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Zingari irlandesi
3.6.1995, Diario Europeo, una città
E così vengo a scoprire che esistono degli "zingari irlandesi"! Nel corso di una visita del Gruppo Verde in Irlanda, per studiare e sostenere il processo di pace tra le due Irlande e la riconciliazione tra gente delle due confessioni - divise sostanzialmente da una divergente memoria storica - abbiamo anche un pomeriggio di incontri con esponenti di una dozzina di organizzazioni del volontariato sui diritti umani e civili. Ascoltiamo i movimenti di gay e lesbiche (che notano significativi progressi nella legislazione anti-discriminazione), i gruppi di solidarietà con detenuti e malati di AIDS, i collettivi femministi che lottano per la legalizzazione del divorzio e dell'aborto... ed i travellers, i viaggianti, una tribú nomade di circa 25.000 persone che sembra risalgano agli inizi della colonizzazione inglese e paiono discendere da contadini e salariati agricoli espulsi dalle loro terre. Non sono etnicamente diversi dagli altri irlandesi, ma parlano una lingua un po' speciale ed "hanno dei loro segreti", si considerano una comunità nativa. Da secoli usavano muoversi attraverso il paese (con cavalli e carri, oggi roulottes), svolgevano mestieri oggi scomparsi come un tempo gli zingari (cestai, stagnini, carrettieri...) e risultano strani ed estranei in una società ormai modernizzata: non hanno indirizzo (e quindi non possono ricevere multe, e così per piccole contravvenzioni vanno direttamente in galera), non chiedono casa (ma vogliono posti-sosta attrezzati), vorrebbero mantenere la loro identità e particolarità. Disturbatori dell'ordine. Chissà se la presa di coscienza in loro favore crescerà in tempo utile da metterli ancora "sotto protezione" prima che scompaiano del tutto ed accordare loro qualche minimo diritto come un'educazione inter-culturale adeguata ed allacciamenti di acqua potabile... o almeno la stessa difesa contro aggressioni che spetta ad ogni cittadino (visto che ormai anche loro subiscono attacchi violenti in qualche periferia suburbana). Intanto loro stessi hanno deciso di mandare una piccola delegazione in Romania per conoscere meglio i gitani di quella parte d'Europa e costruire relazioni con loro.
DIARIO EUROPEO DI ALEXANDER LANGER
PER "UNA CITTA'" (3 giugno 1995)