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1.8 - "A ognuno il suo recinto etnico coi relativi capi"

Nel luglio del 1979 nasce l'Initiativekomitee gegen die Option 1981 / Comitato di iniziativa contro le opzioni 1981, che inizialmente punta ad ottenere modifiche alle norme che regolano il censimento in modo da renderlo meno vincolante, specialmente per quanto riguarda l'erogazione dei diritti sociali e politici. In particolare, le conseguenze del censimento si presentano pericolose per i Ladini, limitandone nella pratica anche la libertà di spostamento, e per i mistilingui, senza dimenticare chi semplicemente rifiuta di "schierarsi" con uno dei tre gruppi riconosciuti. La battaglia è naturalmente di ordine culturale, per un "Sudtirolo indiviso", ma l'impegno è da subito per limitare i danni concreti di un censimento che comunque, vista la volontà dei gruppi dirigenti, verrà fatto. (49)
Quando nel marzo del 1980 l'Initiativekomitee tiene il suo primo convegno, le differenze di toni sono già visibili: di fronte a chi ancora spera di poter ottenere delle modifiche alla prevista normativa (che ancora non è stata varata dalla Commissione dei 6 (50)), molti disillusi propongono una battaglia di principio e il boicottaggio. Langer è con i primi e, per il momento, la loro impostazione prevale:

PROPONIAMO CHE SI CREI LA POSSIBILITÀ' LEGALMENTE RICONOSCIUTA DI DICHIARARSI APPARTENENTI A PIÙ' DI UN GRUPPO LINGUISTICO (tra cui almeno uno dei tre gruppi riconosciuti nel Sudtirolo).
Questa proposta sicuramente non è ideale e costituisce essa stesa un compromesso, dato che riconosce come non modificabile - attualmente - il sistema statutario dei gruppi linguistici.
Questa soluzione di compromesso, tuttavia, aprirebbe la strada a tutti coloro che non vogliono o non possono "optare" univocamente e consentirebbe loro di aggregarsi a più di uno dei tre gruppi linguistici storicamente esistenti nel Sudtirolo - senza per questo negare o minacciare l'esistenza ed il riconoscimento anche collettivo dei gruppi stessi.
La nostra "soluzione di compromesso" consentirebbe la realizzazione dei seguenti obbiettivi:
a) al posto di un opzione, dove una scelta esclude l'altra subentrerebbe una "professione di appartenenza" meno drammatica e meno gravida di conseguenze: . Una tale possibilità valorizzerebbe sicuramente quella "fascia intermedia" di popolazione del Sudtirolo che può favorire l'incontro, l'unità, la mediazione, il dialogo tra gruppi.
b) Allo stesso tempo una possibilità di dichiarazione plurima non contesterebbe radicalmente il principio che nel Sudtirolo esistono tre gruppi linguistici anche collettivamente riconosciuti .
c) Tutte le altre norme vigenti dell'assetto statutario potrebbero essere ugualmente applicate (piacciano o non piacciano), ma con la differenza che quei cittadini del Sudtirolo che per una qualche ragione lo desiderino, potrebbero avere più di una "cittadinanza etnica" e quindi anche più di un "passaporto", potendo di conseguenza circolare più liberamente tra gli schieramenti e rappresentando un concreto ed assai vivo ostacolo alla formazione dei blocchi etnici.

E' chiaro che ove venisse consentita la dichiarazione plurima legale, il calcolo della proporzionale (che resterebbe in vigore) dovrebbe avvenire detraendo dal totale il numero dei "pluridichiaranti". (51)

La battaglia contro il censimento prosegue fino all'ultimo momento utile: nascono comitati per la dichiarazione plurima, il primo ad Ortisei, ed un comitato di famiglie mistilingui che non vogliono imporre ai propri figli la forzatura e il trauma psicologico di una scelta tra i due genitori. La Katholische Jugend e l'Azione Cattolica, censurate dal vescovo, chiedono che si introducano, almeno per i giovani, elementi di maggiore elasticità. Quando si verificano alcuni attentati dinamitardi, il gruppo dirigente della Svp si affretta ad attribuirne la responsabilità morale a Langer e agli altri "traditori" del compattamento etnico. Il movimento interetnico è ormai visto come nemico del Sudtirolo, piuttosto che semplicemente come espressione politica e culturale alternativa a quella dominante.
C'è chi, come Sabino Acquaviva, propone già di andare oltre la proporzionale e il censimento fino, eventualmente, a dividere il Sudtirolo in cantoni territoriali etnicamente omogenei. (52)
Nel gennaio 1981 la Commissione dei 6 promulga le norme di attuazione per il censimento, scegliendo di dare uno schiaffo politico agli oppositori. Il fronte interetnico si spacca tra chi propone di accettare il male minore e chi spinge per il boicottaggio: tra questi il comitato dei mistilingui, appoggiato dai liberali, e il Comitato contro le opzioni '81. Magnago minaccia gli eventuali "disertori" di sanzioni penali.
A metà ottobre, dopo che qualche segnale di "interessamento estivo" da parte delle centrali nazionali di alcuni partiti della sinistra aveva riacceso alcune speranze, la possibilità di una qualche modifica è bocciata da Parlamento, che respinge una mozione radicale appoggiata anche da Pci e Psi.
Quando nel novembre si svolge il censimento, il primo dato che si mette in evidenza è il crollo del gruppo italiano, che passa da 33% al 28%. (53) Si calcola che, in realtà, circa 14.000 Italiani si siano dichiarati Tedeschi per paura di essere penalizzati. A circa 13.000 cittadini, è inviata la cartolina gialla di mancata dichiarazione, e circa 8.000 si rassegneranno a dichiararsi. Tra i 5.000 che rifiutano ancora di schierarsi: Alexander Langer e Reinhold Messner. Quest'ultimo si dichiara Tedesco, Italiano e Inglese perché "sono queste le lingue che parlo e nelle quali mi sento a casa". (54)

