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Fiorello Cortiana, Quei "ponti" di Alex, una soluzione anche per l'Italia di oggi

30.1.2011, Secolo d'Italia - 29.1.2011

Oltre l'ideologia, la politica può ripartire solo dall'incontro di idee
Io abito sui Navigli, a Milano, vicino alla chiesa di San Cristoforo e ogni volta che ci passo davanti mi viene in mente Alex, Alex Langer, perché lui si era rivolto al santo in forma di lettera. La leggenda racconta di Cristoforo, un uomo burbero e robusto, che faceva il traghettatore su un fiume. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume e Cristoforo, seppur grande e robusto, si sarebbe piegato sotto il peso di quell'esile creatura, che aumentava ad ogni passo. Raggiunta l'altra sponda il bambino avrebbe rivelato allo stremato traghettatore di essere Gesù, dicendogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del bambino, ma quello del mondo intero. L'editore Sellerio ha ristampato Il viaggiatore leggero. Una raccolta di articoli di Alex Langer che era già uscita nel 1996, mantenendo in copertina un dipinto raffigurante proprio la vicenda di san Cristoforo.
Nella lettera del 1990, che chiude il libro, Langer diceva a san Cristoforo: «Perché mi rivolgo a te, alle soglie dell'anno 2000? Perché penso che oggi in molti siamo in una situazione simile alla tua e che la traversata che ci sta davanti richieda forze impari, non diversamente da come a te doveva sembrare il tuo compito in quella notte, tanto da dubitare di farcela. E che la tua avventura possa essere una parabola di quella che sta dinanzi a noi». Più avanti si leggeva: «I veleni della chimica, gettati sulla terra e nelle acque per "migliorare" la natura, ormai ci tornano indietro: i depositi finali sono i nostri corpi. Ogni bene e ogni attività è trasformata in merce, e ha dunque un suo prezzo: si può comperare, vendere, affittare. Persino il sangue (dei vivi), gli organi (dei morti e dei vivi) e l'utero (per una gravidanza in leasing). Tutto è diventato fattibile: dal viaggio interplanetario alla perfezione omicida di Auschwitz, dalla neve artificiale alla costruzione e manipolazione arbitraria di vita in laboratorio». E ancora: «Che cosa resterebbe da fare a un tuo emulo oggi, caro San Cristoforo? Qual è la Grande Causa per la quale impegnare oggi le migliori forze, anche a costo di perdere gloria e prestigio agli occhi della gente e di acquattarsi in una capanna alla riva di un fiume? Qual è il fiume difficile da attraversare, quale sarà il bambino apparentemente leggero, ma in realtà pesante e decisivo da traghettare?».
«La traversata da una civiltà impregnata della gara per superare i limiti a una civiltà dell'autolimitazione, dell'enoughness, della Genügsamkeit o Selbstbescheidung, della frugalità sembra tanto semplice quanto immane. Ecco perché mi sei venuto in mente tu, San Cristoforo: sei uno che ha saputo rinunciare all'esercizio della sua forza fisica e che ha accettato un servizio di poca gloria. Hai messo il tuo enorme patrimonio di convinzione, di forza e di auto-disciplina al servizio di una Grande Causa apparentemente assai umile e modesta». Non basteranno - scrive - la paura della catastrofe ecologica o i primi infarti e collassi della nostra civiltà (da Cernobyl alle alghe dell'Adriatico, dal clima impazzito agli spandimenti di petrolio sui mari) a convincerci a cambiare strada. Ci vorrà una spinta positiva, più simile a quella che ti fece cercare una vita e un senso diverso e più alto da quello della tua precedente esistenza di forza e di gloria. La tua rinuncia alla forza e la decisione di metterti al servizio del bambino ci offrono una bella parabola della "conversione ecologica" oggi necessaria. Langer sosteneva, quindi, la possibilità di una transizione in virtù di una scelta di valore e non in conseguenza di una catastrofe, che non auspicava. Qui risiede la forza inquieta della sua azione politica, una inquietudine per nulla velleitaria, per nulla ingenua, per nulla testimoniale. Come ha osservato Adriano Sofri nell'introduzione del 1996 al testo oggi rieditato: «Langer è stato un esempio, un tentativo, unico, di tenere insieme le due aspirazioni, un'intelligenza delle cose che non si lasciasse spaventare dall'enormità; uno stile di vita quotidiana che non contraddicesse, e neanche si discostasse troppo, dalle convinzioni proclamate, e anzi ne offrisse la prima verifica; e poi una dedizione pratica che permettesse di misurarsi con l'efficacia, con la faticosa e mortificante e realistica traduzione delle idee, dei desideri e delle paure, in azioni concrete».
Langer ha vissuto il suo tempo traducendo, tanto nella quotidianità quanto nella attività politica e istituzionale, il detto evangelico "ogni uomo è mio fratello" e ha usato la sua intelligenza e la sua disciplina "asburgica" per dare metodo, continuità ed efficacia alla aspirazione impossibile di farsi carico di chiunque avesse la dignità, l'identità, i diritti minacciati o negati. Questo oltre ogni muro e ogni cortina di ferro che impedivano all'Europa di essere pienamente sé stessa: un dialogo tra differenze nella condivisione di un destino comune, indipendentemente dalle etnie, dalle nazionalità e dalle religioni. Lui, figlio di genitori ebrei e cattolici, che parlava cinque lingue e aveva vissuto il Sud Tirolo non all'insegna dell'Heimat, della "piccola patria", ma come cerniera e matrice possibile di un'Europa multietnica, ambientalmente equilibrata e capace di azione politica.
