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alexander langer (22) Cassar-Simma: Abbi cura - Trag Sorge - Take Care (11)

Note del Terzo Capitolo

1- Il termine "etnico" viene utilizzato nell'accezione che lo stesso Langer usa nel suo "Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica" (Arcobaleno, 23 marzo 1994, ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, Palermo, Sellerio, 1996, pp. 295-303, nella versione corretta del novembre 1994) e che, spiega in una nota all'inizio, vuole essere "il più comprensivo delle caratteristiche nazionali, linguistiche, religiose, culturali che definiscono un'identità collettiva e possono esasperarla sino all'etno-centrismo: che è l'ego-mania collettiva più diffusa oggi.".

2- Adriano Sofri, "Le liste verdi prima del calcio di rigore - conversazione con Alexander Langer", Fine Secolo, 4 maggio 1985, (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 105-120).

3- Del resto è lo stesso Langer che in una sorta di lettera a S. Cristoforo ("Caro San Cristoforo", lettera 2000, febbraio - marzo 1990 ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 325-322) si suggerisce suo indegno imitatore nella funzione di traghettatore: "cosa resterebbe da fare ad un tuo emulo oggi, caro San Cristoforo? Quale la grande causa per la quale impegnare oggi le migliori forze, anche a costo di perdere gloria e prestigio agli occhi della gente e di acquattarsi in una capanna alla riva del fiume? Qual è il fiume difficile da attraversare, quale sarà il bambino apparentemente leggero, ma in realtà pesante e decisivo da traghettare?". S. Cristoforo era un uomo di grande forza fisica che decise di ritirarsi in riva ad un fiume per mettersi al servizio di chi volesse attraversarlo. Un giorno si trovò a trasportare un bambino, impresa apparentemente facile sennonché, man mano che l'uomo si spingeva nelle anse del fiume, il peso del bambino si faceva sempre più gravoso. Fu allora che il santo si rese conto di portare sulle proprie spalle il Cristo bambino (da qui il nome Cristoforo).

4- Nel ricostruire le linee fondamentali della storia sudtirolese dall'annessione all'Italia ad oggi, abbiamo sempre cercato di seguire la logica e le idee degli scritti di Langer in materia, ma per dovere di completezza abbiamo fatto riferimento anche ad altri storici importanti. Tali autori, nel caso di contributi specifici, sono in genere citati in nota, mentre nel caso di contributi storici più generici, di riferimento o di "quadro", vedi la bibliografia conclusiva. Riteniamo che i migliori contributi alla storiografia sudtirolese provengano quasi sempre da studiosi non allineati o in genere critici rispetto a quella che potremmo considerare la storiografia "ufficiale" sudtirolese. In questo senso crediamo di non aver fatto torto a Langer nell'integrare le sue considerazioni con quelle di questi storici, spesso suoi amici o "maestri", cercando comunque di mantenere il filo dell'impostazione da lui data.

5- Alexander Langer, "Il pendolo sudtirolese", Antigone, febbraio 1985, (ora in: Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, S. Baur / R. Dello Sbarba eds., Merano / Meran - BZ, Alpha & Beta, 1996, pp. 115-117).

6- Abbiamo trovato per la prima volta questa espressione - tra il materiale a nostra disposizione - in un saggio del 1984: Alexander Langer, "Il potere etnico istituzionalizzato in Sud-Tirolo", in Paolo Chiozzi (ed.), Etnicità e potere, Milano, cleup editore, 1986, pp. 185-193.

7- Si chiama "Pacchetto", con riferimento alla correlazione e inscindibilità del complesso di provvedimenti in questione, un insieme di Misure a favore delle popolazioni altoatesine scaturite dalle trattative tri-laterali (Italia - Austria - Svp) seguite ai lavori della Commissione dei 19, istituita unilateralmente dal Governo italiano nel 1961. In totale si trattava di 137 misure, da realizzarsi con strumenti diversi: 72 andavano adottate a mezzo di modifiche dello Statuto del 1948, 25 tramite l'introduzione di nuove disposizioni statutarie, 8 a mezzo di norme di attuazione dello Statuto, 15 con appositi provvedimenti legislativi e 9 con provvedimenti amministrativi; 7 infine dovevano essere demandate all'esame del governo, mentre l'ultima concerneva la nomina di una commissione permanente per i problemi della Provincia di Bolzano. L'attuazione del "Pacchetto" prevedeva un "calendario operativo", concordato a Copenaghen il 1° dicembre 1969 tra i Presidenti dei governi italiano e austriaco, Moro e Waldheim. Tali accordi permettevano ai due paesi di mantenere le rispettive impostazioni sulle "caratteristiche" della vertenza: mentre l'Italia continuava a considerare quella sudtirolese una "questione interna", l'Austria, grazie alla controversia sollevata davanti all'Onu nel 1960, poteva continuare a considerarla una vertenza internazionale e sottomettere alla "chiusura del Pacchetto" la propria quietanza liberatoria, che avrebbe chiuso ufficialmente la controversia. (Giulia Galera, Il "censimento etnico" in Alto Adige - Südtirol: diritti individuali e tutela del gruppo linguistico, tesi di laurea in Scienze diplomatiche internazionali, Gorizia, dicembre 1997, pp. 33-34. Galera cita: Enzo Reggio D'Aci, La Regione Trentino - Alto Adige, Milano, Giuffrè, 1989, p. 249 e, senza ulteriori specificazioni, Conetti, La controversia italo-austriaca, in I rapporti di vicinato tra Italia e Austria, p.32). Ci vollero 23 anni perchè tutte le norme di attuazione fossero emanate, e ancora si discute sul futuro delle Commissioni dei 12 e dei 6, che sono rimaste in piedi nonostante abbiano portato a termine la funzione per la quale erano state costituite.

