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Note Secondo Capitolo

1- Da un testo inedito, datato 4 marzo 1990, ritrovato nel computer di Langer E' composto da una serie di brevi domande lasciate senza risposta. "Domande" è per l'appunto il titolo che il curatore ha voluto dargli inserendolo nella raccolta postuma: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero - Scritti 1961 - 1995, Edi Rabini ed., ("Fine secolo", collana diretta da Adriano Sofri, 6), Palermo, Sellerio editore, 1996, pp. 319-320.

2- Quello dei rapporti tra diversi gruppi etnici, con specifico riferimento alla situazione sudtirolese, sarà l'argomento proprio del successivo capitolo.

3- La Lista alternativa per l'altro Sudtirolo guadagna alle elezioni provinciali del 1983 oltre 3000 voti in più rispetto ai 9749 della Nuova Sinistra nel 1978, raddoppiandone il numero di consiglieri. La Lista Verde alternativa, nel 1988, ne aggiunge addirittura altri 7500, ottenendo 20549 voti totali pari al 6,72% (fonte: Manuale dell'Alto Adige - 1994, edito dalla Provincia Autonoma di Bolzano, pp. 68-70). Si calcola tuttavia che, mentre la lista della Nuova sinistra raccoglieva voti per 2/3 nel gruppo italiano e per 1/3 in quello tedesco, le due liste che ne hanno raccolto l'eredità abbiano invertito tali rapporti.

4- Vedi, nel cap. I, il paragrafo "1.5 - L'estremismo e il servizio militare".

5- Verso la metà degli anni Ottanta Luigi Manconi pose la provocatoria domanda di quale aspetto avrebbe avuto l'Italia se il milione di militanti del Pci fosse stato un milione di volontari del "fai da te" piuttosto che del rivendicare dallo Stato. Lo ricorda Edi Rabini in una conversazione telefonica tra lui, Gad Lerner e Mauro Paisan nel dicembre 1995. Testo inedito a disposizione dell'autore.

6- Alexander Langer, "Ecologismo e conservazione", il manifesto, 20 agosto 1986.

7- Adriano Sofri, "Le Liste verdi prima del calcio di rigore - Dialogo con Alexander Langer", Fine Secolo, 4 maggio 1985, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 105-120). Sofri propone in questa intervista, una riflessione che è comune, in realtà, a tutta l'area eco-pacifista e alla tradizione di una parte del movimento anarchico, coerente con le impostazioni di tutta una serie di pensatori - primo fra tutti Ivan Illich - critici dell'industrialismo e dell' "ubriacatura" tecnologica. Il progressismo peccherebbe di ingenuità, secondo i più benevoli, nella fede cieca nel progresso della storia e nel ruolo della classe operaia, quindi nell'industrialismo, che porterebbe ad un'emancipazione sociale ed economica delle masse (oggi, con altro linguaggio e ben altre aspirazioni, si parla di "benessere" dei cittadini). L'espansione industriale, sia essa pubblica o privata, e la tecnologia esasperata non sono in grado, come credono i progressisti, di autolimitarsi, rappresentando così un concreto pericolo per la specie umana o, per i meno "catastrofisti", per l'interezza dell'identità individuale. E' evidente come una riflessione su questi temi, per quanto interessantissima, rischi di condurci troppo lontano dall'oggetto di questo lavoro: già le riflessioni di questa nota sono andate oltre la semplice affermazione di Sofri che volevano spiegare. Una buona "introduzione" a tali elaborazioni filosofiche possono essere alcune opere di Ivan Illich (vedi nota 73).

8- Ibidem.

9- Alexander Langer, "Il potenziale 'verde' nella politica italiana", Quaderni Piacentini, settembre 1984. Langer riteneva questo scritto particolarmente valido ed esaustivo della propria visione, infatti esso - debitamente adattato - costituirà la prima parte della relazione introduttiva che Langer tenne alla Prima Assemblea Nazionale delle Liste verdi in Italia (Firenze, 8 dicembre 1984), oltre che parte di altri due brevi saggi: "Le radici europee", Socialismo oggi, anno II - n.1, marzo 1985 e "Movimento ecologista e istituzioni politiche", in: AAVV, La cultura dei verdi. Dall'esperienza delle università verdi i grandi temi dell'ecologismo, (A. Russo - G. Silvestrini eds.), Franco Angeli, 1987.

10- Vedi oltre, paragrafo: "2.3 - 'Partito conservatore?'"

11- Solo per fare un esempio significativo: il titolino di un paragrafo di un articolo del 1985 è "Democrazia del conflitto, non del consenso". Vi si legge: "I verdi ritengono essere portatori di pace: tra gli uomini, con la natura, tra i popoli. Ma per poterlo fare è necessario rendere manifesti quei conflitti e quelle ingiustizie strutturali, insite nel sistema, che vengono coperte e mistificate dalle ovattate regole del gioco." (In: Alexander Langer, "Piccolo vademecum dell'ecoeletto", La Nuova Ecologia, n. 9, giugno 1985). Ricorda un po', nel metodo, la campagna di Lotta Continua per "Il Pci al governo", che si pensava utile per disvelarne la vera natura anti-rivoluzionaria, e, in parte, il dibattito sulla legittimazione della violenza.

12- Alexander Langer, "Il colore dei verdi", Oasis 6/1987. Nel 1982, all'inizio del processo di "conversione", Langer ancora parlava di sé in termini di militante di sinistra e, nell'affermare il valore del pentimento, non rinnegherà comunque mai la propria storia "che è situata chiaramente e convintamente nel campo della sinistra" (1987). Al convegno Un partito/movimento verde anche in Italia nel dicembre 1982 aveva dichiarato: "[...] Mentre noi compagni della sinistra, in particolare, eravamo abituati a mettere al centro della nostra attenzione politica sostanzialmente la lotta tra le classi e quindi, in qualche modo tendevamo a vedere l'universo principalmente strutturato intorno alla contraddizione di classe, tra chi sfrutta e chi è sfruttato, tra chi produce senza godere sostanzialmente dei frutti di ciò che produce e chi invece dispone dei mezzi di produzione e quindi decide delle sorti del mondo, ho imparato che probabilmente oggi con più urgenza si affaccia in molte forme la stessa questione della sopravvivenza del genere umano: si affaccia come questione 'interclassista'." E ancora, più avanti: "La minaccia di sterminio nelle più varie forme, non certo solo in quella atomica-nucleare o comunque della guerra, ma appunto anche in altre forme quali la fame, il disastro ecologico e così via, è diventata la questione centrale che i 'verdi' hanno introdotto nella discussione politica. Ora io non sono sicuro se la politica oggi debba necessariamente ritrovare una nuova centralità, cioè una questione centrale come, per es., il sole nel sistema solare, intorno a cui far ruotare tutto. Sicuramente dai 'verdi' c'è questa nuova priorità, se non centralità, che riguarda la sopravvivenza." (In: AAVV, conservare l'ambiente, cambiare la politica - atti del convegno internazionale "Un partito/movimento verde anche in Italia?" - 18 e 19 dicembre 1982, Trento, ed. Arcobaleno, 1983.)

13- Alexander Langer, "Perchè tanto scandalo a sinistra? E' vero, il verde non passa per la cruna dell'ago rosso", il manifesto, 26 gennaio 1985.

14- Alexander Langer, "La Santa alleanza", Micromega 3/86.

15- Alexander Langer, "Perchè tanto scandalo a sinistra? E' vero, il verde non passa per la cruna dell'ago rosso", il manifesto, 26 gennaio 1985.

