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1.9 - "Profeta verde"

Dai primi anni Ottanta, Langer sente sempre più la necessità di legare la battaglia per la convivenza in Sudtirolo a qualcosa che possa attirare l'attenzione dei Sudtirolesi su tematiche che vadano oltre i semplici temi multietnici e costituire quindi un circolo virtuoso che leghi inscindibilmente Italiani e Tedeschi ad una nuova coscienza della propria Heimat comune. Langer viene in un certo senso sedotto dall'impostazione fondamentalmente anti-ideologica di uno dei nuovi slogan del movimento ecopacifista: "Pensare globalmente, agire localmente". (57) Pur non considerandosi ancora un "Verde" nel senso più organico del termine (ma si considererà mai tale?), Alexander intravede così nel vento ecologista che spira ormai forte dalla Germania, e che più facilmente può essere recepito in Sudtirolo che non in altre parti d'Italia, la possibilità di rilanciare il movimento alternativo sudtirolese.
La Lista alternativa per l'altro Sudtirolo, che porterà Langer ed Andreina Emeri in Consiglio regionale, portava con sé alcune delle nuove istanze ecopacifiste, ma più per una generica apertura ad ogni nuovo fermento culturale della società e della politica che non come esplicita scelta programmatica. Das andere Südtirol viene tuttavia vista in tutta Italia come un'esperienza pilota per l'affacciarsi alle istituzioni delle nuove istanze ecologiste e di rinnovamento politico, Bolzano come la "locomotiva verde d'Italia" e Langer, inevitabilmente, come il nuovo "profeta verde".
In effetti, la penetrazione delle istanze verdi in Sudtirolo era cominciata all'inizio degli anni Ottanta, grazie all'inedito incontro tra Langer e Messner. Nel dicembre 1981, Alex aveva difeso su Tandem lo scalatore da un violento attacco del Dolomiten che gli contestava alcune affermazioni "scandalose" sui Sudtirolesi. (58)
Come abbiamo già accennato, secondo Alex l'ambientalismo poteva essere anche lo strumento per forzare il monolite del potere Svp nel gruppo di lingua tedesca e per unire i gruppi divisi dal censimento, nel ripensamento del concetto stesso di una Heimat che potesse ricomprendere Tedeschi, Ladini e Italiani.
L'esempio dei Grünen tedeschi, che si fanno portatori di quell'ecopacifismo che solo alcuni anni prima Alexander guardava ancora con sospetto, (59) può essere un importante punto di riferimento:

Molte cose stanno cambiando. C'è un fiorire di iniziative di base, che hanno obbiettivi molto concreti ed in genere settoriali: salvare il verde in un quartiere, impedire una centrale atomica, ottenere campi gioco per i bambini, aprire un centro giovanile. Tante Bürgerinitiativen che hanno fatto entrare nel circuito della politica non più minoranze politicizzate, ma molti semplici cittadini. Anche i militanti della sinistra extraparlamentare hanno dovuto imparare a lavorare con persone che non parlavano alcun linguaggio specializzato della politica e del marxismo, ed è stato un notevole, reciproco arricchimento. (60)

Nel dicembre 1981 si svolge anche a Bolzano, come in tutta Europa, una manifestazione contro gli euromissili.
Il 24 gennaio 1983, Langer e Messner siedono allo stesso tavolo del convegno "Cercare con coraggio strade nuove", durante il quale Alexander, facendo un evidente autocritica sul modo in cui si è svolta la vicenda del censimento, afferma la necessità di "uscire dalla guerriglia giuridico-legale per aprirsi ai nuovi movimenti alternativi che puntano sulla pace e sull'ecologia". (61) Il gruppo si ritrova a maggio per ragionare sul percorso da seguire, e in giugno si svolge il convegno "Fur ein anderes Südtirol", al quale partecipano anche Rudolf Bahro, Thomas Schmid, Adriano Sofri ed altri. A ottobre, al momento della nascita della Lista alternativa per l'altro Sudtirolo / Alernative Liste fürs andere Südtirol, si svolge a Bolzano, con la partecipazione di Bruno Trentin, un convegno dal titolo "Lavoro addio?".
Del successo della nuova lista e delle simpatie che raccoglie abbiamo già detto. (62) Preme qui solo mettere in evidenza ancora una volta che, pur portatrice delle nuove istanze, Das andere Südtirol non è una lista verde nel senso classico, ma una sinistra in evoluzione.