In contemporanea agli eventi del censimento, Nuova sinistra - Neue Linke cerca contatti all'estero ed in particolare in Austria, rendendosi conto dell'importanza di appoggi internazionali e democratici per la propria battaglia di democrazia in Sudtirolo. Langer e il movimento alternativo cercano di dimostrare che l'alterità sudtirolese e, più in generale, dell'area centro-alpina, non è un importazione della modernità rivoluzionaria di qualche giovanotto borghese vissuto lontano negli anni Settanta, ma una realtà storica radicata nella coscienza e nell'identità sudtirolese, continuamente repressa e soffocata dalla cappa del conformismo e degli interessi clericali prima, del gruppo dominante anti-italiano poi.
Nel novembre del 1980 nasce l'Alternatives Kontaktkomitee Nord - Südtirol, che si propone di studiare e riscoprire la storia dell'antica provincia asburgica del Tirolo al di fuori degli schemi della storiografia di regime. Si torna quindi alle vicende del movimento operaio dell'area e si rivalutano anche figure come quella del rivoluzionario cinquecentesco Michael Gaismair, che il movimento alternativo sceglie quasi come proprio vessillo in contrapposizione al reazionario Andreas Hofer.
Nel 1981, ad Innsbruck, si tiene un Alternativer Landtag, che riunisce l'insieme dei movimenti alternativi e della nuova sinistra dei due versanti del Tirolo.

Nel dicembre del 1981, finita e persa la battaglia contro la schedatura etnica, Alexander si dimette da consigliere provinciale, in ossequio all'accordo di inizio legislatura che prevedeva la rotazione tra i due più votati della lista. Al suo posto subentra Luigi Costalbano.
Con il trionfo del censimento etnico, lo spazio per gli oppositori etnici si fa più ristretto e Langer è il primo ad accorgersene. Su pressione della Svp, infatti, il trasferimento già concesso dal liceo di Roma dove Alex insegnava fino al 1978, al liceo classico in lingua tedesca di Bolzano viene revocato perché, non essendosi dichiarato, Langer non può legittimamente essere considerato di madrelingua tedesca. Riprende quindi l'attività di traduttore, da un lato, e dall'altro viene comandato alla facoltà di sociologia dell'Università di Trento, per ricerca ed assistenza, con alcune collaborazioni ad Urbino e a Klagenfurt.
L'impegno politico e culturale per il Sudtirolo indiviso continua, concentrandosi sempre più sulle tematiche della convivenza. La ricerca è soprattutto tesa alla valorizzazione di nuove motivazioni per vivere insieme, per confrontarsi e valorizzarsi nella propria autonomia di individui, appartenenti a diversi gruppi etno-linguistici, ma cittadini di una stessa Heimat sudtirolese. L'ambientalismo e l'ecopacifismo fanno capolino nelle elaborazioni di Alexander proprio come strumenti utili ad unificare ciò che il censimento ha diviso: non si tratta più di difendere una propria appartenenza specifica, ma di costruire insieme le fondamenta di una nuova Heimat comune.
Gli scritti di questo periodo sono quasi tutti incentrati sull'analisi della tensione etnica, sulle sue radici ed i suoi sviluppi, sui modi per superarla, sul tema dell'autonomia e dell'ostilità italiana a tale istituzione.
Il 20 novembre del 1983, la Lista alternativa per l'altro Sudtirolo / Alernative Liste fürs andere Südtirol sostituisce Nuova sinistra in rappresentanza del panorama politico interetnico e supera le diffidenze ed i timori che avevano limitato l'esperienza del 1978. La lista è formata da sedici Italiani, quindici Tedeschi e quattro Ladini. Alex rivolge l'appello conclusivo alla televisione locale per un terzo in tedesco, un terzo in italiano e un terzo in ladino.
Il risultato è molto soddisfacente: la lista ottiene circa 4000 voti in più di quella della Nuova sinistra e raddoppia i propri rappresentanti istituzionali. Si valuta che, invertendo la proporzione calcolata per la precedente esperienza, circa due terzi dell'elettorato appartenga al gruppo di lingua tedesca, che si dimostra così più sensibile ad alcune delle nuove istanze ambientaliste introdotte - pur non trattandosi di una lista verde "tradizionale" - dall'Andere Südtirol.
Langer è eletto con quasi 7000 voti, accanto a lui Andreina Emeri.
Il dato preoccupante di quest'elezione è il balzo in avanti del Msi che, a dimostrazione del malcontento diffuso tra gli Italiani, va oltre il raddoppio del proprio elettorato e si prepara alla vittoria che, nelle elezioni comunali di due anni dopo, lo porterà a diventare il primo partito di Bolzano. (55) Evidentemente gli effetti perversi dello Statuto, della proporzionale e della politica separatista della Svp sono superiori agli sforzi di Alexander e del movimento interetnico, e la logica che vuole la popolazione sudtirolese divisa in "recinti etnici ognuno coi relativi capi" (56) sta producendo i suoi frutti, cioè l'estremizzazione delle posizioni politiche ostili alla convivenza all'interno di ogni "recinto".
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