16- Questa aspirazione cercò di concretizzarsi, come abbiamo per esempio già visto nel capitolo precedente, anche in occasione delle elezioni politiche del 1992, quando Langer si sforzò di dare vita ad uno schieramento alternativo alla Svp per i collegi senatoriali del Sudtirolo e del Trentino che avrebbe dovuto raccogliere forze politiche progressiste che allora si collocavano in campi parlamentari alternativi (Psdi, Psi, Pds, Prc, Verdi, Solidarietà, Lista Pannella).

17- Per esempio - ma è un tema che ricorre nel corso di tutti gli anni Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta - nella risposta alla lettera di un militante intitolata "A che servono oggi i verdi?" pubblicata su verdeuropa, 1/95.

18- Vedi oltre, paragrafo: "2.7 - 'Il Partito verde'".

19- Testo inedito del febbraio 1995 pubblicato postumo: Alexander Langer, "Di che verde c'è bisogno? Di un verde che sappia unire buone motivazioni e compagnie", Azione nonviolenta, agosto - settembre 1995.

20- Neanche la nuova prerogativa del voto di fiducia alla Commissione europea è vincolante e le maggiori competenze affidate al P.E. dal trattato di Maastricht e dall'Atto unico non hanno aumentato in modo determinante e concreto il suo potere, anche se hanno di fatto prodotto un embrione di maggioranza negli accordi tra Socialisti e Popolari.

21- Alexander Langer, "Perchè tanto scandalo a sinistra? E' vero, il verde non passa per la cruna dell'ago rosso", il manifesto, 26 gennaio 1985.

22- Da una conversazione tenuta nella sede dell'associazione "pro Europa" a Bolzano alla fine del maggio 1997.

23- Alexander Langer, "Quanto sono verdi i conservatori, quanto conservatori i verdi", Alfabeta, ottobre 1985, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., p. 121-126).

24- Adriano Sofri, "Le Liste verdi prima del calcio di rigore - Dialogo con Alexander Langer", Fine Secolo, 4 maggio 1985, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 105-120).

25- Alexander Langer, "Quanto sono verdi i conservatori, quanto conservatori i verdi", Alfabeta, ottobre 1985, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., p. 121-126).

26- Ibidem.

27- Alexander Langer, "E' verde la battaglia per la vita", Alto Adige, 2 settembre 1986, (ora in: Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, (S. Baur / R. Dello Sbarba, eds.), Merano, Alpha&Beta, 1995, pp. 262-264 con il titolo "Chernobyl, i verdi e l'aborto").

28- Alexander Langer, "Cara Rossanda, e se Ratzinger avesse qualche ragione?", il manifesto, 7 maggio 1987, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 127-131). Langer si occuperà ancora spesso di bioetica e biotecnologia genetica nel corso degli anni successivi. In particolare, Parlamentare europeo, fece una proposta di risoluzione sulla manipolazione genetica il 2 marzo 1990.

29- Ibidem. Sono solo alcuni dei commenti che accompagnarono le reazioni sui mass-media e che Langer ricorda nell'articolo sopra citato. Langer continuò ad occuparsi della questione dell'aborto, vedendola come sintomatica dei rapporti che dovrebbero, o potrebbero, esserci tra ecologisti, cattolici e generici conservatori. Il 13 marzo del 1990, in una toccante dichiarazione di voto al Parlamento europeo con la quale si dissociava dalle posizioni del proprio gruppo parlamentare ed annunciava il suo voto contrario ad una risoluzione presentata dal collega olandese van Dijk a nome del gruppo verde, ha pronunciato parole che ci sembrano sufficientemente esaustive: "[...] Auspico anch'io che in tutti i paesi si superi la criminalizzazione dell'aborto e la sua conseguente relegazione nella clandestinità. Ma penso che i verdi possano sostenere questa posizione di completa depenalizzazione, proprio in quanto si rendono ben conto che ogni interruzione di gravidanza contiene una grandissima violenza, sia contro il non-nato che contro la donna coinvolta ed in quanto, quindi, rifuggono da semplificazioni unilaterali. Noi che lavoriamo per ridurre la violenza di ogni tipo, e per limitare i nostri abusi verso tutta la biosfera ed in particolare verso ogni forma di vita perchè siamo ben consapevoli dei diritti anche delle future generazioni e degli esseri diversi dagli uomini, non possiamo ridurre la questione dell'aborto ad una più efficiente fornitura di servizi sociali e neanche guardarvi solo sotto il profilo dei diritti delle donne." (Alexander Langer, "Non banalizzate l'aborto!", ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., p. 313.). Per gli altri articoli in cui Langer parla di aborto, alcuni dei quali particolarmente belli ed esaustivi, vedi la bibliografia conclusiva.

30- Dalla relazione introduttiva di Langer alla "Prima assemblea nazionale delle Liste verdi in Italia - Firenze, 8 dicembre 1984". Testo gentilmente messo a disposizione dell'autore.

31- Lo dice Fernando in: Alexander Langer, "Fernando: un militante ecologico popolare", Senza confine, 3 marzo 1992, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 77-79).

32- Alexander Langer, "La nuova alleanza", Micromega 3/86.

33- Langer in: Adriano Sofri, "Le Liste verdi prima del calcio di rigore - Dialogo con Alexander Langer", Fine Secolo, 4 maggio 1985 (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit. pp. 105-120).

34- "Una democrazia alle radici dell'erba. Corrispondenza con Alexander Langer", corrispondenze, n. 2/3 autunno - inverno 1987.

35- Alexander Langer, "Ma i 'Verdi' sono formiche...", la Repubblica, venerdì 6 febbraio 1987. L'immagine del treno in corsa non è di Langer, ma di Walter Benjamin; Langer la adopera in numerosi articoli ed interventi di quegli anni per spiegare il ruolo dei Verdi nella politica e nella società.

36- Pur affermando ripetutamente la connotazione interclassista della questione ecologica, Langer spesso riconosce che la distruzione ambientale colpisce prima di tutto i poveri. In particolare quando si occupa del cosiddetto Terzo Mondo, spesso si trova a parlare della nuova sfida ecologica come di un nuovo strumento di emancipazione delle popolazioni di quei paesi - sempre più sfruttati e devastati ambientalmente direttamente o indirettamente dalle economie industriali del Nord o dal sistema dominante della globalizzazione economica - in termini che oscillano tra una nuova forma di lotta di classe e un'impostazione individualista di tipo Illichiano. Al Segundo Encuentro Latinoamericano de Cultura, Etica y Religión frente al desafio ecológico tenutosi a Buenos Aires all'inizio di dicembre 1990, aveva dichiarato senza mezzi termini che "l'ecologia, più che un lusso dei ricchi, è una necessità dei poveri" (negli Atti del convegno pubblicati dal CIPFE: AAVV, Crisis, ecologia y justicia social, in Cuadernos de Peregrinos, n. 2, 1991. L'intervento di Langer alle pp. 89-97 è intitolato "Alcune tesi per riflettere da dove sorge e a cosa può portare la 'cura' per la natura").

37- Una delle "Domande" (vedi nota 1) che Langer si pone nel 1990 è appunto "abbandonare la radicalità?".

38- Alexander Langer, "Noi, fondamentalisti? A spasso per l'Europa", conversazione al corso "Le città invisibili", Verona, 10 febbraio 1989, (ora in: Azione nonviolenta, luglio - agosto 1996).

39- Ibidem.

40- Vedi cap. I, nota 25. Langer, evidentemente, considera don Milani un esempio positivo di fondamentalismo.

41- Ricorda Langer, nel già citato dialogo con Adriano Sofri, come il plurilinguismo, per lui come per Illich, non sia altro che "una condizione pratica e metaforica di questa possibilità di essere qui e altrove. Per dirla con Humboldt, si è tante volte uomini quante lingue (e dialetti) si conoscono" (Adriano Sofri, "Le Liste verdi prima del calcio di rigore - Dialogo con Alexander Langer", Fine Secolo, 4 maggio 1985, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 105-120).