L'ondata verde vera e propria, però, si diffonde a grande velocità in tutta Italia. Al convegno internazionale "Un partito/movimento verde anche in Italia?", tenutosi a Trento il 18 e 19 dicembre 1982, che rappresenta la prima riflessione sull'ecopacifismo politico in Italia, Alexander esordisce ancora in questo modo:

Vorrei cominciare dicendo che non sono un "verde", nel senso che io mi ritengo sicuramente troppo poco sensibile, troppo poco impegnato, almeno finora, troppo poco preparato, in particolare sulla questione ecologica, che ritengo comunque caratterizzante, non da sola ma caratterizzante, per il movimento cosiddetto "verde". In questo senso io mi dichiaro una persona molto interessata alla esperienza ed al fenomeno "verde".
Da quando esiste questo movimento, in particolare nei paesi di lingua tedesca, cerco di seguirlo coltivando contatti e rapporti.
Personalmente ho imparato molte cose dai "Verdi" e credo che se ne possano imparare molte altre senza per questo dire che tutta la politica sia da imparare dai "Verdi" o che tutto sia da impostare come se, prima dell'esistenza dei Verdi, molti di noi non si fossero mai occupati anche di attività politica, sociale culturale e di tante altre cose ancora. (63)

Quello dell'ambientalismo è un campo che, per sua natura, permette di superare le divisioni tradizionali della popolazione: da quelle più tipicamente di classe a quelle di tipo etnico del Sudtirolo. La riflessione e l'azione politica per la sopravvivenza stessa del genere umano riguardano infatti gli individui a prescindere da ogni loro appartenenza di gruppo. Una nuova cultura politica, dunque, che sappia valorizzare finalmente l'individuo in sé ed al contempo la sua collocazione sociale e politica all'interno di una comunità più ampia.
Tra le espressioni concrete di questa nuova impostazione culturale sono la tendenza a lavorare su iniziative concrete, su singole rivendicazioni, sull'obbiettivo di ottenere qualche cosa da esse, ma anche un nuovo metodo che Langer non può non assumere a modello per il Sudtirolo:

Un'altra cosa importante che credo si possa imparare dai Verdi, è il metodo con cui loro cercano e costruiscono il consenso politico.
L'uso non è quello delle spaccature, delle votazioni, degli schieramenti contrapposti, ma un metodo che costruisce consensi partendo dal presupposto della buona fede dell'altro e dalla ricerca del confronto, della discussione fino al punto in cui, in qualche modo, si trova un consenso; molto raramente avviene poi che qualcuno si stacchi o venga lasciato indietro, mandato via o cose del genere. (64)

Quella di Trento è la prima di una serie di iniziative che si susseguiranno per un paio di anni, promosse dalle più svariate realtà dell'arcipelago ambientalista (associazioni, giornali, esperienze e liste locali).
Il processo innescato si diffonde inevitabilmente in tutta Italia, dando nuovi stimoli ai disillusi degli anni Settanta e coinvolgendo molti cittadini che "non avevano mai fatto politica".
Nel 1985 si svolgono le elezioni amministrative e Liste verdi si presentano un po' dappertutto. L' 8 dicembre 1984 si svolge a Firenze la prima assemblea nazionale di comitati e gruppi promotori di Liste verdi e Langer è invitato a tenere la relazione introduttiva. Poi si impegna nel corso di tutta la primavera nella campagna elettorale:

E' la primavera del 1985, le elezioni amministrative sono imminenti, in molte città e regioni ci saranno "liste verdi". Sulla terza pagina di un quotidiano romano mi trovo apostrofato come "profeta verde". Io mi trovo a girare l'Italia per contribuire a questa semina verde. Cerco di farlo con argomenti e intenti poco elettorali e molto riflessivi. Anche in questo caso non sono stato io a "candidarmi". Anzi, più che mai mi sono sentito ostaggio di una accelerazione nata dalla combinazione di molte circostanze. Mi trovo così investito di una funzione di battistrada e di punto d'equilibrio che svolgo volentieri, nella prospettiva di passare velocemente il testimone ad altri ma che mi preoccuperebbe, se si perpetuasse nel tempo e se prolungasse e accentuasse troppo la mia condizione di ostaggio.
E' difficile far credere che Bolzano non è la locomotiva verde d'Italia. Si vede che la realtà inventata dai mass-media è più convincente di quella vera. Non resta che darsi da fare per non deludere troppo. (65)
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