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Irfanka Pasagic: presentazione del film "Souvenir Srebrenica" di Roberta Biagiarelli e Luca Rosini

1.5.2006, Souvenir Srebrenica
Il film Souvenir Sebrenica l’abbiamo visto tutti insieme a Tuzlanskamica. Poi siamo rimasti a lungo in silenzio. Senza movimenti. Raggelati.

Ricordo la prima volta che vidi Roberta e “A come Srebrenica”. Nonostante la mia poca conoscenza della lingua in cui parlava, sono stata travolta da un dolore indescrivibile. Con gli occhi, con i movimenti e con la voce, lei ha dimostrato di avere capito.
E di avere sentito tutta la sofferenza e l’ingiustizia che era stata inflitta a Srebrenica. Mi ha convinto che LORO potevano salvare gli innocenti.
Se l’avessero voluto.

Srebrenica tutt’ oggi fa pensare all’inferno.
Carnefici e vittime insieme, le case distrutte, dove non c’è nessuno per tornare. Davanti ad ogni casa i ricordi che fanno male. Ogni albero, ogni via, ogni nuovo fiore rifiorito, riportano ai ricordi.
Anche il cioccolato fa male dopo che è stato distribuito da Mladic ai bambini, i cui padri, fratelli, zii, cugini ha poi consegnato ai mercenari.

Il film Souvenir Sebrenica è il documento di quello che il mondo non ha fatto per impedire la tragedia, un documento del nostro passato recente la cui diretta poteva essere seguita da tutto il mondo.
Usando filmati autentici dall’inferno di Srebrenica, Roberta ci ricorda che abbiamo seguito in diretta la morte di migliaia di persone dimenticate. E non abbiamo fatto nulla.

Non so quante saranno le persone che vorranno vedere il film.
Non so quanti di loro saranno disposti a comprendere il messaggio.
Non so quanti di loro riconosceranno che le forze oscure dell’inferno continuano a vivere qui, da qualche parte. Che tutto ciò si può ripetere. A noi, oppure a loro.
Se non facciamo qualcosa. Se permettiamo che l’oblio grazi i carnefici. Se la verità non verrà scritta con le lettere maiuscole. Se le vittime non potranno finalmente alzare la testa e piangere pubblicamente i loro morti.
E vedere la condanna del male. Senza riserve.
E senza privilegiati.
Di tutto, il silenzio è quello che fa più male.

Una generazione è andata perduta.
I morti ancora buttati qua e là in centinaia di fosse comuni, i sopravvissuti impietriti nel passato. Crescono nuovi bambini. Molti di loro studiano nelle scuole con le mura ancora insanguinate. Guardano i carnefici. Liberi. E potenti. E ascoltano le storie dei loro dispersi. E devono guardare al futuro.

Le vittime chiedono verità e giustizia. Loro il passato non lo possono dimenticare. Potranno andare avanti soltanto se avranno la sicurezza che la loro sofferenza sarà riconosciuta.

Da giorni ascolto come i politici della Serbia dicono che il Governo della Bosnia Erzegovina deve ritirare l’accusa…messa in atto di fronte al Tribunale internazionale dell’Aja, perché questo potrebbe turbare le future relazioni.
Per i carnefici l’oblio è un premio.
Per le vittime una nuova ferita sul corpo massacrato. A chi di loro serve un futuro senza la verità?


Dule e Camka sono la forza di Srebrenica.
Tornare nel posto di ricordi orrendi è coraggio, ma anche il modo per vincere gli oscuri desideri dei distruttori. Sui loro volti sicuramente non ci sarà mai gioia. Però non c’è il sorriso neanche sul volto di Baba Radojka .

- A Srebrenica oggi non ci sono persone felici.

Da bambina ascoltavo spesso i racconti sull’Italia, lì, da quale parte, oltre. E sulla mafia e i suoi crimini.
Ed ero felice di vivere nella tranquilla e serena Jugoslavia. Fino a che non è successo…

Irfanka Pasagic
direttrice di Tuzlanska Amica - (Tuzla - BiH)
e Premio Fondazione Langer 2005
Aprile 2006
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