42- Tra questi, Langer si occupò in varie occasioni dei popoli nomadi, sia dal punto di vista politico, sia da quello della ricerca. Vedi, nel terzo capitololo, il paragrafo specifico: "3.4.2 - i Nomadi".

43- L'argomento ritorna spessissimo. Basti qui citare solo uno degli interventi preparati espressamente su questo tema: Alexander Langer, "Verdi 'di cuore' e Verdi 'di testa': qualcosa dell'esperienza sudtirolese", intervento alla radio, 11 marzo 1993, (ora in: Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 265-267).

44- Il riferimento è evidentemente al discorso sulla conservazione, così come trattato nel paragrafo precedente.

45- Alexander Langer, "La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile", Benessere ecologico, n. 8, 10 settembre 1994. La pubblicazione riprende l'intervento che Langer tenne ai Colloqui di Dobbiaco 1994 ed oggi è stata inclusa in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 142-151; e in: Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 266-275 con il titolo "Lentius, Profundius, Soavius".

46- Alexander Langer, "Noi, fondamentalisti? A spasso per l'Europa", conversazione al corso "Le città invisibili", Verona, 10 febbraio 1989, cit.

47- Alexander Langer, "Sviluppo? Basta! A tutto c'è un limite", intervento all'omonimo convegno di Verona, 28 ottobre 1990, (ora in: Azione nonviolenta, luglio - agosto 1996).

48- Alexander Langer, "Perdersi per trovarsi", ora in: Mosaico di pace, giugno 1996. Non siamo stati in grado di identificare con precisione né l'anno né la rivista su cui fu pubblicato per la prima volta l'articolo, che comunque risale presumibilmente al 1992. Il concetto di "impatto generazionale" si riferisce ad una riflessione che Langer fa in altri scritti rispetto alla scissione tra costi e benefici che il sistema economico industriale provocherebbe nelle società cosiddette evolute. I presunti benefici che traiamo ogni giorno da questo sistema hanno dei costi che cerchiamo di allontanare, nascondere o rinviarne il pagamento. Così facendo, per esempio, inviamo dietro cospicua ricompensa le scorie nocive nei paesi del Sud del mondo su "navi della morte" o scarichiamo sulle generazioni future i costi ambientali del nostro "benessere".

49- Ibidem.

50- Alexander Langer, "La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile", Benessere ecologico, n. 8, 10 settembre 1994, cit.

51- Alexander Langer, "Sviluppo? Basta! A tutto c'è un limite", cit. E' un idea suggeritagli da Majid Rahnema, ricercatore in Francia ed elaboratore del concetto di autosviluppo. Fu Ministro della Scienza e dell'Istruzione per tre anni in Persia, suo paese natale, prima di uscirne per contrasti con il governo.

52- Ibidem.

53- Ibidem.

54- Vedi oltre, nota 73, sulla convivialità e su Ivan Illich.

55- Alexander Langer, "L'intuizione dell'austerità", 9 novembre 1992, (ora in: Mosaico di Pace, giugno 1996).

56- Di sindacato, ecologismo e nuove sfide economiche, Langer aveva parlato anche in un importante saggio del 1985 intitolato "Sindacato e limiti della crescita", in AAVV, Sindacato, Stato, Società. Il sindacato oggi, tra movimento e istituzioni, UIB-UIL, 1985. Con lo slogan "crescita zero - sviluppo intero" si intendeva in quell'intervento invitare il sindacato a prendere atto di un inevitabile rallentamento della crescita economica e ad uscire dalla logica - imposta da altri - che impone sia alle forze capitalistiche sia a quelle anti-capitalistiche di vedere nella crescita economia e nello sviluppo l'unico presupposto del "progresso", anche sociale. In un'epoca (vedi nota 48) in cui i costi della crescita cominciano a superare i benefici (la disoccupazione di massa ne è il primo e più evidente sintomo), Langer propone invece - insieme a Legambiente - di ragionare sul rallentamento della crescita come obbiettivo e su quali gratificazioni sostitutive possano derivare da una nuova stabilità. In un certo senso l'impostazione "verde" presuppone un "maggiore bisogno di socialismo". Questo modello fondato sulla crescita quantitativa zero e sullo sviluppo qualitativo prevederebbe: 1) una diversa allocazione delle risorse, 2) una profonda modificazione dell'occupazione (indirizzata ai bisogni post-materiali), 3) una diversa redistribuzione del reddito ("lavorare tutti, lavorare meno"), 4) un nuovo rapporto tra economie "avanzate" ed economie "arretrate".

57- Alexander Langer, "L'intuizione dell'austerità", 9 novembre 1992, (ora in: Mosaico di Pace, giugno 1996). La filosofia di fondo di queste affermazioni - e più in generale degli argomenti trattati in questo paragrafo - è la stessa che ispira da alcuni anni iniziative come quella della Banca etica, della Banca del tempo e più in generale della cosiddetta economia sociale o di terzo settore. Langer si occuperà specificamente di questi settori economici e sociali sia con interventi pubblici ed articoli, sia con sostegni politici e finanziari. Non avendo interesse peculiare al nostro lavoro, non tratteremo qui gli articoli specifici sull'argomento, che sono in ogni caso presenti in bibliografia.

58- Della visione "localistica" e federalista di Langer parleremo anche nel successivo capitolo, a proposito della convivenza tra minoranze etno-linguistiche. Langer fu propugnatore da sempre di sistemi politico-istituzionali federali fondati sul "piccolo è bello" e fu strumentalmente accusato dalla Svp, peraltro con un certo successo, di essere anti-autonomista ed anti-tedesco. Nulla di più falso. La visione politica, sociale ed economica di Langer - per quanto visto fino a questo momento dell'analisi e per come emergerà nel suo proseguo - non poteva evidentemente prescindere dalla valorizzazione di tutto ciò che di più vicino alla gente ed alle sue tradizioni ci sia.

59- Vedi oltre.

60- Tale riflessione investirà anche la concezione stessa della forma partitica e della "politica senza partito". Vedi oltre: "2.6 - 'Il partito verde'".

61- Alexander Langer, "Riabilitiamo il campanile", Il piccione viaggiatore, n. 4, novembre 1987.

62- Vedi nota 48.

63- Alexander Langer, "Riabilitiamo il campanile", Il piccione viaggiatore, n. 4, novembre 1987.

64- Ibidem.

65- Vedi in particolare l'intervento di Langer al III Convegno di Incontri Tra/Montani, i cui atti sono stati pubblicati nel fascicolo: Gianni Poletti (ed.), Dal Comune rurale al Comune moderno - Atti del III Convegno di Incontri Tra/Montani, in passatopresente, quaderno n. 23, settembre 1992, pp. 132-137.

66- E' una nostra definizione, che vuole coniugare il principio di sussidiarietà con l'idea di una struttura economica fondata su economie di sussistenza o regionali tra loro interrelate. Si pone in chiara alternativa ad un concetto occidentale di sviluppo (anche sostenibile) fondato sull'idea di crescita invece che sul rapporto beni/vita. Un esempio particolarmente eclatante, alla fine del 1996 ma con strascichi ancora oggi mentre scriviamo, è stata la disputa sulle cosiddette "quote latte" che ha contrapposto gli allevatori del Nord Italia, che pretendevano poter produrre latte secondo le proprie possibilità tecniche, e le pretese centralistiche della Comunità europea di fissare a Bruxelles tali quote. E' evidente che entrambe le pretese esulavano da un'impostazione del tipo sopra proposto, collocandosi entrambe nella prospettiva di un commercio del latte a livello europeo che non si giustifica guardando alle reali necessità di consumo e alle possibilità produttive delle comunità locali.

