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Vjosa Dobruna: La gente Europea dei Balcani

4.12.2005, L'Europa nasce o muore a Sarajevo - Euromediterranea 2005
Farò una breve riflessione sul testo di Alex Langer (L’europa muore o rinasce a Sarajevo, 1995, n.d.t.) e su ciò che in quel periodo dicevamo dell’Europa e della sua risposta al conflitto nei Balcani.

Sono completamente d’accordo con quello che sosteneva Alex in questo testo e durante le campagne in favore dell’intervento militare per rompere l’assedio di Sarajevo: l’Europa si doveva assumere le proprie responsabilità di fronte a ciò che stava succedendo in casa sua. Volevamo un’Europa senza confini interni, e volevamo che quei confini non fossero rappresentati dai Balcani e dalla guerra.

Purtroppo, come sappiamo, non andò così, e so che questo per Alex Langer fu motivo di frustrazione e disillusione nei confronti dell’Europa. Ma la lezione che impariamo da questo è che a Sarajevo l’Europa ha avuto l’opportunità di riguadagnare la sua autonomia, aprendo le porte e decidendo di intervenire in favore della giustizia e del senso di umanità , per portare sollievo agli abitanti di Sarajevo.
In quel periodo, e per molti anni a seguire, in Europa ha vinto l’idea delle vecchie alleanze geostrategiche: fu questo a impedirle non solo di risolversi in favore del senso di umanità, ma anche di guadagnarsi l’autonomia per decidere che cosa fare in casa propria. Tra gli altri europei, e con quest’espressione intendo gli europei occidentali, ha prevalso una concezione dell’Europa molto limitata, che io chiamo “eurocentrica d’occidente”: è quella che per Europa intende solo l’Europa occidentale e non l’intera Europa geografica e culturale. Ma la gente dei Balcani si sente molto europea e questo fa parte della loro identità: sentono che possono dare un grande contributo all’Europa comune.

Quando Alex Langer ha invocato l’intervento nel nome dell’umanità e del rispetto dei diritti umani, gli eurocentrici d’occidente hanno mandato un messaggio al resto d’Europa (uno spazio che comprendeva la gran parte d’Europa): “non siete i benvenuti, non possiamo assumerci responsabilità o prendere iniziative”.
Così non possiamo accusare gli Stati Uniti e altri Paesi, come il Canada per esempio, che invece hanno preso l’iniziativa e hanno agito in favore del rispetto dei diritti umani. È proprio in questo senso che tutta l’Europa ha avuto la possibilità di morire o rinascere. E se l’Europa fosse intervenuta, probabilmente non ci sarebbe stata Srebrenica.

Penserete che il mio è un punto di vista strettamente Kossovaro. Ma davvero, che alternative ci sarebbero state, se l’Europa non avesse seguito gli Stati Uniti? Io sarei stata molto più felice se l’Europa avesse preso la decisione di intervenire molti anni prima: ci sarebbe stato meno sangue e i centri per i diritti umani avrebbero molto meno lavoro. In questo senso, credo che l’Europa occidentale, l’Unione Europea, non abbia imparato la lezione: penso che legga il problema ancora adesso in termini molto localizzati e non come un problema europeo.
Da questo seguono anche tutti i dubbi dell’Europa Occidentale/Unione Europea sull’allargamento, la paura della Costituzione in Francia e in Olanda, i timori verso i Paesi che le stanno intorno. Che cosa succederà, con i nuovi confini che l’Europa sta costruendo? L’Europa esita a integrare altri paesi, in particolare, come ha detto Natasa, paesi che attraversano una fase di transizione ma che vogliono unirsi all’Europa, avere un posto comune e un obiettivo comune.

Se l’intervento a Sarajevo fu cruciale per vedere se la vecchia Europa avrebbe lasciato il posto a una nuova Europa, allo stesso modo attualmente la questione dell’allargamento, o meglio l’inclusione di altri paesi dell’Europa orientale e centrale nella casa comune che si chiama Unione Europea, è determinante per il futuro dell’Europa. Perché se l’Europa non include questi paesi sulla base degli standard accettati dagli altri, queste “parti indesiderate d’Europa” saranno sempre quelle più portate a causare problemi in quanto fonte di instabilità per l’Europa.
La migliore Europa dell’Est sarà quella integrata, e l’Europa occidentale l’aiuterà non fungendo da donatore, ma aprendosi all’integrazione nei propri territori, non più “introducendo” dall’esterno lo stato di diritto, ma facendolo valere dall’interno su un territorio che è già suo. Il vero aiuto è quello che promuove lo sviluppo, l’apertura e l’integrazione.

Perciò, il mio messaggio è che ci sono stati degli anni cruciali per l’Europa, quando l’Europa occidentale avrebbe potuto dimostrare che non sarebbe morta tutta intera: sarebbe morta solo l’Europa che pensava in termini esclusivamente etnici e nazionali, ma al suo posto sarebbe rinata un’Europa volta all’inclusione di tutti, nel rispetto della diversità culturale degli altri europei.
In ciò sta l’importanza di convegni come questo, che diffondono a livello locale il messaggio che l’unica Europa stabile e veramente autonoma non è l’Europa occidentale che costruisce frontiere al suo interno, ma quella che include tutto l’Occidente.

Vjosa Dobruna, premio alexander langer 2000, è ora presidente della Televisione pubblica del Kosovo
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