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3.3.2 - Alcune proposte di modifica

Pur essendo stato il paragrafo precedente già improntato ad un'analisi fortemente influenzata dall'impostazione di Langer, prima di passare ad un'esplicita rassegna del pensiero di quest'ultimo sul censimento etnico e sui suoi effetti, meritano segnalazione alcune proposte avanzate dai gruppi politici sudtirolesi per risolvere l'impasse creatosi in seguito ai ricorsi al Consiglio di Stato di alcuni cittadini mistilingui e alloglotti.
Il Partito comunista propose di far rendere la dichiarazione di appartenenza linguistica unicamente ai membri dei gruppi linguistici tedesco e ladino, per determinarne l'effettiva consistenza, mentre quella del gruppo italiano sarebbe risultata dal totale di tutti gli altri cittadini censiti. Tale proposta avrebbe soddisfatto, a detta dei proponenti, due esigenze: in primo luogo avrebbe reso la dichiarazione di appartenenza linguistica libera e volontaria, inoltre avrebbe eliminato ogni odiosa e inaccettabile discriminazione che pregiudicasse i diritti dei singoli cittadini (diritto alla casa, posto di lavoro ecc.). (75)
Altri, sostanzialmente il linea con questa impostazione, hanno proposto di far sottoscrivere la dichiarazione unicamente a chi intenda far parte della minoranza, senza coinvolgimento diretto della generalità dei cittadini. (76)
La proposta dei Verdi, che ci interessa più direttamente, era rivolta a separare l'atto censuario da quello della dichiarazione di appartenenza linguistica. Con questa soluzione si proponeva un censimento libero in cui il cittadino avrebbe potuto dichiararsi, in modo anonimo, tedesco, italiano, ladino, alloglotto, non dichiarato, altro, inclusa - allo scopo di accertare anche l'entità numerica dei mistilingui - la possibilità di dichiarazione plurima. Si reintroduceva, di conseguenza, la cosiddetta dichiarazione di appartenenza linguistica ad hoc da rendere nei casi previsti dalla legge, così come già è richiesto ai non residenti in provincia e come avveniva in regime transitorio prima del 1981. (77) La soluzione descritta, che, compatibile con lo Statuto di autonomia, prevedeva solo una modifica dell'art. 18 del DPR 752, avrebbe limitato la dichiarazione ai casi di effettivo bisogno, preservato il meccanismo della proporzionale, disinnescato la conflittualità etnica e reso meno opportunistica la dichiarazione di appartenenza linguistica. (78) Le false dichiarazioni dettate da ragioni opportunistiche non sarebbero, evidentemente, impedite con questo sistema, ma ciò si verifica comunque e proprio in virtù dei meccanismi che un uso perverso dello strumento censuario introduce. Per evitare le "frodi", intese come dichiarazioni opportunistiche, basterebbe aumentare il peso che si dà attualmente alla competenza linguistica, accertando nei concorsi il reale bilinguismo. (79)
Riz, della Svp, propose invece di inserire una quarta casella per coloro che non possono riconoscersi nei tre gruppi linguistici previsti, prevedendo però che nella stessa scheda questi decidessero a quale gruppo ufficiale essere equiparati, in modo da non creare "un quarto gruppo che non esiste". (80) Si tratta sostanzialmente della soluzione che si adottò in seguito.
Sia la proposta di aumentare le possibilità di scelta, che quelle di ridurre le caselle si basavano comunque sull'idea di un'identità etnica fissa, da accertarsi nominativamente. Rendere il censimento anonimo avrebbe significato, viceversa, farlo diventare nuovamente un fatto statistico, restituendogli tra l'altro quella attendibilità scientifica persa a causa delle dichiarazioni non veritiere.
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