67- Lo ricorda Langer in un articolo apparso su Quaderni Piacentini nel settembre del 1984 e intitolato "Il potenziale 'verde' nella politica italiana". Tra gli studiosi vogliamo ricordare Luc Ferry in Francia, che temeva fermenti di "econazzismo" nei diversi movimenti ambientalisti, o Joseph Huber, che scrive: "E' chiaro, in ogni caso, che oggi un verde è lungi con ciò di essere qualcosa di preciso. Ci sono verdi dappertutto, ma quali verdi? Sono democratici oppure, in caso di dubbio, le libertà fondamentali e le garanzie giuridiche perdono per loro di importanza? Sono socialisti oppure non gliene importa nulla delle diseguaglianze tra gli uomini? Vogliono uscire dalla storia e interrompere lo sviluppo della società industriale, oppure vogliono un altro sviluppo della società industriale? [...] L'ecologia ha perso la sua innocenza. Gli ecologi devono mettere le carte in tavola" (Joseph Huber, L'innocenza perduta dell'ecologia - Oltre i limiti romantici della natura: ambiente, nuove tecnologie e sviluppo industriale, Milano 1984, p. 209). Ai dubbi solamente espressi da Huber risponde con determinazione e virulenza tutta ideologica Karl Bracher: "Movimenti alternativi di indirizzo ecologico, antiatomico e antiamericano finiscono per intaccare certi pilastri della concezione democratica occidentale quando si collocano come opposizione fondamentale - diciamo pure opposizione al sistema - e, come il movimento dei verdi in Germania occidentale, hanno esplicitamente un punto d'appoggio al di fuori della democrazia parlamentare. Operando nella zona di confine tra democrazia e dittatura, essi possono diventare un'area di incubazione di ideologie totalitarie" (Karl Bracher, Il Novecento secolo delle ideologie, Laterza, Roma - Bari 1984, pp. XI-XII). Con maggiore modestia scientifica si interroga - in Italia - il politologo Giorgio Galli che, riflettendo alla fine della sua rassegna storica sui partiti europei, si chiede se i movimenti verdi si omologheranno alla democrazia rappresentativa così come è successo ai partiti delle altre famiglie politiche, oppure se possa "essere che dall'insieme di questi movimenti, dall'aggiornamento culturale che hanno prodotto, dalle situazioni nuove che gli uomini e le donne desiderano sempre sperimentare, nascano concezioni ed esperienze che permettano di modificare la convinzione di Duverger che non si è mai visto un popolo governarsi da solo e che mai lo vedremo. E' vero che non si è mai visto sinora un popolo governarsi da solo; ma una serie di movimenti che sono in atto non ci permettono di dire con sicurezza che mai lo vedremo" (Giorgio Galli, Storia dei partiti politici europei, Milano, Rizzoli, 1990, p.326).

68- Alexander Langer, "Il rischio è un altro", Il Mattino dell'Alto Adige, 15 novembre 1992, (ora in: Rapporto dall'Europa 2 e in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 139-141 con il titolo "Nobili cause e tentazioni autoritarie").

69- Alexander Langer, "Perdersi per trovarsi", probabilmente 1992, ora in Mosaico di pace, giugno 1996. Superfluo è tornare sul rimando logico di questa affermazione, che si collega direttamente al discorso sull'autolimitazione, sull'austerità e su quell' "egoismo altruista" di cui si è trattato nel paragrafo precedente.

70- Alexander Langer, "La semplicità sostenibile", Senza Confine, luglio 1992, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 192-193).

71- William Reilly, capo della delegazione statunitense e direttore dell'agenzia Usa per l'ambiente, di solito non particolarmente uniformato alla linea intransigente dell'allora presidente Bush, ha sintetizzato le posizioni della propria amministrazione rispetto ai temi in discussione al vertice dicendo: "American life-style is not up for negotiations" (lo stile di vita non è oggetto di negoziato). Ibidem.

72- Dalla Dichiarazione di Rio, luglio 1992, elaborata dal Forum delle Ong brasiliane con l'appoggio del Third World Network e dell'Alliance of Northern Peoples on Environment and Development e approvata da tutti gli organismi di solidarietà e cooperazione presenti a Rio.

73- Già Ivan Illich, nei suoi scritti degli anni Sessanta e Settanta, aveva impostato il suo ragionamento antiautoritario e individualista sulla necessità di "salvare" dall'occidentalizzazione forzata - detta modernizzazione - quelle strutture comunitarie e culturali di tipo conviviale che l'occidente industrializzato considera con disprezzo "premoderne". Gli strumenti di tale occidentalizzazione sono per Illich quelle istituzioni che gli occidentali, specialmente i progressisti, pensano conquiste della modernità e che lui considera invece "fascistoidi": scolarizzazione, ospedalizzazione, infrastrutturazione viaria, ecc. Ricordiamo in particolare tra i suoi libri: Descolarizzare la società, (Immagini del presente, 20), 2° ed., Milano, Mondadori, 1973, pp. 180, (titolo orig.: Deschooling Society); Rovesciare le istituzioni: un messaggio o una sfida, Roma, Armando, 1973, pp. 244 (titolo orig.: Celebration of Awareness: a Call for Institutional Revolution); La convivialità, (Immagini del presente, 27), Milano, Mondadori, 1974, pp. 272, (titolo orig.: Tools for Conviviality); Per una storia dei bisogni, Milano, Mondadori, 1981, pp. 207 (titolo orig.: Toward a History of Needs). Relativamente isolato fino alla fine degli anni Settanta, Illich diventa un modello culturale per i nuovi movimenti ecopacifisti che nascono in quel periodo e che riflettendo sull'ambiente approdano a modelli di vita di tipo conviviale. Langer, aveva conosciuto Illich alla fine degli anni Settanta e consolidato l'amicizia nel 1985, quando riconosce in lui un maestro dopo un incontro pubblico raccontato in: Alexander Langer, "Ivan Illich, il plurilingue", La Nuova Ecologia, 19 ottobre 1985.

74- Lo ricorda Langer in: Alexander Langer, "Comincia da noi la lotta contro il sottosviluppo", Terra Nuova Forum, gennaio 1985. In questo articolo, Langer tira le somme del convegno organizzato a Bolzano alla fine del settembre 1984 dal Centro di Documentazione, vicino alla Lista per l'Altro Sudtirolo, e da Terra Nuova, organizzazione romana di volontariato per la cooperazione internazionale, e intitolato "Nord - Sud: il Terzo Mondo e noi. Interdipendenza e cooperazione".

75- Ibidem.

76- Dall'intervento introduttivo ad una sessione speciale della Campagna Nord - Sud tenutasi a Genova dal 1 al 3 novembre 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., pp. 305-311 e in Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 178-187, con il titolo "500 anni bastano, ora cambiamo rotta").

77- Alexander Langer, "La Campagna Nord - Sud: biosfera - sopravvivenza dei popoli - debito", in AAVV, Stiamo finanziando la distruzione del pianeta? Il debito internazionale ed il disastro ecologico - Atti Incontro Internazionale 15 aprile 1988, Roma, Campagna Nord - Sud, pp. 6-10. Si tratta del testo integrale della relazione introduttiva tenuta da Langer.

78- Alexander Langer, "Eco-debito, bisogna imparare a fare i conti con l'oste", Messaggero Cappuccino, febbraio 1989, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 174-177). Il linguaggio di tipo economicistico è evidentemente voluto, in coerenza con i presupposti della Campagna Nord - Sud e con l'affermazione che Langer aveva fatto l'anno precedente all'Incontro Internazionale promosso dalla stessa: "Non sempre gli ambientalisti si sono occupati dei fatti economici; cominciamo a scoprire che noi stessi [...] finanziamo e promuoviamo questa distruzione."