8- Del resto l'impegno dell' "altro Sudtirolo" e delle liste messe in piedi da Langer era proprio finalizzato ad una rottura di questo bipolarismo giocato sul destino dei sudtirolesi (di ogni gruppo linguistico) e sostanzialmente al di fuori del loro controllo democratico: "L'esigenza era quale di stare né con lo Stato né con la Svp, ma di lavorare per una democratizzazione dell'Autonomia."(Alexander Langer, "Minima personalia", Belfagror, novembre 1995).

9- Claus Gatterer, In lotta contro Roma - cittadini, minoranze e autonomie in Italia (tit. orig.: Im Kampf gegen Rom, 1968), Bolzano, Praxis 3, 1994, pp. 1581.

10- Per minoranza con alle spalle una cultura "forte", nella sociologia delle relazioni etniche, intendiamo quelle realtà etniche, in genere si tratta di situazioni "peninsulari" com'è il caso dei Sudtirolesi, che pur trovandosi ad essere minoranze rispetto alla propria collocazione territoriale possono fare riferimento ad una condizione di forza della propria cultura di riferimento. E' il caso delle minoranze germanofone e francofone, per esempio, mentre le minoranze slovene o croate fanno riferimento a culture e lingue regionali minori. Il caso delle situazioni peninsulari è naturalmente quello meno sfavorito, non avendo soluzioni di continuità territoriale rispetto alla propria cultura madre.

11- Claus Gatterer, Über die Schwierigkeit, heute Südtiroler zu sein / Della difficoltà di essere sudtirolese oggi, Selbstverlag, Kontaktkomitee für's andere Tirol, 1981, pp. 51.

12- Si tratta di un dattiloscritto senza titolo trovato negli archivi dei Verdi sudtirolesi e gentilmente messo a nostra disposizione. Alcune note a mano rivelano essere uno scritto per Alp dell'inverno 1987 / 1988.

13- Alcune frasi del saggio in questione (ibidem), sintomatiche in questo senso, suonano così: "la spaccatura etnica della società sudtirolese è ormai profondamente consolidata ed interiorizzata", con il risultato che "una notevole dose di intolleranza etnica e di contesa diffusa inquinano l'atmosfera sociale" sfociando "persino in atti di intolleranza violenta, oltre che in una permanente micro-conflittualità etnico-politica".

14- E' forse superfluo tornare sul concetto di Heimat: molti autori sudtirolesi hanno cercato di spiegarne il significato agli italiani e forse meglio di tutti ci è riuscito, come al solito, Claus Gatterer (In lotta contro Roma, op. cit.). Vogliamo però riportare una sintetica e a nostro giudizio esaustiva spiegazione che ne da Langer in una conversazione con Leonardo Sciascia (Alexander Langer, "Leonardo Sciascia: provinciali è bello", Tandem, 11 febbraio 1981, ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 58-61): prima di denunciare la "trasformazione in merce turistica di molta parte del patrimonio di costume e tradizioni", Langer spiega che i sudtirolesi sono un "pezzo di un popolo che non ha più una patria 'grande' e che ormai vive tutto proiettato sulla 'piccola' patria. Parlo della differenza tra 'Heimat', la patria dei luoghi, dei suoni e delle tradizioni conosciute e familiari a differenza della 'Vaterland', la patria delle bandiere, degli inni e delle battaglie, e racconto che oggi spesso da noi si tende a compensare la maldigerita perdita del 'Vaterland' con un eccesso di mito intorno alla 'Heimat'." (Corsivo nostro, n.d.a.).

15- Alexander Langer, dal dattiloscritto per Alp (vd. n. 12). Ritroviamo in questo brano - recuperando una chiave di lettura più volte proposta nel capitolo precedente - la cultura libertaria, antistatalista ed in qualche modo individualista che abbiamo per l'appunto già messo in rilievo in precedenza. Langer tornerà più volte, anche in altri articoli, sul ruolo negativo svolto dallo Stato non solo nei confronti dell'Autonomia (sempre alla ricerca cioè di lacci e laccioli al suo funzionamento), ma anche nei confronti della stessa comunità di lingua italiana. L'impostazione paternalistica, che ha sempre legato lo Stato a questa comunità, ha impedito infatti un suo sviluppo autonomo ed integrato non solo con l'altro gruppo linguistico, ma anche con lo stesso territorio, impedendo così la nascita di una sorta di Heimat italiana o comunque limitandola alle sole zone cittadine e in parte all'asta dell'Adige a sud di Bolzano. Chi oggi si oppone alla creazione di una Regione autonoma in Sudtirolo solo adducendo l'improponibilità di "abbandonare gli italiani a se stessi" dimentica per prima cosa che la comunità italiana altoatesina non ha nessun rapporto privilegiato con il Trentino, ma solo con Roma, che la tutela romana è andata via via "rassegnandosi" al regime autonomistico, riducendosi a inutili ed irritanti rivendicazioni nazionalistiche, e che comunque proprio un trovarsi costretti a "camminare sulle proprie gambe" potrebbe favorire una nuova presa di coscienza del territorio e della realtà circostante da parte degli Italiani, che potrebbero finalmente (dopo settant'anni) cominciare a "sentirsi a casa propria".

16- Si tratta in particolare di due interventi pubblicati su Uomo città territorio, tra gli altri scritti da Langer per la stessa rivista sulle più diverse tematiche: "Le urgenze del Sudtirolo - Alto Adige per gli anni '80", U.C.T., n. 62 - febbraio 1981, pp. 25-29 e "Sulla situazione in Alto Adige", U.C.T., n. 119-120 - novembre - dicembre 1985, pp. 32-35; del già citato "Il potere etnico istituzionalizzato nel Sudtirolo", in Paolo Chiozzi (ed.), Etnicità e potere, Milano, cleup editore, 1986, pp. 185-193; di una "Intervista ad Alexander Langer", magari, ottobre 1988, un testo relativamente lungo, in forma di saggio, variamente rielaborato a partire da un'intervista registrata.