Se pensiamo a quanto sta accadendo nei paesi a sud del Mediterraneo Langer, nel '95, con uno sguardo profetico, sosteneva «la necessità di un riequilibrio meridionale di un processo di integrazione europea che negli ultimi anni si era fatto particolarmente nordico e centro-orientale (soprattutto dopo la caduta dei regimi comunisti), e una certa ossessione riguardante la sicurezza nella regione mediterranea, dove i fattori minacciosi e potenzialmente forieri di instabilità vengono individuati soprattutto nell'esplosione demografica e nell'immigrazione verso l'Europa, nella crescita del fondamentalismo islamico e nella possibilità di dover coesistere con regimi (vecchi e nuovi) poco affidabili dal punto di vista delle potenze europee" e proponeva alla Ue una "Helsinki del Mediterraneo». La stessa incoscienza profetica riguarda la politica italiana, se pensiamo all'afasia del Pd e ai problemi delle primarie a Napoli. Nella Lettera aperta: Voglio quel posto a Botteghe Oscure, del '94, con la quale si candidava a segretario del partito di Occhetto, D'Alema e Veltroni affermava che «una riedizione della coalizione progressista o di altri consimili cartelli non riuscirà a convincere la maggioranza degli italiani a conferirle un incarico di governo. Ci vuole una formazione meno partitica, meno ideologica, meno verticistica e meno targata "di sinistra". Ciò non significa che bisogna correre dietro ai valori ed alle finzioni della maggioranza berlusconiana, anzi. Occorre un forte progetto etico, politico e culturale, senza integralismi ed egemonie, con la costruzione di un programma ed una leadership a partire dal territorio e dai cittadini impegnati, non dai salotti televisivi o dalle stanze dei partiti. Bisogna far intravvedere l'alternativa di una società più equa e più sobria, compatibile con i limiti della biosfera e con la giustizia, anche tra i popoli». Una responsabile provocazione alla politica italiana che non riguardava solo la sinistra, tant'è che, sempre nel 1994, in un pezzo su I meriti di Berlusconi coglieva un compito fondamentale per la politica, quello di proporre una "speranza": «Un merito almeno dovremo riconoscerlo a Berlusconi: il suo successo ha fatto capire che la maggioranza della gente non ama (più?) riconoscersi nei lamenti "ah, quanto si sta male...", "oddio, cosa ci tocca sopportare...", "peggio di me non sta nessuno..." e così via piagnucolando ed incazzandosi, ma preferisce idee come "posso farcela", "sono senz'altro in grado di competere", "ho avuto fortuna e me ne vanto". Un duro colpo per tutte le culture politiche basate sul lamento e la recriminazione, l'invidia e un falso pauperismo, ed una spinta per il "fai da te" o almeno il "provaci ancora". Rischiano di restarne ferite a morte non solo tutte quelle sinistre che tradizionalmente aspettano dalla caduta tendenziale del saggio di profitto o dall'immiserimento progressivo alfine la riscossa rivoluzionaria, ma anche quella nuova cultura politica "verde" che in misura non piccola ha accreditato dell'ecologia una concezione fortemente catastrofista: non l'ineluttabile crollo del capitalismo, ma gli assai più ineluttabili effetto-serra o desertificazione o inquinamento e degrado porteranno all'inversione di rotta ed al riscatto salvifico. Berlusconi invece ha fatto venire allo scoperto una maggioranza che non ne può più di catastrofi avvenute o annunciate, e che vuole - malgrado non esprima una forte e profonda carica di senso, di motivazione, di speranza - almeno un'iniezione di ottimismo per andare avanti».
Goffredo Fofi, nella nota introduttiva per la riedizione del libro di Alex, coglie il senso pieno nel quale si sono concretizzate le intense suggestioni di Langer: «Se si dovesse chiudere in una formula ciò che Alex Langer ci ha insegnato, essa non potrebbe che essere: piantare la carità nella politica. Proprio piantare, non inserire, trasferire, insediare. E cioè farle metter radici, farla crescere, difenderne la forza, la possibilità di ridare alla politica il valore della responsabilità di uno e di tutti verso "la cosa pubblica", il "bene comune", verso una solidarietà tra gli umani e tra loro e le altre creature secondo il progetto o sogno di chi "tutti in sé confederati estima / gli uomini, e tutti abbraccia / con vero amor, porgendo/ valida e pronta ed aspettando aita / negli ultimi perigli e nelle angosce / della guerra comun». La discrezione, la mitezza e la gentilezza di Alex Langer lo hanno caratterizzato come un "viaggiatore leggero" tra i popoli, le culture, le istituzioni e i territori del suo tempo. Leggero e intenso, per nulla superficiale come il motto con il quale rovesciava De Coubertin "Lentius, profundius, suavius". Infatti dialoga ancora con tutti noi, uomini di ogni fede, così come Francesco.


29/01/2011

 

 

 
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