79- Non è un affermazione generica o infondata. Langer cita in un articolo del 1988 (Alexander Langer, "Delitto nella foresta", L'Espresso, 24 luglio 1988. Ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 170-173) alcune testimonianze "dirette" della distruzione progressiva dell'Amazzonia brasiliana: un territorio grande 18 volte l'Italia, con oltre 180 tribù indigene, circa un milione di specie animali e vegetali, tra cui 2500 specie di alberi, 1800 di uccelli, 2000 di pesci. Dice José Lutzemberger: "Andando avanti di questo passo, anche senza ipotizzare ulteriori ritmi di crescita del disboscamento, la foresta tropicale durerà solo fino all'anno 2007". Rincara Angelo Pansa, missionario italiano: "Non sono solo gli alberi a morire: nella foresta amazzonica vivono circa due terzi dei popoli indigeni sopravvissuti a cinquecento anni di colonizzazione e di genocidio. Ormai gli 'Indios' di quest'area sono solo 230mila, dei 5 milioni circa che erano all'arrivo dei bianchi, nel 1500. E a farli morire non ci pensa solo la dinamica intrinseca dei 'grandi progetti' minerari, idroelettrici ed agro-pastorali: è che vengono proprio ammazzati. Oltre alle malattie dei 'civilizzati', all'alcool, all'immiserimento conseguente al loro trasferimento forzato in nuovi villaggi, ci pensano i pistoleros ed i cercatori d'oro, i soldati e qualche volta persino i coloni senza terra esasperati e mandati avanti in questa guerra tra poverissimi." [Corsivi nostri, n.d.a.]. Conclude Langer con una riflessione che rimanda ancora una volta alla questione degli stili di vita ed ai modelli cui poter fare riferimento: "Non si tratta 'soltanto' di un vero e proprio etnocidio, che se non eliminerà fisicamente questi popoli, li cancellerà tuttavia come tali dalla faccia della terra. Con questi Indios scompariranno anche - e definitivamente - preziosissime conoscenze che derivano dalla loro totale integrazione con la natura e che hanno finora contribuito a preservare la più straordinaria riserva ecologica della terra."

80- Dall'appello della "Campagna Nord - Sud: biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito", gennaio 1988. Ora all'inizio degli Atti del Incontro Internazionale, op. cit. (Vedi nota 77)

81- Alexander Langer, "Cerchiamo di non resuscitare vecchi steccati", Il giorno, 19 agosto 1994, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 196-197 con il titolo "Tra il Papa e Clinton").

82- Alexander Langer, "500 anni bastano, ora cambiamo rotta", 1 novembre 1991 (vedi nota 76). Ci è piaciuto riportare l'inciso perchè richiama il concetto - già visto nel primo capitolo a proposito della collaborazione interetnica ("1.3 - 'Non transfughi, ma disertori del fronte etnico'") - di tradimento e di diserzione dal proprio fronte non per passare ad un ipotetico fronte opposto, ma per creare ponti di scambio e cooperazione.

83- Alexander Langer, "La Campagna Nord - Sud: biosfera - sopravvivenza dei popoli - debito", in AAVV, Stiamo finanziando la distruzione del pianeta? Il debito internazionale ed il disastro ecologico, op. cit., pp. 6-10. Quello della cooperazione diventa uno dei temi più dibattuti nel corso degli anni Ottanta, quando questa comincia a svilupparsi anche al di fuori dagli organismi istituzionali. La domanda portante del dibattito che si svolge nel mondo della cooperazione "allo sviluppo" - a nostro giudizio non ancora del tutto risolta - è sostanzialmente: quale tipo di cooperazione nel rispetto dei popoli e delle loro culture? La Campagna Nord - Sud se la pone in termini chiari soprattutto per quanto riguarda l'aspetto ambientale. Ancora Langer in un passaggio della sua relazione all'Incontro internazionale dell'aprile 1988: "Una terza idea, forse, che ha elaborato questa Campagna, riguarda la questione di voler arrivare a una costante valutazione di impatto socio-ambientale della cooperazione nord - sud. Valutazione di impatto socio-ambientale, però, non può voler dire affidare ad una équipe di tecnici, a una ingegneria o burocrazia ambientale internazionale questa valutazione, ma valutazione di impatto socio-ambientale significa coinvolgerci reciprocamente, come rappresentanti dei popoli interessati, dall'una e dall'altra parte del rapporto nord - sud. Bisogna valutare la compatibilità, gli effetti, le ripercussioni socio-ambientali dei nostri interventi, del debito, del ripagamento del debito, della cancellazione del debito, dei progetti che si finanziano. Questo deve riguardare due aspetti: non solo il debito già contratto, ma anche i nuovi progetti che si finanziano." (Alexander Langer, "La Campagna Nord - Sud: biosfera - sopravvivenza dei popoli - debito", in AAVV, Stiamo finanziando la distruzione del pianeta? Il debito internazionale ed il disastro ecologico, op. cit., pp. 6-10). Langer tornerà ripetutamente sulla questione della valutazione ambientale degli interventi di cooperazione. In "Valutazione di impatto ambientale, sociale e culturale dei progetti di cooperazione italiana", introduzione al dossier Brasile - responsabilità italiane in Amazzonia, Roma, OIA, 1991 (ora pubblicato in: Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., pp. 316-318), afferma risolutamente che gli interventi di cooperazione con il Sud del mondo spesso provocano più danni che benefici. Bisogna quindi muoversi su cinque direttrici: 1) seria valutazione di impatto ambientale e sociale da farsi 2) con il coinvolgimento dei diretti interessati e non (solo) attraverso gli esperti dei governi; 3) attenzione alle grandi opere, cioè non fare nulla da cui non si possa tornare indietro; 4) destinazione "creativa" del debito, per esempio con la restituzione delle terre agli indios; 5) ridefinire il concetto di "sviluppo sostenibile" secondo criteri non meramente tecnicistici e che tengano conto delle particolarità etniche, sociali e culturali dei popoli oltre che dell'ambiente.

84- Ibidem.

85- Alexander Langer, "L'est è forse più verde dell'ovest?", Arancia blu, marzo 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., pp. 194-195).

86- Alexander Langer, "La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile", Benessere ecologico, n. 8, 10 settembre 1994, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 142-151; e in: Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978-1995, op. cit., pp. 266-275 con il titolo "Lentius, Profundius, Soavius"). L'Alleanza per il clima è un'iniziativa bilaterale di cooperazione nata ufficialmente nell'agosto del 1990 e formata da comuni e cittadini europei da un lato e rappresentanti democraticamente riconosciuti delle popolazioni delle foreste tropicali dall'altro. Scopo dell'alleanza è la tutela del clima a livello mondiale e quindi della sopravvivenza della Terra attraverso il coinvolgimento attivo dei diretti interessati. L'impegno prevede una serie di iniziative e di impegni concreti e non una generica adesione di principio. In occasione dell'incontro annuale europeo dell'Alleanza per il clima tenutosi a Trento il 27/28 ottobre 1994, Langer, incaricato della relazione introduttiva, diceva: "[...] L'interdipendenza tra Nord e Sud, la reciprocità degli impegni, la diversa portata di ciò che va fatto al Nord e di ciò che va fatto al Sud, risulta evidente anche agli occhi dei cittadini. Ci si allea per fare qualcosa insieme a difesa di un clima vivibile, ed ognuno deve fare la sua parte: al Nord si deve ridurre la malattia (i fattori di inquinamento e di sovra-consumo), al Sud si deve rafforzare la salute (il polmone del pianeta che sono le foreste pluviali). Ed affinché il Nord e il Sud non rimangano concetti generici e talmente imprendibili da risultare poi evanescenti, Il Nord e il Sud nell'Alleanza per il clima prendono il nome ed il cognome di comuni europei da una parte e di popoli indigeni dell'Amazzonia dall'altra (riuniti nella COICA, nella Coordinadora dei popoli indigeni della Conca Amazzonica che tocca numerosi Stati quali Brasile, Ecuador, Venezuela, Perù, Colombia, Bolivia, Guyana). Il raggio d'azione dei partners è assai preciso: si tratta di quello locale, dove è facile verificare se dalle dichiarazioni di principio si passa poi davvero alle attuazioni concrete. E gli obblighi reciprocamente promessi ed assunti sono - come devono essere - asimmetrici: [...] " (Alexander Langer, "Alleanza per il clima", verdeuropa, n.1, febbraio 1995, pp. 8-11).