17- Per questi altri articoli, oltre a quelli citati nella nota precedente, vedi la sezione specifica in bibliografia.

18- La grande maggioranza dei Sudtirolesi, compresa buona parte degli ambienti filo-nazisti, non aveva intenzione di lasciare la propria terra, pur nelle difficoltà create dal fascismo. Il Reich creo però in Sudtirolo una specifica agenzia, la Amtliche Deutsche Ein - und Rückwanderungsstelle (ADEuRST, ovvero Ufficio germanico per l'immigrazione e la migrazione di ritorno), che in soli tre mesi, facendo leva sulla menzogna, sull'intimidazione, su false promesse e sulla paura di un'italianizzazione forzata (si disse addirittura che gli optanti per l'Italia sarebbero poi stati trasferiti nelle "terre d'oltre mare" perdendo comunque la loro Heimat), ottenne un plebiscito a favore del Reich. Il regime fascista, preso atto della sconfitta di ogni tentativo di italianizzazione, si rassegnò all'evidenza cercando anzi alla fine di favorire l'esodo, in modo da poter disporre definitivamente di nuove terre da colonizzare. (Claus Gatterer, In lotta contro Roma - cittadini, minoranze e autonomie in Italia, op. cit., pp. 698-725). I risultati delle opzioni, pur diversi nelle stime italiane e tedesche, videro circa 200.000 optanti per la Germania (oltre il 90%) e meno di 30.000 per l'Italia. I risultati furono solo un po' meno "umilianti" per l'Italia in Friuli e nelle altre zone interessate all'accordo. (Gianni Faustini, Trentino e Tirolo dal 1000 al 1900 - breviario storico dell'autonomia, Trento, Publilux, s.d.). Si può stimare con Gatterer (cit.) che circa 72.000 Sudtirolesi lasciarono la loro Heimat e che circa 50.000 di essi non tornarono.

19- "Intervista ad Alexander Langer", magari, ottobre 1988.

20- Si tratta di un'affermazione fatta da Messner nell'ottobre del 1981, nell'ambito di un'inchiesta di Rai 1 curata da Piero Agostini e Georg Schedereit sulla convivenza in Alto Adige. L'affermazione di Messner suscitò un putiferio, abilmente montato e strumentalizzato dall'intellighenzia sudtirolese allineata alla Svp e in particolare dal quotidiano Dolomiten. Alla luce della definizione di Heimat che diamo alla nota 12, è facile vedere come Langer possa condividere la denuncia di Messner: al momento delle opzioni, infatti, i Sudtirolesi confusero sostanzialmente la Heimat con la Vaterland e furono così indotti a scegliere per il Reich. Lo scandalo suscitato da questa denuncia rivela forse una certa coda di paglia.

21- Alexander Langer, "Reinhold Messner: Heimat e tradimento", Tandem, 24 febbraio 1982 (ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 62-65). Non è l'unica volta che, pur indulgente con i propri concittadini, Langer propone più o meno velatamente di fare autocritica rispetto alle vicende drammatiche del 1939 e all'adesione, attiva o passiva che fosse, della maggioranza dei Sudtirolesi ad un nazionalsocialismo visto come risposta 'tedesca' all'opprimente fascismo italiano. Ci piace ricordare, tra gli altri, un articolo scritto per Offenes Wort da un Langer diciannovenne che - preoccupato delle commistioni tra Chiesa e cattolici con il nazismo e pur ritenendo, forse ingenuamente, che "per fortuna da noi la questione è meno scottante che in altri paesi" - scrive: "anche in Sudtirolo c'è stato il problema della posizione assunta rispetto al nazionalsocialismo, alla sua ideologia, ai suoi metodi. Alcuni di noi hanno completamente fallito, la maggior parte ha tentato di trovare soluzioni di compromesso accettabili, che non richiedessero decisioni radicali, pochi hanno osato ribellarsi apertamente - e pochissimi si sono spinti fino alla soglia dell'eroismo." (Alexander Langer, "Josef Mayr-Nusser: martire sudtirolese. Dovrete essermi testimoni fino alla morte", Offenes Wort, gennaio 1965, ora in: Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, op. cit., pp. 32-35). Tornando alle reazioni sudtirolesi per le affermazioni di Messner: in un breve articolo del 1987 dedicato a Norbert Conrad Kaser, Langer denuncia ancora le reazioni tipiche di "una società monolitica e chiusa, nella perversione della nobile causa di difesa di una minoranza etnica" (Alexander Langer, "Funerale laico con Tedeum", Lotta Continua, agosto 1980, ora in: Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 33-34) nei confronti delle diversità manifeste, in quel caso riferendosi agli anni sessanta / settanta: "La 'societas perfecta' del suo Sudtirolo di lingua tedesca, corporativa, ben organizzata, clericale, compatta, etnocentrica, ordinata e fortemente consapevole della propria identità, difficilmente ammetteva opposizione; al massimo produceva dissidenza. Dissidenza punita con l'emarginazione, con il ghetto della cancellazione." (Alexander Langer, "Dissidente", L'indice dei libri del mese, 5/1987).

22- 158.628 firme furono raccolte in calce ad una petizione che rivendicava il diritto all'autodecisione per i Sudtirolesi. La petizione fu presentata al tavolo delle trattative di Parigi, ma i giochi ormai erano già fatti. (Agostini P. - Ansaloni G. - Ferrandi M., Alto Adige- Ottant'anni di storia - Cronologia essenziale dall'annessione all'Italia al dibattito sull'Euregio, Bolzano, Praxis 3, 1995).

23- Provincia autonoma di Bolzano, Il nuovo Statuto di Autonomia, Bolzano, 1996.

