ad Alex, è quello che ha scritto e soprattutto quello che ha fatto. Per come l’ho conosciuto io, era una persona molto concreta nelle cose, sapeva e conosceva bene le potenzialità distruttive dei nazionalismi, dell’esaltazione delle etnie e di questo nazionalismo mescolato a certe ideologie, a certi sistemi di valori.
Lo conosceva benissimo e penso che sia stata la sua principale preoccupazione. La sua risposta però, pur essendo una persona che aveva militato nell’estrema sinistra, non credo fosse stata ideologica, ne credo che si basasse su delle illusioni.
Perchè noi che abbiamo avuto o abbiamo un passato di sinistra, molto spesso parliamo di internazionalismo, di frattellanza. Io credo che lui non avesse delle illusioni su come stavano le cose veramente, su come in realtà dentro a queste cose c’era poco e moltissimo che si potesse fare concretamente.
So che non si interessava solo al Sudtirolo e più tardi dell’ex-Jugoslavia. Era interessato molto alle cose del medio oriente e più volte abbiamo parlato di cosa si poteva fare concretamente, intendo anche sul piano delle leggi e misure concrete.
La cosa più significativa è il “tentativo di decalogo della convivenza interetnica”. Ci teneva che fosse considerato un tentativo, perchè prendeva le cose sul serio ma anche con ironia e distacco, ben sapendo che in ogni cosa c’è un limite e che se si oltreppasava quel limite si arriva a qualcosa di estremamente distruttivo.
Il decalogo non è un richiamo a grandi valori, non c’è un appello a grandi ideologie, visioni. Ma solo una serie di semplici consigli, che vanno dalla necessità di creare, dove la tensione etnica è molto forte, gruppi e strutture su basi interetniche che sperimentassero a convivere insieme, a costituire delle zone grigie, in cui la tensione etnica è meno forte. Fino alla cosa che è forse fondamentale, cioè di avere il coraggio di tradire, pur tuttavia senza diventare transfughi.
E’ un coraggio anche di tradire se stesso, di contraddire cose che si sono dette una volta, per assumersi delle nuove responsabilità. Senza il coraggio di tradire e di uscire dal proprio gruppo non c’é responsabilità.
Lui questo coraggio lo ha avuto e credo che questa sia la cosa più importante.
E tra le altre cose concrete: il tentativo di preservare la Tuzla interetnica. Quando scoppia la guerra lui non ha fatto grandi discorsi ma ha semplicemente cercato di preservare un’isola di interetnicità. Sempre cose molto concrete, per far vedere che è possibile sempre fare qualcosa, in ogni situazione

Wlodeck Goldkorn (Firenze 22-11-1999)
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