87- Alexander Langer, "Il verde di qua e di là dalle Alpi", Terra Nuova, 30 marzo 1984.

88- Ibidem. Pur facendo spesso riferimento, nei primi anni, ai Grünen tedeschi e ponendosi di fatto come ponte tra l'esperienza tedesca e quella nascente in Italia, Langer ha di fatto sempre rifiutato un automatismo di trasposizione tra quell'esperienza e quella italiana, come invece sembrano fare spesso i dirigenti verdi nazionali per giustificare un appello alla militanza e all'orgoglio di partito. Langer, inoltre, guarda alla Germania fintanto che quell'esperienza non si istituzionalizza in termini partitici tradizionali trovandosi lacerata dalle lotte di corrente (Alexander Langer, "I Verdi dopo i 'Grünen'", Metafora verde, aprile/maggio 1991, ora in: Vie di pace / Frieden Schließen, op.cit., pp. 375-379). Nel primo periodo, invece, ben altra, rispetto ai Verdi italiani, è stata la tendenza e la capacità dei tedeschi di insediarsi in uno spazio "alternativo" cresciuto dentro la polarizzazione tedesca, a spese però forse di una eccessiva immagine pubblica "di sinistra".

89- Lo dice Langer nel suo intervento al già citato convegno trentino sull'utilità della nascita di una forza politica verde in Italia. (Alexander Langer, "Cosa ho imparato dai 'Verdi'", in AAVV, conservare l'ambiente, cambiare la politica - atti del convegno internazionale "Un partito/movimento verde anche in Italia?" - 18 e 19 dicembre 1982, Trento, ed. Arcobaleno, 1983). Al momento del convegno, Langer non si schiera né pro né contro la nascita di una forza politica ambientalista, mentre successivamente spingerà perchè si formi un reale coordinamento politico e, specialmente in occasione delle elezioni europee del 1984, si elabori e si dia visibilità ad una politica verde. Abbiamo voluto comunque citare questo passaggio perchè, pur esprimendo una fase di passaggio nel processo di conversione di Langer (vedi paragrafo "2.1 - La conversione ecologica"), l'idea di come dovrebbe essere strutturato il movimento verde rimane sostanzialmente impostata a questi principi anche negli anni successivi.

90- La politica che deve "sciogliersi" nel sociale è un'idea cara a Langer e spesso ricorrente, specialmente quando scrive di organizzazione e di "metodi" della politica. E' probabile che l'idea di una politica che entra nel sociale fino ad amalgamarsi con essa sia un retaggio del periodo migliore di Lotta Continua, quando le "campagne nazionali" di quel movimento erano orientate proprio ad organizzare la società civile (Reggio Calabria, i militari di leva, i disoccupati, gli inquilini, ecc.). Ciò che Langer propone oggi è in parte il rovesciamento di questa prospettiva, la società che "organizza" la politica anziché il contrario, ma l'elemento sociale rimane determinante.

91- Può suonare alquanto strano, ad un osservatore superficiale delle vicende politiche della cosiddetta "Seconda Repubblica", quanto affermato da Marco Pannella al suddetto convegno in risposta a Langer che, auspicando lo scioglimento della politica nel sociale, ne prospettava in qualche modo la fine e che comunque proponeva già il superamento dei blocchi tradizionali destra/sinistra. Diceva infatti Pannella, con un ragionamento che ci sembra in parte condivisibile, ma che a nostro avviso non aveva colto a fondo il significato delle riflessioni langeriane: "Io sono di sinistra. E sono convinto che in questo scorcio di secolo proclamare, affermare, ribadire il non superamento di questi due poli e di questi due termini - sinistra e destra - è per me essenziale, non posso rinunciarvi, pena la rinunzia ad un minimo di capacità di comunicazione reale con tutti voi e pena il cadere in quella sorta di angelismi, che non a caso parlano di cultura e non di politica, dei quali ho sentito un'eco anche stasera: non bisogna avere conflitti acerbi, non bisogna politicizzare, non bisogna essere competitivi." E continua, citando Pascal: "Chi vuol essere angelo e bestia e chi vuole risolvere davvero tutto al di là della parzialità delle scelte, non riesce nemmeno poi a conquistare concreta moralità politica, e quindi non riesce a conquistare nemmeno moralità culturale. E' una politica, una cultura fradicia, quella che non comprende che la politica è cultura o non è politica, e la cultura è politica o non è nemmeno cultura. Io conosco solo il momento che è quello del giudizio, della conoscenza e quindi anche della scelta in tutta la sua parzialità. Quindi sono di sinistra, voglio un'aggregazione su ideali e valori che storicamente e oggi possono solo marciare sulle gambe del terzo stato, se non volete dire della classe. [...] Devono concretizzarsi nella parzialità di classe, nella parzialità del terzo stato, nell'alternativa democratica di classe". (In AAVV, conservare l'ambiente, cambiare la politica - atti del convegno internazionale "Un partito/movimento verde anche in Italia?" - 18 e 19 dicembre 1982, cit.)

92- Ibidem.

93- Ibidem.

94- Ibidem.

95- Alexander Langer, "Il potenziale 'verde' nella politica italiana", Quaderni Piacentini, settembre 1984.

96- Ibidem.

97- Vedi nota 9.

98- Alexander Langer, "Relazione introduttiva alla prima assemblea nazionale delle Liste verdi in Italia", 8 dicembre 1984, inedito a disposizione dell'autore.

99- Si tratta peraltro di incarichi molto importanti, e nell'idea di Langer - al di là di definizioni dal suono burocratico - con forte valenza creativa, tanto che li chiama "animatori/animatrici". Nel definirne il ruolo nella dimensione provinciale - ma ci sembra di capire che lo schema possa valere a tutti i livelli - Langer spiega che "più che di rappresentanza e di competenze e processi decisionali ben definiti (su cosa, peraltro?) c'è invece bisogno di un continuo stimolo di impulsi, informazioni, scambi ed occasioni di partecipazione. Solo privilegiando questa dimensione di impulso si riesce a superare la ristretta cerchia della ripetizione continua di sé stessi.". (In: "Proposta di regola della Lista verde alternativa per l'altro Sudtirolo", 19 novembre 1988. Testo interno, non pubblicato, a gentile disposizione dell'autore.)

100- Alexander Langer, "Piccolo vademecum dell'ecoeletto", La Nuova Ecologia, n. 9, giugno 1985.