24- La disputa tra Italia ed Austria a proposito della questione sudtirolese si è svolta per anni proprio sull'interpretazione della parola "quadro" (frame nella versione originale inglese) utilizzata nel documento conclusivo firmato il 5 settembre 1946. Secondo l'Austria, che propendeva per un'interpretazione sostanziale dell'accordo ispirata ai principi del diritto naturale e che si ponesse in relazione con l'art. 1 dello stesso ("To the german-speaking inhabitants of the Bolzano Province and the neighbouring bilingual townships of the Trento Province"), l'autonomia territoriale doveva essere esclusivamente funzionale alla tutela della minoranza tedesca e quindi il "quadro" riferirsi alle popolazioni di cui si parlava nell'accordo, cioè esprimersi in un ambito territoriale quanto più possibile corrispondente all'area mistilingue. De Gasperi, invece, che propendeva per un'impostazione favorevole alla conservazione delle autonomie di cui alcune provincie italiane godevano nell'ambito dell'Impero austro-ungarico, interpretava il termine "quadro" non in senso territoriale, ma istituzionale, e ritenne di poter aggregare all'autonomia del Sudtirolo anche il "suo" Trentino, che faceva appunto parte delle provincie ex-austroungariche. (Giulia Galera, Il "censimento etnico" in Alto Adige - Südtirol: diritti individuali e tutela del gruppo linguistico, Gorizia, Tesi di laurea in Scienze diplomatiche internazionali, dicembre 1997. Galera cita, nel riassumere questo dibattito: Alexander Langer, L'autonomia della provincia di Bolzano nel quadro dell'autonomia regionale. Sue prospettive di riforma, Firenze, Tesi di laurea, luglio 1968; Alessandro Pizzoruso, Il pluralismo linguistico tra stato nazionale e autonomie regionali, Pisa, Pacini editore, 1975 e Le minoranze nel diritto pubblico interno, Milano, Giuffrè, 1967).

25- Alexander Langer, "Le urgenze del Sudtirolo - Alto Adige per gli anni '80", U.C.T., n. 119-120 - novembre - dicembre 1985, pp. 32-35.

26- Langer non è pregiudizialmente contrario ad una collaborazione istituzionale con il Trentino, al contrario. In un contesto di ricostruzione storica, tuttavia, prende atto dei rapporti particolari che sempre sono interconnessi tra le due regioni: "E' un rapporto complicato. Sotto l'Austria pur nel rispetto dell'identità culturale e linguistica, il Trentino era stato in qualche modo politicamente sottomesso alla maggioranza tedesca del Tirolo. Durante il fascismo il Trentino era stato un po' trascurato dal governo perchè si destinarono gran parte degli sforzi alla provincia di Bolzano, nel tentativo di cambiar faccia a questa terra (il Trentino era già dato per acquisito). Dopo la seconda guerra mondiale il Trentino ha cercato di rifarsi. Soprattutto nei primi dieci, quindici anni l'autonomia fu gestita in maniera tale da favorire il Trentino, e ciò causò da noi ulteriore delusione." ("Intervista ad Alexander Langer", magari, ottobre 1988).

27- Si tratta dello slogan lanciato da Silvius Magnago, giovane leader emergente della Svp, in una famosa manifestazione a Castel Firmiamo il 17 novembre 1957.

28- Mentre l'articolo 14 dello Statuto recita "La Regione esercita normalmente le sue funzioni delegandole alle Provincie, ai Comuni e agli altri enti locali" e che "le funzioni amministrative sono esercitate dalle Provincie", la Corte Costituzionale sentenziò (sentenza n. 39 del 9 marzo 1957) che ciò dovesse avvenire solo in via eccezionale. Lo ricorda Renato Ballardini, definendo la sentenza "un capolavoro di sottigliezza giuridica". (Renato Ballardini, "I lavori della Costituente - L'autonomia regionale per il Trentino Alto Adige e il quadro delle autonomie provinciali nello Statuto del 1948 - Problemi di attuazione a livello della vertenza internazionale", in AAVV, Problemi dell'autonomia nella provincia di Bolzano, Bolzano, Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, 1989, pp. 119-124).

29- Alexander Langer, "Le urgenze del Sudtirolo - Alto Adige per gli anni '80", U.C.T., n. 119-120 - novembre - dicembre 1985, pp. 32-35.

30- Vedi i primi paragrafi del cap. I, in particolare: "1.3 - 'Non transfughi, ma disertori del fronte etnico'" e in particolare la nota 19.

31- Ibidem.

32- "Intervista ad Alexander Langer", magari, ottobre 1988.

33- Ibidem. Abbiamo sostanzialmente riportato quelli che Langer elenca come i "principi" su cui si fonda il secondo Statuto di autonomia. Per quanto riguarda il secondo punto Langer non fa esempi, ma è facilmente immaginabile che pensi alla cosiddetta "proporzionale", riconoscendo implicitamente una funzione positiva - nell'ispirazione originale - a questo strumento. Langer combatterà invece la logica onnipervasiva ed assolutizzante che la proporzionale assunse di fatto nella gestione politica che ne fece la Svp. Per spiegare il terzo principio Langer fa l'esempio delle diverse "scatole" istituzionali, concepite in modo da avere maggioranze etnicamente diverse tra di loro (Regione, Provincia, comuni), del Tar, o ancora dei meccanismi di gestione dei finanziamenti all'industria. L'obbligo della collaborazione istituzionale, ultimo "principio", prevede per esempio che nei comuni nel quale siedano in Consiglio comunale almeno due esponenti di un gruppo etnico, questo debba essere rappresentato in giunta, oppure che la giunta provinciale sia formata rispettando la proporzionalità dei gruppi etnici. Langer considera "questo 'obbligo alla collaborazione' uno degli aspetti più nobili del Pacchetto", pur segnalandone da subito l'implicito "lato oscuro", ovvero l'incentivazione alla separazione, alla "conta etnica" e alla collaborazione di vertice a scapito della partecipazione democratica. Ci occuperemo più approfonditamente di questa "polarizzazione e istituzionalizzazione dell'estraneità tra i gruppi", che rappresenta uno dei noccioli dell'azione politica e sociale di Langer in Sudtirolo.

