Utilizziamo i cookie per rendere il nostro sito Web il più intuitivo possibile. Se continui, supponiamo che tu acconsenta a questo.
Ulteriori informazioni sono disponibili nella informativa sulla privacy.
Tuzla: Un’identità amica, di Sergio Cofferati, sindaco di Bologna
29.6.2005, bz1999 speciale euromediterranea
Il Comune di Bologna ha promosso il 19 maggio, con il sostegno di Regione, Provincia e di una rete di associazioni riunite in un “tavolo Bosnia”, un incontro pubblico, nella bella Capella Farnese di Palazzo d’Accursio. Vi hanno preso parte, intervistati dal giornalista dell’Espresso Gigi Riva, l’ex sindaco di Tuzla Selim Beslagic e Irfanka Pasagic. Nella foto con Liliana Radmanovic e il sindaco di Bologna Sergio Cofferati
Quando una comunità vive un dramma come quello di Srebrenica, per chi è sopravvissuto, per le persone che erano lì è molto complesso, molto faticoso, riassorbire le ferite che invece toccano il cuore, l’anima delle persone. Ci vuole tanto tempo, ci vuole una straordinaria abilità, una capacità professionale, ma ci vuole anche una grande motivazione, ci vuole affetto. Queste cose non si fanno mai soltanto con una buona tecnica. La tecnica è importante ma non basta mai da sola. E voi sapete, chi di voi se n’è occupato, chi di voi ha contribuito - tantissimi di coloro che sono qui - attraverso attività di solidarietà internazionale, sapete quanto sia impegnativo: quanto ti ritorni ma anche quanto ti chieda. E allora è pieno di significato che il premio Langer riconosca il lavoro fatto, verso le persone, e in particolare i bambini, che sono stati colpiti da questo dramma, che devono ritrovare le condizioni di una normalità negata, senza ragione, con tanta violenza distruttiva.
Poi sono molto contento che Irfanka Pasagic sia stata accompagnata qui a Bologna dall’ex sindaco Selim Beslagic.
Ci sono questi rapporti, tra regione, provincia, il comune di Bologna e Tuzla, a cui teniamo molto. Sono rapporti che si sono un po’ rarefatti nel corso degli ultimi anni e che noi invece intendiamo ripristinare nella loro forza iniziale, quando Bologna e Tuzla fecero delle cose insieme, dettero vita alle ragioni che portarono ad un gemellaggio. Non è il gemellaggio in sé, sono le cose di merito che lo hanno reso possibile, che lo hanno riempito di azioni, di scambi. Anche qui c’è un dare e avere che è molto importante. Noi abbiamo aiutato loro, loro hanno dato moltissimo a noi. Vorrei che non lo si dimenticasse. Selim è stato un messaggero straordinario del suo popolo, della sua terra, della sua comunità.
Io sono un bolognese recente, abito qui da due anni. Ho trovato a Bologna però un’attenzione straordinaria, nelle persone, nei cittadini e nelle cittadine, a questi temi. Quando si parla di Tuzla moltissimi bolognesi sanno di cosa si tratta, e non soltanto perché è una città che ha avuto la visibilità che sappiamo, e non soltanto perché riporta alla mente la strage di Srebrenica, ma perché è diventata un luogo familiare. Gli scambi, il lavoro, le adozioni, i bambini, questa grande rete di affetti ha prodotto questa identità amica.
È importante quello che abbiamo alle spalle. Spero che sia ancora più importante quello che sta davanti a noi, le cose che insieme possiamo individuare come azioni comuni e quelle che possiamo concretamente realizzare in un arco di tempo breve.