101- Non ci stanchiamo mai di sottolineare l'importanza della metafora del ponte per Langer, e di segnalarne quindi i riferimenti più significativi. Parlando dell'organizzazione politica ed elettorale del movimento verde, Langer cita spesso - apertamente o implicitamente - Rudolf Bahro e il suo libro Un pilastro sull'altra sponda. In "Qualche modesto consiglio" (La Nuova Ecologia, 14 settembre 1984) conclude scrivendo: "Ricorda infine che il verde non si esaurisce nelle Liste verdi. Col tempo bisogna costruire un ponte verso un'altra sponda: le liste servono se fanno crescere qualche primo pilastro, possibilmente già di là."

102- Alexander Langer, "Proposta di regola della Lista verde alternativa per l'altro Sudtirolo", 19 novembre 1988, inedito. Sottolineiamo in particolare l'ultima affermazione di questo passaggio come una dichiarazione di principio importante e, generalmente, rispettata. Esistono tuttavia episodi di spaccatura tra i Verdi sudtirolesi che producono toni al limite dell'astioso nel dibattito. In occasione della "vicenda Senza confini", già trattata nel primo capitolo ("1.11 - 'Dal Sudtirolo all'Europa'"), il movimento si divise ed una piccola minoranza decise di seguire Gianni Lanzinger in quell'esperienza, dimostratasi poi decisamente fallimentare. Lo scontro politico assunse toni molto aspri. Purtroppo, per mancanza di documentazione, non siamo in grado di segnalare affermazioni "sopra le righe" anche da parte di Lanzinger e dei suoi, che pure sappiamo esserci state. Langer, dal canto suo, scrisse polemicamente una lettera, con la quale si dimetteva dal Consiglio federale dei Verdi e dalla Delegazione italiana nel Gruppo verde al Parlamento europeo: "Negli ultimi mesi ho sperimentato cosa vuol dire cozzare contro il gruppo di potere che, da Roma e con qualche sua ramificazione, ha determinato negli ultimi anni la vita, l'unificazione burocratica e l'immagine pubblica dei Verdi (compresa nell'ideogramma "Mattioli - Scalia"), e che li ha condotti alla recente sconfitta politica ed elettorale. Tale gruppo ha anche tentato, a tutti i costi, di ridurre la più consistente e riconosciuta realtà regionale dei verdi (quella sudtirolese) a "provincia del verdismo nazionale", con i suoi metodi e la modestia del suo impatto. Ha incoraggiato prima e pubblicamente appoggiato poi, una mini-scissione promossa da Gianni Lanzinger, il quale - dopo aver rifiutato di candidarsi al nr. 3 della lista dei Verdi nella circoscrizione di Trento e Bolzano come gli era stato proposto dall'assemblea regionale dei Verdi - è confluito in un'alleanza "Senza confini" praticamente mono-etnica italiana di PDS, Rifondazione, Rete, radicali, che in Alto Adige, con i candidati Lanzinger e Bassetti, ha raccolto il 3,1% (i Verdi ne hanno avuto l'8,3%, ed il 12,6% a Bolzano; le stesse 4 forze politiche alla Camera ne hanno totalizzato più del doppio - il 6,5% - mentre il solo PDS ha ottenuto il 3,3%). L'impresa di distruggere la presenza radicata ed inter-etnica dei Verdi in Sudtirolo non è riuscita, ma ha lasciato consistenti danni e ferite, ed ha avuto il pubblico appoggio di Mattioli, Scalia, Amendola, Falqui ed altri: capirete che non intendo più restare all'interno di strutture politiche quali il consiglio federale e la c. d. 'delegazione italiana' dei Verdi al P.E. che in questi mesi si sono rivelati luoghi di intrigo, dove non si è trovato di meglio che tentare, o permettere che si tentasse, di demolire - senza alcuna conoscenza ravvicinata della realtà - un lavoro che sinora ai Verdi di tutta Italia sembrava facesse onore e desse coraggio." (Alexander Langer, "Lettera aperta di Alexander Langer: perché mi dimetto dalle strutture del 'Partito verde'", aprile 1992). In una lettera ad Achille Occhetto del 31 gennaio 1992, auspicando che si possa ancora recuperare un ipotesi di candidatura comune, Langer precisa - non siamo in grado di dire se pensando a qualcuno in particolare: "Purché non si voglia puntare sull'utilizzazione di ambizioni personali, prive di consenso tra i verdi della Regione". I Verdi sudtirolesi si divisero ancora, in almeno tre tronconi, in occasione delle elezioni comunali di Bolzano nel giugno 1995.

103- Non è in realtà sufficiente far risalire alla sua esperienza nei movimenti degli anni Settanta la radice culturale dell'impostazione "leggera" che Langer vuole dare ai verdi organizzati. Già nel maggio del 1969, in un intervento tenuto a Tubinga durante un incontro internazionale promosso dalla Paulus - Gesellschaft, proponeva una riflessione simile rispetto alla "istituzione per eccellenza", cioè la Chiesa. Eccone alcuni stralci: "Finché la chiesa-istituzione non sarà morta, ogni 'democratizzazione' secondo me resterà priva di senso e porterà a delle inestricabili contraddizioni. Finché il concetto di 'chiesa' come astrazione (la cui concreta rappresentanza competeva secondo precise regole giuridiche all'apparato burocratico ecclesiastico) non sarà scomparso e finché al posto dell'istituzione chiesa con tutto il suo fasto non subentrerà la comunità cristiana (che non si definisce per la sua adesione all'istituzione), una chiesa pur democraticamente costituita ed ordinata resterà sempre menzogna e presunzione. [...] Solo quando ogni cristiano potrà diffusamente e senza riferimento ad un'istituzione astratta parlare parimenti 'per la Chiesa' [...] si potrà constatare la scomparsa dell'istituzione astratta. [...] La chiesa come istituzione astratta [...] non può e non deve essere democratizzata, ma solo abolita. [...] Mi sembra chiaro che solo la comunità concreta, oppure una pluralità di comunità concrete (per es. Locali) potranno validamente esprimere posizioni, agire come chiesa, ecc. [...] Basti pensare al modello delle chiese apostoliche." [Corsivi nostri, n.d.a.]. (Alexander Langer, "Contro la falsa democratizzazione della chiesa", Testimonianze, n. 119, novembre 1969, ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 45-50).

104- Citando alcune esperienze di questo tipo, alla fine della "Proposta" (cit.), Langer esprime abbastanza chiaramente il modo di lavorare che auspica proprio di una "Lista verde": si tratterebbe infatti di "esperienze non formalmente derivate dalla lista, ma nelle quali la lista trova il suo senso e riferimento, e nelle quali operano persone assai significative per la lista stessa. Gli amici della lista dovranno quindi in primo luogo cercare di 'essere dentro' in quelle esperienze ed aggregazioni che nella realtà sociale si muovono in uno spirito affine, potendo contare ovviamente sulla rete della lista che garantirà loro ogni possibile sostegno, scambio e confronto."

105- Alexander Langer, "Di che verde c'è bisogno? Di un verde che sappia unire buone motivazioni e compagnie", scritto inedito del febbraio 1995, (ora in: Azione nonviolenta, agosto/settembre 1995).

106- Alexander Langer, "Sciogliere le Liste verdi?", il manifesto, 24 giugno 1987.

107- Ibidem.

108- Da una lettera personale di Langer, datatata 6 dicembre 1987, ai membri del Coordinamento federale dei Verdi, inedita.

109- Ibidem.