34- Alexander Langer, "Il potere etnico istituzionalizzato nel Sud-Tirolo", cit., p. 185.

35- "Intervista ad Alexander Langer", magari, ottobre 1988.

36- Ibidem.

37- Ibidem.

38- Alexander Langer, "Oltre il muro", L'indice libri del mese, 1984. Uno dei libri più belli che sono stati scritti a proposito dei pregiudizi tra i due gruppi è L'Italiana, di Joseph Zoderer, pubblicato dagli Oscar Mondadori (tit. orig.: Die Walsche, München - Wien, Carl Hanser Verlag, 1982). Vi si narra la storia di una giovane donna di lingua tedesca che dopo aver seguito la madre in "città" e, alla sua morte, aver deciso di convivere con un italiano, deve tornare al piccolo villaggio di montagna dove era nata per il funerale del padre. Nei due giorni che passa nel paese natale, Olga si rende conto di non poter più essere considerata una "vera" Sudtirolese; etichettata dispregiativamente come "l'Italiana", viene privata di un identità che comunque le sembra ormai completamente travisata e mitizzata. Si trova però parzialmente estranea anche al modo di Silvano, il suo compagno, e vive quindi una situazione di sradicamento ormai inevitabile. Tornerà dal suo uomo con questa nuova consapevolezza e questa sensazione di spaesamento e di estraneità. Lo stesso Langer si é occupato di questo romanzo, con una recensione "comparata" in: Alexander Langer, "Due libri sul Sudtirolo", Reporter, 14-15 settembre, (ora in Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 74-78). L'altro libro di cui si occupa l'articolo, e che Langer decide di "stroncare", è il libro di Sebastiano Vassalli, Sangue e suolo, pubblicato da Einaudi.

39- Vedi oltre nel paragrafo specifico: "3.3 - 'Schedatura etnica? No grazie!'"

40- Alexander Langer, "Oltre il muro", L'indice libri del mese, 1984.

41- Vedi il cap. I per la ricostruzione biografica.

42- Alexander Langer, "Terapia d'urto per il Sudtirolo", Micromega, n. 1 - gennaio 1987.

43- Alexander Langer, "Il pendolo sudtirolese", Antigone, febbraio 1985, (ora in: Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 115-117). La metafora del pendolo, che Langer attribuisce al ministro degli esteri austriaco, il socialdemocratico Leopold Gratz, fu effettivamente usata da questo nel corso di un colloquio ufficiale avuto a Vienna con una delegazione dell' "altro Sudtirolo", presenti tra gli altri Messner e Langer, il 12 maggio 1985, pochi giorni prima della clamorosa vittoria elettorale missina a Bolzano (22,5%) e in tutte le principali città altoatesine. Lo ricorda Langer in "La logica perversa dei blocchi etnici", Alto Adige, 25 giugno 1985.

44- In un articolo del dicembre 1985, dedicato per lo più alla "sofferenza" degli Italiani e allo scandalo creato in Italia dalla vittoria dell'Msi nelle elezioni comunali di giugno, che aveva valso a Bolzano il titolo di capitale nera d'Italia grazie al 22,5% ottenuto dal partito di Almirante, Langer spiega che si tratta di "una specie di dichiarazione di sfiducia - italiana e di massa - nei confronti del 'Pacchetto', in parte anche di ostilità 'contro i tedeschi', magari per reazione per il clima di ostilità che da parte sudtirolese si percepisce (il 23% di voto a Bolzano vuole dire che un italiano su tre ha votato per questo partito: DC e PCI perdono ciascuno tre consiglieri comunali in favore di MSI; socialisti e lista alternativa confermano entrambi i loro risultati, tra l'8-9%)." (Alexander Langer, "Sulla situazione in Alto Adige", Uomo città territorio, n. 119-120, novembre dicembre 1985, pp. 32-35).

45- Alexander Langer, "La logica perversa dei blocchi etnici", Alto Adige, 25 giugno 1985.

46- Si tratta di considerazioni nostre, ma largamente presenti in molti scritti di Langer degli anni ottanta. Per chi scrive, le vicende sudtirolesi dello scorso decennio appartengono alla storia, ma alcuni fatti recenti di una provincia che si vuole propagandare come ormai "pacificata" lasciano ritenere che ancora oggi il vero scopo del partito dominante sia sempre lo stesso (e non l'autodeterminazione o altri più nobili obiettivi). Si pensi solo, per esempio, alla proposta di revisione statutaria con cui l'Svp intendeva introdurre la possibilità di "cooptare" assessori esterni al Consiglio, richiamando norme in vigore nel resto d'Italia. Mentre nelle giunte comunali del resto del Paese gli assessori esterni hanno lo scopo di apportare competenza tecnica ai sindaci eletti con il voto maggioritario, in Sudtirolo questo avrebbe permesso di costituire giunte praticamente monocolore con la semplice nomina di qualche "tecnico" di lingua italiana. E' impressione di chi scrive che l'Svp possa addirittura presentare qualche candidato di lingua italiana alle elezioni provinciali del 1998, spacciando il gesto come "apertura" nei confronti dell'altro gruppo, per superare i rischi concreti che deriverebbero dalla scomparsa di alcuni alleati (il Ppi), dalla riottosità di altri (il Pds) e dall'obbiettiva difficoltà di alleanza con le altre forze politiche italiane presenti in Provincia.

47- Alexander Langer, "Alto Adige - Sudtirolo: terra di scontro?", Uomo città territorio, n. 140-141, agosto settembre 1987, pp. 48-51.

