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In vista della conferenza Euro-mediterranea di Barcellona

1.4.1995, archivio Langer

Appunti di Alexander Langer per una politica mediterranea del Gruppo Verde al PE in vista della Conferenza euro-mediterranea di Barcelona, resi pubblici nel novembre 1996 (dopo la riflessione e discussione in seno al Gruppo di lavoro ad hoc)

Dopo anni di attenzione privilegiata verso l'Europa centro-orientale e di allargamento piuttosto al nord, l'Unione europea si trova oggi alla vigilia di una fase di più intensa interazione verso il Mediterraneo. Un momento particolarmente importante in questo cammino sarà costituito dall'apertura di una Conferenza euro-mediterranea a Barcelona, nel novembre 1995. Per i Verdi europei, ed in particolare per il Gruppo Verde al P.E., questa sarà l'occasione per sviluppare una posizione, delle iniziative politiche ed una rete di rapporti, tanto da arrivare ad una vera e propria politica euro-mediterranea dei Verdi, con particolare impegno su ambiente, pace, democrazia, sviluppo umano.

I seguenti punti possono costituire una base di partenza per la discussione tra i Verdi e con altri partners:

1. Dare peso alla Conferenza ed impegnarsi rispetto ad essa

La Conferenza euro-mediterranea dell'U.E. va presa molto sul serio, come occasione per spingere l'Unione europea ad una importante apertura mediterranea e per definire una politica euro-mediterranea dei Verdi, in collegamento con le forze significative della società civile dell'area interessata ed in particolare con interlocutori impegnati nei settori ambiente, pace e disarmo, diritti umani e civili, diritti e movimenti delle donne, nord-sud, migrazioni, dialogo inter-culturale ed inter-religioso, giovani, cultura, informazione...

2. Buone e meno buone ragioni per l'impegno mediterraneo dell'U.E.

Le ragioni che spingono l'U.E. oggi a ricercare un nuovo partenariato euro-mediterraneo e che di per sè tenderebbero a dominare la Conferenza, non sono tutte valide e nobili, ma devono essere comunque identificate, capite ed accolte come sfida.

In particolare troviamo tra queste ragioni la necessità di un riequilibrio meridionale di un processo di integrazione europea che negli ultimi anni si era fatto particolarmente nordico e centro-orientale (soprattutto dopo la caduta dei regimi comunisti), ed una certa ossessione riguardante la sicurezza nella regione mediterranea, dove i fattori minacciosi e potenzialmente forieri di instabilità vengono individuati soprattutto nell'"esplosione demografica" e nell'immigrazione verso l'Europa, nella crescita del fondamentalismo islamico e nella possibilità di dover coesistere con regimi (vecchi e nuovi) poco affidabili dal punto di vista delle potenze europee e comunque dotati di forze armate considerevoli. Vi si deve aggiungere il peso di conflitti non risolti, alcuni di antica data, altri più recenti, anche se con l'inizio del processo di pace in Medio Oriente alcune nuove speranze si sono affacciate; si pensi a tensioni e conflitti come quello dei Balcani, l'attrito greco-turco, la questione di Cipro, del Libano, il Medio Oriente nel suo complesso e le relazioni arabo-israeliane, le ripercussioni delle tensioni nel Golfo, le tensioni tra certi regimi arabi (Egitto / Libia / Tunisia / Marocco...), la questione Saharaoui, conflitti interni come la questione Berbera.. La risposta che si cerca a queste sfide, dovrebbe consistere in taluni bastoni (maggior controllo su demografia, emigazione/immigrazione, presenze militari, aiuti a regimi amici, ecc.) ed alcune carote, soprattutto la prospettiva di un grande mercato di libero scambio, che dovrebbe lentamente rimpiazzare gli accordi bilaterali ed i protocolli finanziari.

Assai meno sviluppate appaiono invece ragioni ed attenzioni che si riferiscono alla povertà, alla giustizia sociale, alla difesa e al risanamento dell'ambiente, ai diritti umani e civili (ed in particolare la reale parità delle donne), al disarmo, alla cooperazione culturale e scientifica, alle relazioni tra cittadini...

3. Cosa chiedere all'Unione europea

All'U.E. si deve chiedere (ed in tal senso intervenire nel P.E., nei Parlamenti nazionali, nel dibattito politico, ecc.):

- di aprire una Conferenza di ampio respiro e durata, che assomigli ad un "processo Helsinki del Mediterraneo" e comprenda diversi "cesti" di cooperazione;

- di invitare i governi di tutti i partners mediterranei (Autorità palestinese e Giordania compresa), senza esclusioni pregiudiziali (comprendendovi quindi anche i Balcani, la Libia, ecc.);

- di prevedere uno status di osservatori per altri governi interessati, che lo chiedessero (p.es.USA, Russia, ecc.);

- di offrire un forum adeguato alle organizzazioni non governative che intendano partecipare ed inter-agire;

- di elaborare un approccio multilaterale piuttosto che bilaterale;

- di destinare adeguate risorse umane, finanziarie, politiche e tecniche al processo euro-mediterraneo, senza entrare in una logica di mercanteggiamento tra sud e nord/est;

- di lavorare alla definizione dei "cesti" di cooperazione, possibilmente a partire da quello dell'Ambiente (la realizzazione degli obiettivi definiti nel Piano di Azione per il Mediterraneo, fin dal 1975, e rinnovati nel 1995 a Barcelona, può essere un ottimo punto di partenza), mirando anche a "cesti" che riguardino Pace, sicurezza e disarmo; Cooperazione economica e sociale (comprensiva di una politica dell'immigrazione/emigrazione); Cooperazione scientifica, culturale, giovanile, di dialogo tra cittadini; Diritti umani e civili (con particolare riguardo alla condizione delle donne); Informazione...

