Marek Edelman, il guardiano
di Adriano Sofri. Edelman aveva 19 quando a Varsavia fu istituito il ghetto. Nel 1943 ne aveva 22, quando fu fra i pochi e pressoché inermi insorti del ghetto, e poi fra i pochissimi superstiti. Quei superstiti continuarono a battersi contro i nazisti, e nell'insurrezione di Varsavia dell'agosto 1944; e dovettero guardarsi dagli sciovinisti polacchi e dagli stalinisti dell'Armata Rossa. Poco dopo la liberazione, in Polonia ricominciarono i pogrom contro gli ebrei. Nel 1968 il regime comunista reprime la protesta dei giovani denunciandovi il complotto ebraico: vanno in esilio gli ultimi ebrei di Polonia. Nel 1981 viene decretato lo stato d'emergenza contro Solidarnosc, e Edelman viene arrestato. Vive a Lodz, di professione è cardiologo. Non ha mai pensato di andar via. Qualcuno doveva pur restare a fare il guardiano delle tombe, dice. E' una leggenda vivente, un eroe: lui alza le spalle. E' scorbutico. Non vuole sentir parlare di eroi. Lo invitano malvolentieri alle celebrazioni: non si sa mai. Si muove quando vede rinascere lo scandalo dell'omissione di soccorso, come in Bosnia. Non aveva mai raccontato la sua vita: l'ha fatto ora, seccamente. "Se proprio lo volete sapere". Racconta cose inaudite, le commenta con pensieri scontrosi e spiazzati, privi di ogni ipocrisia. Vi farà una grande impressione. Terribile è stato il mondo in cui Edelman ha tenuto fedelmente il suo posto. Ma è difficile che incontriate un altro uomo così pieno di pudore e perfino di vergogna verso la propria intransigente fraternità.
Il racconto della sua vita, trascritto da Rudi Assuntino e Wlodek Goldkorn, si trova nel libro "Il guardiano" ed. Sellerio. 1998. In tedesco: “Der Hüter, Marek Edelmann erzält” C.H.Beck Ed.