48- Langer mette in risalto spesso come i principali responsabili dell'impasse della "questione" altoatesina siano gli stessi contraenti di quel patto che, viceversa, avrebbe dovuto esserne la soluzione. Il primo "segnale" di una critica di questo tipo si ha già in un articolo del 1981. Domandandosi, è il titolino del paragrafo, "Chi sostiene ancora il Pacchetto?", Langer risponde: "la conclusione da molte parti è avvertita come un pericolo o un trauma, tanto che nessuno vuole assumere in pieno le responsabilità [...]. Quell'equilibrio e quel rapporto di forze che a suo tempo a livello internazionale ed interno aveva determinato la conclusione dell'accordo del "Pacchetto" oggi non regge più, si è modificato - e quindi è venuta a mancare la base che aveva generato quel compromesso." ("Le urgenze del Sudtirolo - Alto Adige per gli anni '80", U.C.T., n. 119-120 - novembre - dicembre 1985, pp. 32-35).

49- Alexander Langer, "Riflettere sul Tirolo: è il momento dell'autodecisione?", Il Mattino, 19 settembre 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, Trento, ed. Arcobaleno, 1992, pp. 71-72).

50- Alexander Langer, "Alto Adige - Sudtirolo: terra di scontro?", Uomo città territorio, n. 140-141, agosto settembre 1987, pp. 48-51. L'esempio forse più clamoroso di ingerenza dello Stato nella gestione dell'autonomia sudtirolese risale al 1984, quando il governo respinse una legge provinciale tesa ad incentivare la creazione di cooperative giovanili che assumessero la gestione di attività dismesse o in crisi.

51- Alexander Langer, dattiloscritto senza titolo per Alp, inverno 1987-88.

52- Non dimentichiamo che stiamo parlando di un periodo, gli anni ottanta, che hanno visto una radicalizzazione estrema della contrapposizione etnica. E' innegabile che, a quasi dieci anni di distanza, la situazione sia relativamente meno "tesa", grazie anche ad una stabilità economica di cui a lungo termine hanno beneficiato un po' tutti i gruppi linguistici e ad un graduale adattamento psicologico ai meccanismi discriminatori della "proporzionale". Un certo ruolo può avere avuto anche l'introduzione del sistema elettorale maggioritario, specialmente nell'elezione dei sindaci, che a medio termine dovrebbe introdurre una "quasi" normale dialettica destra / sinistra nella vita politica sudtirolese. E' indubbio tuttavia che l'Svp continui a cercare pretesti di vario genere per mantenere la tensione ad un livello di guardia, come per esempio il dibattito sull'abolizione della Regione Trentino - Alto Adige o le forzature su un Euroregione che guarda al passato. La maggior parte egli esponenti politici italiani partecipano a questo "gioco" con i loro rifiuti pregiudiziali al dialogo su certi argomenti, e paradossalmente sembrano più propensi alla revisione delle proprie posizioni gli esponenti della destra nazionalista che non quelli che, nell'amministrazione del quotidiano, affiancano l'Svp. E' di pochi mesi fa l'affermazione di Giorgio Holzman, presidente di Alleanza Nazionale, che la "proporzionale" può oggi essere considerato uno strumento di tutela anche degli Italiani e non più solo un privilegio dei tirolesi. In uno dei suoi ultimi articoli (Alexander Langer, "Una voce da pozzo. L'assetto etnico del voto", il mattino dell'Alto Adige, 3 giugno 1995), e comunque prima che la Svp ricominciasse la propria campagna sull' "identità tirolese", Langer constatava, pur nel rammarico di essere stato escluso dalla competizione elettorale per il nuovo sindaco di Bolzano e nelle perplessità che esprimeva per il futuro, che se non altro "un importante riconoscimento va reso a tutti i protagonisti della campagna elettorale: nessuno sembra aver caricato i toni della contrapposizione etnica, nessuna campagna di istigazione nazionalista è stata condotta. Ciò aiuterà in ogni caso il futuro cammino." Non vogliamo però peccare di ottimismo: la struttura rigidamente etnica della vita sociale costruita nel corso dei decenni e consolidata negli anni ottanta non risulta minimamente messa in discussione dalle poche esperienze interetniche presenti sul territorio.

53- Acquaviva rifece la stessa proposta durante un corso di aggiornamento per insegnanti, presumibilmente nel 1988 o nel 1989 (gli atti ufficiali del corso non riportano la data dello stesso). A conclusione di un ragionamento in parte condivisibile sugli effetti di una proporzionale applicata solo in alcuni settori (quelli a maggioranza italiana), Acquaviva afferma: "Il problema, dunque, è di fondo: se non vogliamo conflitti in una regione mistilingue, dobbiamo congelarne totalmente la struttura etnica. Ma qual è l'unico meccanismo che ha dimostrato di funzionare, anche se non del tutto, ma abbastanza? E' il meccanismo del congelamento territoriale. Facciamo l'esempio del Belgio. [...]". (AAVV, Problemi dell'autonomia nella provincia di Bolzano, Bolzano, Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, 1989, pp. 266-272). Aggiungiamo: facciamo l'esempio della Bosnia di Dayton!

54- Alexander Langer, "Terapia d'urto per il Sudtirolo", Micromega, n. 1 - gennaio 1987.

55- Ibidem.

56- Alexander Langer, "Sulla situazione in Alto Adige", Uomo città territorio, n. 119-120, novembre dicembre 1985, pp. 32-35

57- Alexander Langer, "Alto Adige - Sudtirolo: terra di scontro?", Uomo città territorio, n. 140-141, agosto -settembre 1987, pp. 48-51.

58- Alexander Langer, "Terapia d'urto per il Sudtirolo", Micromega, n. 1 - gennaio 1987.

59- "E più si inceppa il meccanismo autonomistico in un quadro di inasprimento sempre più difficilmente reversibile delle tensioni etniche, più diminuiscono le speranze di trovare una soluzione che riesca a disfarsi pacificamente dell'acqua sporca delle ingiustizie e della separazione etnica senza buttare il bambino dell'autonomia e della convivenza." Ibidem.

