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1.3 - "Non transfughi, ma disertori del fronte etnico"

Gli anni del liceo, specie quelli tra il 1961 e il 1964, sono anni particolarmente intensi e turbolenti per la politica e per la società sudtirolese. La "questione altoatesina" è discussa due volte dall'assemblea dell'Onu, mentre Italia ed Austria, tra rotture e piccoli passi avanti, iniziative unilaterali e incontri internazionali, continuano a discutere delle sorti della provincia. Il governo di centrosinistra di Moro, insediatosi il 23 novembre 1963, ha nel proprio programma uno specifico impegno alla soluzione della controversia internazionale; sotto la guida di Saragat, nuovo ministro degli esteri italiano, si aprono migliori prospettive di dialogo.
Nel frattempo, la commissione dei diciannove insediata unilateralmente da Scelba il 12 settembre del 1961 allo scopo di elaborare una serie di proposte sul Sudtirolo, e presieduta dal socialdemocratico Paolo Rossi, finisce i propri lavori il 10 aprile del 1964. Pur con divergenze che produrranno più di una relazione finale, presenta un "pacchetto" di 110 misure a favore delle popolazioni sudtirolesi. Saragat ritiene che, pur rimanendo di parere diverso sulla natura della vertenza e dei negoziati, Italia e Austria possano raggiungere degli accordi e quindi dare il via al lavoro degli esperti dei due paesi sul "Pacchetto". E' la svolta.
Alexander Langer, intanto, consegue la maturità classica, segnalandosi nel giugno del 1964 tra i cinque più brillanti studenti italiani.
La società sudtirolese vive con profondissime fratture l'evoluzione della politica istituzionale e dei rapporti diplomatici e internazionali. Gli attentati continuano per tutti gli anni Sessanta e la polizia compie soventi arresti indiscriminati e torture. (19) Il risultato sono alcune decine di morti, spesso accidentali, su entrambi i fronti. C'è perfino il coprifuoco, tra le dieci di sera e le sei del mattino, con il divieto di avvicinarsi a centrali elettriche, impianti ferroviari ed edifici pubblici: se non a proprio rischio e pericolo. La diffidenza, la tensione e persino l'odio tra i gruppi etnici continuano, naturalmente, a crescere.
Le istituzioni culturali e i giornali, da parte loro, contribuiscono ad alimentare il pregiudizio e la misconoscenza nei confronti dell'altro. Il Dolomiten, per esempio, continua a pubblicare ogni sabato una terza pagina sulla storia sudtirolese: i soprusi degli Italiani, le promesse non mantenute dallo Stato, come si viveva sotto il fascismo. Si parla molto delle ingiustizie patite dai Sudtirolesi di lingua tedesca, e mai viceversa. La stessa logica invertita si riscontra, naturalmente, sugli organi di informazione in lingua italiana.
A metà degli anni Sessanta, comincia a manifestarsi un po' più liberamente il dissenso sudtirolese di lingua tedesca. Il principale luogo di incubazione di tale dissenso è la Südtiroler Hochschülerschaft - l'associazione degli universitari sudtirolesi sparsi in numerose città universitarie austriache ed italiane - della quale anche Langer fa parte. E' la prima - e a tutt'oggi l'unica - organizzazione di massa sudtirolese, in cui prevalga una maggioranza non conformista. I suoi temi principali sono la battaglia per la democratizzazione e il pluralismo ideale e politico nella comunità di lingua tedesca. Alexander vi si impegna portando in dote la propria esperienza personale di un gruppo misto.
Negli stessi anni, infatti, Alexander ed i suoi amici cominciano a capire che "se noi, come noi crediamo, vogliamo che la gente riesca a vivere insieme, allora dobbiamo sperimentare sostanzialmente cosa vuol dire la convivenza interetnica." (20) Costituiscono quindi un gruppo misto, i più di provenienza cristiana, qualche non credente, ragazzi e ragazze di madrelingua tedesca, italiana e ladina. Il gruppo, che non ha nome, si sente impegnato contro gli attentati, per una giusta riforma dell'autonomia, per un futuro di convivenza e rispetto nella conoscenza reciproca delle altrui lingue e culture. Si sforza affinché le critiche ai "Tedeschi" provengano da "Tedeschi" e viceversa. (21)

Tra le prime cose che per esempio capimmo da questa esperienza, fu che non serviva a nessuno se all'interno di questo gruppo qualcuno fosse diventato un transfuga, se cioè qualcuno da tirolese si fosse fatto in qualche modo Italiano per venir maggiormente incontro agli altri, o viceversa da Italiano (cosa allora più improbabile, oggi è un po' diverso) si fosse fatto tirolese. Era molto importante non essere transfughi, ma piuttosto essere disertori del fronte etnico. Questo sì. Chiamarsi cioè fuori dalla compattezza del fronte conflittuale, non partecipare alle iniziative, alle mobilitazioni, alle emozioni del fronte etnico, dell'uno e dell'altro.
Arrivammo allora alla conclusione che questo ci sarebbe stato più facile se intanto avessimo cominciato con il capire ciascuno la lingua dell'altro. Motivo per cui abbiamo fatto grandi sforzi di bilinguismo, almeno passivo: cioè che ognuno potesse parlare nella propria lingua ed essere comunque capito dagli altri. Poi abbiamo fatto un grande sforzo, persino un po' patetico alla nostra età, di studiare la storia, perché ci rendevamo conto che ognuno do noi aveva uno stereotipo in forte misura unilaterale, se non totalmente falsato, dell'altro.
Ognuno di noi, cioè, conosceva solo gli orrori subiti dalla sua parte e non quelli inflitti, ognuno sapeva i torti ricevuti e non quelli che aveva imposto agli altri. Perciò ci mettemmo proprio a studiare. Ognuno si studiava qualcosa, poi ce lo raccontavamo, ci facevamo le domande, capivamo quali cose gli uni sapevano e non venivano dette e così via. [Corsivo nostro, n.d.a.] (22)

E' in questo gruppo che Alexander diventa "Alex": la tendenza degli Italiani, allora assolutamente naturale, di tradurre tutto e di chiamarlo "Alessandro", gli fa preferire l'abbreviazione Alex. Il gruppo diventa ben presto un nucleo di elaborazione e di proposta, e nel 1967 organizza anche un convegno con 200 partecipanti, invitati da "sei giovani sudtirolesi".
Ben presto ci si rende conto che ci vogliono rapporti con l'opinione pubblica democratica italiana e austriaca, anche al di fuori della provincia. Con Lidia Menapace, allora assessore provinciale alla sanità, Alex parte per una "tournée di buona volontà" (23) a Roma, Innsbruck e Vienna, dove tiene conferenze sul Sudtirolo e, ogni tanto, incontra personalità di rilievo.
Il gruppo misto aveva spesso usato, per esprimersi, la rivista degli universitari Skolast, ma con l'evoluzione del gruppo questo è uno spazio che non basta più, quindi Langer, Siegfried Stuffer e Josef Schmid fondano die Brücke (il ponte) nel 1967. Nel 1968 la rivista comincia a pubblicare articoli in lingua italiana, e Alexander comincia a parlare della necessità di una "nuova sinistra" e di un'organizzazione pluri-etnica della politica sudtirolese. Sul Pacchetto la posizione del giornale è chiara: fare presto e andare oltre. Su die Brücke, che cesserà nel 1969, hanno pubblicato le loro prime opere letterarie Norbert Kaser, Joseph Zoderer, Roland Kristanell e altri.
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