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Alexander Langer: Quei ponti sulla Drina. A colloquio con Sabina Langer

7.12.2020, Movimento Europeo Italia - Newsletter 40/2020 - Consigli di lettura
 

Di recentissima pubblicazione, nell’ottobre scorso, “Quei ponti sulla Drina” è una raccolta di interventi di Alexander Langer, europarlamentare, ecologista, pacifista, una figura da ricordare mentre l’Europa volge il suo sguardo al termine di questo 2020, nel corso di una crisi che ancora vede davanti a sé incertezze e che ha colpito, anche se in maniera asimmetrica, tutto il territorio europeo. Infatti, è all’Europa nel suo insieme che guardava Langer, non solo agli Stati membri dell’Unione, nella sua operazione per il dialogo e la costruzione di “ponti”. Quella di Alexander Langer è un’opera che attraversa tutto il dopoguerra europeo e che vede una delle sue massime espressioni nel Verona Forum, che, come si può leggere nel testo, “costituì un punto di incontro di democratici di diversa provenienza (liberali, socialdemocratici, riformisti, nazionalisti moderati, ecologisti e alternativi), di giornalisti liberi, di esponenti di associazioni che cercavano di costruire e rafforzare una voce comune, che faticava a trovare ascolto presso le istituzioni europee”.

Questo volume presenta un’introduzione di Sabina Langer, dottoranda in Pedagogia, redattrice, attiva in progetti in Bosnia Erzegovina da oltre vent’anni, che afferma: “La sfida innescata oggi dalla pandemia potrebbe avere una portata ampia quanto quella della caduta del muro di Berlino. Potremmo quindi cercare di cogliere il potenziale di questo cambio di paradigma, proprio come tentò di fare a suo tempo Alexander”. È a partire da queste riflessioni che Sabina traccia un quadro sulla figura di Alexander Langer che non è semplice riassumere in poche parole e che però emerge in maniera nitida, a colloquio con la curatrice del volume: l’Europa vive di dialogo e il mondo nuovo che ci aspetta sarà anche quello in cui ricostruire nuove forme di convivenza pacifica. La Bosnia Erzegovina, testimonia Sabina Langer, è stata di nuovo colpita duramente, in questi ultimi tempi di pandemia, proprio quando sembrava aprirsi un varco di speranza. Riconosciuta come Stato “potenzialmente candidato” all’ingresso nell’Unione, la Bosnia Erzegovina è una realtà che ha sofferto duramente il conflitto degli anni ’90 e che stenta ancora ad uscirne. La sua capitale rappresenta in pieno l’impegno di Alexander Langer, secondo cui  “L’Europa nasce o muore a Sarajevo”. Come afferma Sabina Langer: “Alcuni tentativi politici compiuti da Alexander per cambiare paradigma hanno avuto importanti riscontri, come il Tribunale penale internazionale (costituito anche su sua iniziativa). Alcuni semi che piantò continuano a crescere, anche insieme all’operato della Fondazione che porta il suo nome, insieme al progetto Adopt Srebrenica e all’associazione Tuzlanska Amica. Un albero a lui dedicato cresce nella piazza di Tuzla. Da quel tragico luglio 1995 in molti non si sono arresi. La situazionein Bosnia Erzegovina non è affatto rosea. La pandemia sicuramente non aiuta – come non aiutano abbastanza l’Unione europea o le Nazioni Unite. Molte persone però continuano faticosamente a vivere, ad aggiustare nel loro piccolo un piccolo pezzo di mondo. Senza perdere la speranza”.

A cura di Sabrina Lupi
Sito Movimento Europeo Italia
dicembre 2020
 
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