60- Mauro Buffa, "L'autodecisione non è un grido popolare", (Intervista ad Alexander Langer), Questotrentino, settembre 1991.

61- "Credo piuttosto che oggi si debbano trovare le ragioni per rivendicare autonomia nel territorio e non nella particolarità etnica. Dobbiamo andare a una situazione in cui abbia diritto al massimo di autogoverno locale chiunque si radichi nel proprio territorio e non semplicemente chi parli una lingua diversa da quella maggioritaria." Ibidem. Abbiamo già affrontato il tema del federalismo e dell'autogoverno locale nel capitolo precedente. Si voleva qui solo sottolineare come tale dibattito, e con ragioni ben diverse, fosse presente prima che la Lega ne facesse la propria bandiera politica.

62- Langer coglie l'occasione per lanciare una provocazione, più reale di quanto sembri: "Oggi i confini, più che spostarsi si stanno diluendo. C'è sempre più bisogno di andare verso regioni "europee": è questo il messaggio che condivido della giornata di oggi. E questo riguarderà non solo il Tirolo, ma anche l'Istria, Il Paese Basco, forse la Savoia...Nelle elezioni europee del 1999, quando l'Austria sarà nella Cee, io vedrei bene una circoscrizione elettorale europea unica da Avio a Kufstein, magari comprensiva anche del Voralberg... C'è spazio insomma per andare verso un regionalismo trans-confinario. Non credo invece che questo debba essere ipotecato da elementi revanscisti o nazionalisti." Ibidem. Nel processo di formazione dell'Europea, che Langer auspica delle regioni, possono realizzarsi riunificazioni di regioni divise tra gli attuali stati nazionali. Valorizzare le loro nuove caratteristiche rappresenta una ricchezza per l'intero continente.

63- Ibidem.

64- Alexander Langer, "Perchè vado al Brennero e cosa andrò a dire", il manifesto, 15 settembre 1991, (ora in: Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, op. cit., pp. 67-70 e in: Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 283-285).

65- E' inutile tornare sul tema ambientale e su come per Langer questo sia anche un modo per riavvicinare quelle persone che la politica e le istituzioni vogliono allontanare.

66- Nell'agosto del 1989, in una nota che scrisse per riavviare il discorso sul censimento in occasione della nuova rilevazione del 1991, Langer dice che "è senz'altro utile sapere periodicamente quante persone parlino questa o quella madrelingua e/o si considerino comunque appartenenti ai diversi gruppi linguistici" perchè in questo modo "si viene - per esempio - a sapere se la tutela delle minoranze e la perdurante compresenza di più gruppi linguistici sullo stesso territorio riesce a funzionare bene [...]. Quindi nessuno potrà trovare inutile o dannosa la rilevazione periodica della consistenza dei gruppi linguistici sul nostro territorio." Alexander Langer, "Sul censimento etnico 1991", agosto 1989, dattiloscritto trovato negli archivi dei Verdi di Bolzano.

67- Una querelle in materia ha contrapposto Magnago e Zeller a Langer nel corso di un convegno organizzato da Il Mattino il 24 ottobre 1989. Secondo Magnago, una minoranza, per essere tutelata, dovrebbe venire precedentemente censita. Della stessa opinione Zeller, mentre Langer ricorda che, per esempio, sia l'Accordo di Parigi sia i due statuti di autonomia non furono preceduti da alcuna "identificazione etnica" delle singole persone, ma considerando i gruppi linguistici e l'appartenenza ad essi come un dato fattuale, sociologico, storico.

68- Il censimento del 1971 contemplava la normale rilevazione segreta ed impersonale del "gruppo linguistico di appartenenza" (sotto l'Austria veniva rilevata la "lingua d'uso, durante il fascismo e nel 1951 non si fece nessuna rilevazione statistica riguardante la lingua, mentre nel 1961 si chiese quale fosse la "lingua materna") e i risultati sulla composizione demografica della provincia furono concordemente accettati da tutte le comunità come veritieri. I risultati della rilevazione successiva (1981), personale e non segreta, diedero invece prova di una rottura di equilibrio fra le comunità, con un'accentuata penalizzazione del gruppo linguistico italiano che risultò diminuito di oltre un decimo della propria consistenza. Nel 1971 gli Italiani risultavano pari al 33,31%, i Tedeschi al 62,95% e i Ladini al 3,74%; nel 1981 gli Italiani erano "diventati" il 29,38%, i Tedeschi rappresentavano il 66,40% della popolazione e i Ladini il 4,21%; nel 1991, nonostante i piccoli miglioramenti introdotti e il meccanismo dell'aggregazione (vd. oltre), il trend rimase quasi uguale: Italiani 27,95%, Tedeschi 67,95% e Ladini 4,36% (fonte: Provincia Autonoma Bolzano - Alto Adige, Manuale dell'Alto Adige, Bolzano, 1994, pp. 205 e 209). Si stima che nel 1981 almeno la metà delle "perdite" italiane consistessero in persone che hanno preferito dichiararsi appartenenti al gruppo tedesco per poter usufruire dei vantaggi che la proporzionale conferiva, almeno in quel periodo, al gruppo maggioritario. Ricordiamo che i non-dichiarati furono 5.511: essi persero, nella generale indifferenza dell'opinione pubblica democratica, buona parte dei loro diritti civili (tra i quali, con una legge regionale del 1983, l'elettorato passivo nelle elezioni comunali) e divennero una sorta di "apolidi" in casa propria.

