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Riccardo Gozzi: perché forse anche i buoni a volte proprio buoni buoni non sonmo

13.7.2011, per www.caffedunant.it Croce Rossa italiana

 L’Olanda chiamata a rispondere del comportamento dei propri “caschi blu” per i fatti di Srebreniça (1995)

 

A poco più di un mese dalla notizia dell’eccellente cattura (o vantaggiosa consegna!?1) di Ratko Mladic, il “cattivo” che, nel 1995, ordinò alle truppe serbe al suo comando, l’esecuzione del genocidio dei musulmani di Srebreniça (il più sanguinoso crimine di guerra2 dai tempi del secondo conflitto mondiale) e della sua conseguente estradizione all’Aja, per essere giudicato dall’ICTY (Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia), siamo probabilmente ancora troppo presi dall’entusiasmo per attribuire la giusta - a mio avviso - considerazione ad una notizia apparsa nei giorni scorsi sulla stampa e cioè che anche i “buoni” sbagliano e che a volte vengono chiamati - giustamente - a risponderne.

Le truppe d’interposizione ONU (caschi blu), sono contingenti messi a disposizioni da uno o più Stati membri, su richiesta del Consiglio di Sicurezza, per operazioni di peacekeeping; general mente sottodimensionati, poco armati, con regole d’ingaggio pressoché inesistenti ed ingombranti caveat, con preparazione, etica e motivazioni probabilmente altrettanto fragili, passibili - oltretutto - di ritiro da parte degli Stati di appartenenza (per motivi di sicurezza o altro). Eclatanti i fallimenti in Bosnia e Ruanda, ma se nel secondo caso un buon comandante (il generale canadese Dallaire) mise in condizione un contingente di soli 270 uomini di salvare migliaia di cittadini tutsi, nel primo, un ugual numero di soldati olandesi, comandati dal col. Carremans, non solo non fu in grado, ma quel che è più grave non provò nemmeno, di garantire la sicurezza della “safe zone” creata dalle N.U. a tutela dell’enclave musulmana di Srebreniça, col risultato che più di 8.000 musulmani maschi (dai 15 anni in su!) vennero sterminati ed occultati in fosse comuni di primo - secondo e persino terzo livello (a seguito dell’opera di riconoscimento dell’ICMP, il prossimo 16 luglio - ricorrenza ufficiale dell’eccidio - verranno inumati nel memoriale di Potocari, altri 700 corpi).

L’Olanda, sempre profondamente consapevole dell’insipienza delle proprie truppe, se da un lato ha cercato di difenderne l’operato, definendo inadeguato il mandato e tardiva o inesistente la copertura aerea più volte richiesta dal contingente, si è dall’altro adoperata concedendo cospicui contributi per la ricostruzione delle istituzioni, ma soprattutto materiale, in Bosnia. Certamente inappropriata ed offensiva, in primis per le vittime e per le loro famiglie, la cerimonia con cui, nel 2006, al personale Dutchbat I, II, III vennero conferite le medaglie delle N.U. per la missione UNPROFOR!

Emblematiche alcune cause intentate per i citati fatti:

- la prima, radicata dalle “Madri di Srebrnica” (associazione che raccoglie 6000 donne che hanno perso figli, mariti e fratelli) avanti all’ICTY, si è conclusa con la pronuncia di incompetenza della citata corte, in virtù dello statuto di immunità di cui gode l’ONU;

- la seconda, radicata da due famiglie avanti ad un tribunale di prima istanza olandese, ha visto la corte d’appello (civile) di Amsterdam, in riforma dell’impugnata sentenza sfavorevole del 2008, riconoscere il principio che i propri congiunti - impiegati come lavoratori presso il contingen te - non furono da questo sufficientemente protetti (nel momento in cui i serbi chiesero la consegna delle persone rifugiatesi all’interno della base, il rapporto di lavoro avrebbe senz’altro dato titolo agli olandesi di rifiutare la riconsegna e di disporne la successiva evacuazione, assieme al proprio personale!) ed andarono per questo incontro a morte; seppur ancora non quantificato, l’Olanda sarà chiamata a corrispondere un risarcimento monetario.

Ritengo questa pronuncia un ulteriore - seppur piccolo - passo avanti nel processo di sensibilizzazione della comunità internazionale (anche se questo passa per il “portafoglio” e non per il “buon senso”!), per tutto ciò che ruota intorno alla tutela delle vittime dei conflitti; al di là delle discussioni sull’opportunità di sopravvivenza delle stesse N.U., con le proprie peculiarità e contraddizioni, dovrebbe essere chiaro che per stare dalla parte dei “buoni”, non possa essere sufficiente, nelle emergenze - siano esse complesse o semplicemente umanitarie - il mero dispiegamento di uomini, materiali e mezzi, senza un adeguato apporto di conoscenza, rispetto, umanità, umiltà.

 

 

 

Volontario CRI Riccardo Gozzi

 

 

 

1 La BIH punta al proprio ingresso nell’Unione Europea ed il contributo alla latitanza del gen. Mladic costituiva un grosso punto a sfavore!

2 Il primo formale atto d’accusa – emesso nel luglio del 1995 – parla di genocidio e di crimini di guerra e contro l’umanità; un secondo atto – emesso nel novembre del 1995 – integra l’accusa di attacco ad una zona di sicurezza.

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