- di aprire una politica di ampia informazione e coinvolgimento dei cittadini europei (non solo dell'area euro-mediterranea), fin dalla fase preparatoria, e negli anni del suo sviluppo;

- di definire, in particolare, alcuni tavoli paralleli di elaborazione e negoziato (per temi), in cui coinvolgere anche organismi non governativi;

- di individuare programmi integrati e comuni da proporre e sostenere, che superino ristretti limiti settoriali (p.es. turismo-ambiente-patrimonio monumentale, agricoltura-ambiente, pesca-ambiente, università-scambi culturali-dialogo interreligioso...);

4. Verso una comunità euro-mediterranea?

Oggi è sempre più evidente che la politica di pace più efficace consiste nel promuovere processi di integrazione, che a loro volta contribuiscono a diminuire squilibri e a far crescere l'inter-azione. Lo spazio euro-mediterraneo per profonde ragioni storiche, culturali, geo-politiche, sociali, ambientali, economiche ecc. costituisce un quadro assai unitario, pur nella sua ricchissima differenziazione. Rispetto al processo di integrazione europea, l'area mediterranea non può nè essere semplicemente inclusa nell'unificazione europea, nè essere lasciata fuori. Bisognerà promuovere una coraggiosa ed innovativa riflessione su un processo di integrazione - parallelo e complementare a quello nell'Unione europea - che porti all'emergere più preciso di una Comunità euro-mediterranea (con l'Unione europea come tale, da un lato, e tutti i paesi mediterranei non membri dell'U.E. dall'altra), che potrebbe in un futuro non troppo lontano assumere anche una fisionomia istituzionale piú definita e trovarsi in sintonia con le aspettative di molti abitanti dell'area. Naturalmente non è immaginabile una Comunità euro-mediterranea opposta o in alternativa all'Unione europea, mentre si può ben pensare ad un sistema a geometria variabile in cui l'appartenenza ad una Comunità euro-mediterranea sia compatibile con la contemporanea appartenenza all'U.E. o alla Lega araba o all'Unione del Maghreb..., e dove un'assemblea parlamentare, una commissione esecutiva ed un consiglio dei ministri euro-mediterranei si possano consolidare e diventare una realtà politico-istituzionale forte.

Quel che conta di più, è probabilmente l'emergere di una prospettiva: una possibilità di convergere verso un processo visto generalmente con favore (l'integrazione europea, una comunità euro-mediterranea), forte di una storia comune e di legami assai importanti, ed al tempo stesso ricco di opzioni anche differenziate, che tengano conto degli interessi, dei legami e dei contesti specifici dei diversi paesi coinvolti. Un contesto nel quale anche numerosi dei problemi bilaterali che comportano tensioni e conflittualità, possano aprirsi a nuove possibilità di soluzione.

Non vanno, infine, sottovalutate le grandi possibilità per un processo di espansione di democrazia e partecipazione che potrebbe innescarsi.

5. Managing problems and resources... or rebuilding community?

Così come in natura non basta la protezione o il risanamento puntuale di un sito o di una specie minacciata attraverso provvedimenti o divieti, bensì occorre il ripristino e la reintegrazione di un habitat complessivo e comprensivo, così anche nello spazio euro-mediterraneo non basterebbe un - per quanto cospicuo - "pacchetto" di misure economiche, ambientali, sociali, tecnologiche, amministrative, ecc., ma occorre innanzitutto uno sforzo articolato e congiunto per reintegrare un habitat comune, nel quale il meglio della comune eredità possa rifiorire. Forse proprio dai Verdi può venire la necessaria dose critica verso un approccio tutto manageriale (anche sull'ambiente), che punta tutto su risorse finanziarie e tecnologiche piuttosto che sul patrimonio umano e naturale.

6. Il debole (verde) sul fianco sud

E' nota l'attuale debolezza dei movimenti verdi nell'area euro-mediterranea. L'impegno che può partire intorno alla Conferenza euro-mediterranea, potrebbe aiutare anche a scoprire meglio e forse in parte superare le ragioni che sinora hanno fortemente limitato la diffusione dei movimenti verdi nel sud europeo e sulle altre sponde del Mediterraneo.

7. Primi passi da fare

Si potrebbe cominciare con:

- definizione politica di una prima linea di impostazione del GVPE sui problemi euro-mediterranei (scopo della presente bozza);

- elaborazione di una lista, la più comprensiva possibile, di partners da contattare e da unire in una rete: ambientalisti, gruppi di pace e di riconciliazione, ONG nord-sud, gruppi impegnati sui diritti delle donne, diritti umani e civili, dialogo inter-culturale e inter-religioso, migrazione, democrazia, giovani...

- individuazione di alcuni "tavoli" o networks specifici (p.es. su "democrazia nei paesi arabi", "pace in Medio Oriente", "cooperazione tra città del Mediterraneo", "i programmi europei per il Mediterraneo"...), se vi fossero dei convocatori capaci di attivare tali networks;

- promozione di una Conferenza euro-mediterranea dei Verdi o promossa dai Verdi (nel frattempo il GVPE ha deciso di tenere a Palermo, settembre 1995, una riunione che potrebbe svolgere questa funzione), con interlocutori significtivi;

- eventuali successivi appuntamenti pubblici (a Barcelona stessa)?

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