110- Come già detto, Langer si dimette nuovamente, nella primavera del 1992, dai nuovi incarichi assunti nel frattempo. Alla fine della lettera di dimissioni scrive: "L'atmosfera nel partito verde ora per me (ma credo per molti) è diventata irrespirabile. Le speranze di cambiamento dall'interno mi paiono ridotte a zero. Non aspirando a posti in organigrammi interni o istituzionali, e non volendo esaurire le mie residue energie e speranze in un corto-circuito tutto interno ad un'esperienza politica che così non ha futuro, vi saluto. Resterò a disposizione, come sempre, per iniziative, attività o riflessioni, ma non più negli ambiti organizzati dei Verdi-partito. (Inutile dire, per chi mi conosce, che non mi dedicherò allo sport preferito da alcuni esponenti dei Verdi, cioè di lanciare denigrazioni ed invettive o di minacciare di cercare altrove lo 'spazio vitale')" (Alexander Langer, "Lettera aperta di Alexander Langer: perchè mi dimetto dalle strutture del 'Partito verde'", aprile 1992, cit.).

111- Si tratta di informazioni e considerazioni di Edi Rabini, fornite al sottoscritto con una lettera personale.

112- Si tratta di "Per un manifesto dei Verdi europei", pubblicato in Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., p. 389).

113- Alexander Langer, "L'oriente non è verde", Metafora Verde, n. 1, luglio/agosto 1990, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., pp. 177-181).

114- Ibidem.

115- Tra gli altri segnaliamo: "I Verdi dopo i 'Grünen'", Metafora Verde, aprile/maggio 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., pp. 375-379), dove Langer si chiede perchè i Verdi tedeschi abbiano perso le elezioni, se quelli italiani siano destinati a seguirne il destino (vede gli stessi sintomi di degenerazione partitico-correntizia) e più in generale se i verdi in politica abbiano ancora un senso o se siano controproducenti rispetto ai loro obbiettivi; "I Verdi sono diventati 'di serra'?", (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Friede Schließen, op. cit., pp. 400-404), intervento del 20 luglio 1991 ad un convegno dove aggiunge - oltre all'esplicita domanda espressa nel titolo - che una necessaria cultura di governo non deve trasformarsi in smania di poltrone; "Il movimento verde in Italia - evoluzione, radicamento, temi, influenza", in AAVV: Peuples méditerranéens, ecologie méditerranée, 1993, Paris; "E' cominciata davvero l'era della postmilitanza", Terra Nuova, settembre 1993; "L'ambiente i movimenti, i partiti", (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero - Scritti 1961 - 1995, op. cit., pp. 210-215), risposta ad una lettera di Luca Carpen che gli chiedeva se alla causa ecologista avessero più giovato l'associazionismo o i verdi politici; "Di che verde c'è bisogno? Di un verde che sappia unire buone motivazioni e compagnie", cit., scritto inedito del febbraio 1995, (ora in: Azione nonviolenta, agosto/settembre 1995) che riprende in parte la risposta che sul numero di gennaio di verdeuropa dava ad un militante di Merano che lo interrogava sul futuro del movimento (vedi nota 17).

116- Parlando della inevitabile semplificazione e del nuovo ruolo che la politica eserciterà - con il sistema maggioritario - nella vita dei cittadini e specialmente dei "militanti", scrive tra l'altro: "Per chi avesse investito nella militanza politica le sue migliori energie, può essere un'occasione di liberazione: bisognerà infatti rendersi conto che la politica si laicizza e spoetizza parecchio, con le riforme in corso, e che i cavalieri delle idee dovranno cercare altrove le nobili cause a cui dedicare l'anima. Potrebbe essere una vera chance." (Alexander Langer, "E' cominciata davvero l'era della post-militanza", Terra Nuova, settembre 1993). Riproponendo quindi in un altro articolo - e con una nuova formula - lo scioglimento delle Liste verdi, ricorda quale può e deve ancora essere la "missione" politica dei militanti verdi: "Imporre oggi all'attenzione pubblica i grandi temi della città conviviale, di un bilancio soprattutto ecologico da riportare in pareggio, di una solidarietà più marcatamente comunitaria invece che statalista, di soluzioni pratiche agibili ed eco-compatibili a tanti problemi relativi alla qualità della vita (trasporti, rifiuti, consumi, giovani ed anziani, agricoltura, salute, risparmio, diritti sociali, emarginazione, povertà...), insieme ad alcune grandi battaglie ideali che riguardano la pace tra gli uomini e con la natura, ma hanno assai concrete ricadute nella vita locale e regionale (biotecnologie, guerra, nord - sud, conflittualità etnica...), darebbe cospicue e sufficienti ragioni per mettere in circolazione il patrimonio verde di persone e di idee, ai fini del rinnovamento civile tanto auspicato. Inoltre mi parrebbe urgente un ritorno tra le file delle molteplici forme del volontariato civico e sociale [...] [e di] preoccuparci di quali germi di rimescolamento e aggregazione civile possiamo immettere o sostenere nelle città e nelle Regioni." (Alexander Langer, "Di che verde c'è bisogno? Di un verde che sappia unire buone motivazioni e compagnie", febbraio 1995, inedito). Del resto aveva scritto già nel 1993: "[...] Probabilmente il nuovo sistema elettorale e politico li obbligherà [i Verdi, n.d.a.] a ricercare il loro posto nuovamente più nella 'società civile' che non nella rappresentanza politica, uscendo da una parabola che li ha visti trasformare - ansimando, del resto - il loro entusiasmo e la loro ricchezza di idee ed esperienza in una moneta politica che pagava poco. Forse è la sfida in cui i Verdi italiani possono trovare la loro rigenerazione, e forse la loro potrà essere una storia esemplare anche per altri Verdi in Europa." (Alexander Langer, "Il movimento verde in Italia - evoluzione, radicamento, temi, influenza", in AAVV: Peuples méditerranéens, ecologie méditerranée, 1993, Paris).

117- Alexander Langer, "L'ambiente, i movimenti, i partiti", lettera ad un amico del novembre 1993, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 210-215).

118- Possiamo comunque ritenere che, nonostante Langer fosse negli ultimi mesi favorevole ad un intervento militare (vedi oltre), non avrebbe approvato la pace bosniaca codificata dagli accordi di Dayton, che ha fatto sì tacere le armi, almeno apparentemente, ma al prezzo di dividere anche territorialmente i tre gruppi in conflitto e sancendo così l'impossibilità della convivenza tra etnie e religioni diverse sullo stesso territorio.

119- Nel dialogo con Adriano Sofri pubblicato su Fine Secolo il 4 giugno 1985 e oggi riportato in Il viaggiatore leggero (op. cit., pp. 105-120) c'è uno scambio di idee illuminante. Sofri: "L'esperienza che ricordavi delle Falkland-Malvine fa pensare che il pacifismo non sostituisca con l'ansia e l'attivismo contro 'la guerra' la capacità di occuparsi concretamente e efficacemente delle 'guerre'. Forse dovrebbe succedere il contrario, e non perché 'le guerre' attuali siano un allenamento nei confronti 'della guerra' potenziale, ma perché sono la guerra." Langer: "[...] Conviene augurare a tutti di avere un banco di prova fatto di nemici concreti, e che possa approdare allo scioglimento concreto dell'inimicizia. Ai gruppi pacifisti farebbe bene confrontarsi con conflitti più limitati ma con più effettive possibilità di intervento." Sofri: "Questa storia [...] mi fa venire in mente [...] san Francesco e i suoi [che] erano specializzati nelle 'paci': non tanto nel predicar la pace, quanto nel metter pace, con mezzi di fantasia e di fortuna, nelle contese concrete." Langer: "Nella 'catena umana' fondata sul principio di attraversare il confine del blocco, un aspetto essenziale è che a nessuno resta una mano libera per tener su bandiere, per tirare pietre o che so io."

120- Alexander Langer, "Oecopax. Un approccio ecologista", Emergenze, n. 6, dicembre 1988, pp. 13-16.

121- Alexander Langer, "Sviluppo? Basta! A tutto c'è un limite&q
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