69- L'art. 89 dello Statuto prevede l'applicazione della proporzionale per i posti nel pubblico impiego statale civile. Recita per l'esattezza al terzo comma: "I posti dei ruoli, di cui al primo comma, considerati per amministrazione e carriera, sono riservati a cittadini appartenenti a ciascuno dei tre gruppi linguistici, in rapporto alla consistenza dei gruppi stessi, quale risulta dalle dichiarazioni di appartenenza rese nel censimento ufficiale della popolazione". L'altro articolo in cui si parla di proporzionale è l'art. 15: "La Provincia di Bolzano utilizza i propri stanziamenti destinati a scopi assistenziali, sociali e culturali in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo linguistico e in riferimento alle entità del bisogno del gruppo medesimo, salvo casi straordinari che richiedano interventi immediati per esigenze particolari".(Provincia autonoma di Bolzano, Il nuovo Statuto di Autonomia, Bolzano, 1996). Sono gli unici due articoli dello Statuto di autonomia in cui si parli esplicitamente di proporzionale, e lo si fa in riferimento alla necessità di stabilire un criterio di ripartizione generale o di attribuire alcune singole persone al loro gruppo linguistico. Un terzo articolo, l'art. 61 primo comma, si riferisce alla costituzione degli organi degli enti locali, affinché sia assicurata la "rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici", ma in genere si fa riferimento - discutibilmente - alla composizione linguistica degli organi collegiali interessati e non al censimento della popolazione. E' evidente che eleggere Giunte comunali, provinciali e regionali, dovendo tener presente la composizione linguistica del Consiglio, favorisce ulteriormente il voto etnico, richiesto dai partiti agli elettori per non "svantaggiare" il proprio gruppo linguistico. La normativa per le elezioni comunali, per esempio, prevede che sia sufficiente che un gruppo sia rappresentato da almeno due consiglieri per avere diritto ad entrare nelle giunte comunali.

70- Comitato di iniziativa contro le Opzioni 1981 - Initativkomitee gegen die Option 1981, 1981 Nuove opzioni? - Wieder eine Option?, Bolzano, marzo 1980, pp. 25 e ss.

71- Lo stesso partito di raccolta sudtirolese ha da sempre enfatizzato la cosiddetta "libertà di scelta" del dichiarante, da esplicarsi nell'ambito delle previsioni statutarie; i dichiaranti dovrebbero in sostanza optare liberamente per uno dei tre gruppi riconosciuti. Tale impostazione, fondata sull'autonomia decisionale del singolo, ha permesso al maggior partito sudtirolese di ignorare la presenza in Sudtirolo di altri gruppi linguistici, alle volte anche molto consistenti, come è il caso dei mistilingui, che potrebbero comunque scegliere liberamente a quale gruppo aderire. In realtà l'atto della dichiarazione è tutt'altro che libero, dal momento che il singolo individuo è indotto a dichiararsi in base a considerazioni di mera convenienza ed opportunità.

72- Tale impossibilità, era sancita dal DPR nr. 542 del 28 settembre 1981. La sentenza di cui si parla è quella della IV sez. del Consiglio di Stato del 7 giugno 1984, n. 439. L'Svp protestò duramente contro tale decisione, in quanto temeva che venissero minati il sistema di tutela delle minoranze costruito sui tre gruppi linguistici ed in particolare l'applicazione della proporzionale etnica. Il compromesso cui si pensò permette, con la disposizione attualmente in vigore, di dichiararsi non appartenenti a nessuno dei tre gruppi linguistici, purché si indichi l'aggregazione ad uno di essi (d. l. n. 253 del 1° agosto 1991). E' evidente come tale soluzione permetta di risolvere il problema giuridico posto dal Consiglio di Stato, ma non quello politico e sociale di polarizzazione e compattamento etnico.

73- Nazionalità da intendersi secondo il significato attribuitogli dalla lingua inglese (nationality), cioè come senso individuale di riconoscimento in una comunità culturale e linguistica con le sue tradizioni e costumi.

74- E' il fulcro della critica che Langer porta agli effetti sociali e politici della dichiarazione nominativa di appartenenza linguistica. Nel corso di un convegno tenutosi a Bolzano il 25 gennaio 1997 e intitolato: "2001: il nostro Censimento in Europa" (gli atti non sono ancora disponibili su supporto cartaceo), Renato Ballardini, membro della Commissione dei 19, ricordò Langer dicendo che "l'effetto forse più clamoroso di questo aberrante meccanismo di attuazione di un criterio già di per sé viziato é stato reso evidente dalla tenace resistenza di Alexander Langer, che ha rifiutato la dichiarazione di appartenenza ad alcuno dei gruppi ammessi, con la incontestabile motivazione che se la scelta ad un gruppo é atto puramente soggettivo e culturale, ciò comporta, in nome del principio di uguaglianza, anche la piena legittimità di non sceglierne alcuno." La dichiarazione soggettiva può essere ritenuta alla stregua di una scelta tra diverse religioni: nel sistema sudtirolese la possibilità di non professarne alcuna non é contemplata.

75- Lionello Bertoldi, intervento al convegno del 24 ottobre 1989 organizzato da Il Mattino, cit.

76- Lo ricorda Giulia Galera, nella sua tesi di laurea Il "censimento etnico" in Alto Adige - Südtirol: diritti individuali e tutela del gruppo linguistico, op. cit.. In particolare cita Telchini, "Vertenza altoatesina: tutela delle minoranze e priorità di diritti della persona", in Questione di giustizia, 1992, p. 202.

77- Ciò avviene ai sensi del DPR 104. Langer si avvalse di tale opportunità in occasione della propria candidatura a sindaco di Bolzano, intendendola come dichiarazione sostitutiva di quella non resa in occasione del censimento. Tale dichiarazione non venne accettata e Langer si trovò escluso dalla competizione elettorale.

78- Gianni Lanzinger, intervento al convegno de Il Mattino, cit.

79- Alexander Langer, ibidem.

80- Roland Riz, ibidem.

81- Alexander Langer, ibidem.

82- Alexander Langer, "'Opzioni 1981': la separazione etnica come fondamento del sistema sudtirolese", Uomo città territorio, n. 63-64, marzo - aprile 1981, pp. 20-22.

83- Alexander Langer, "Non giochiamo col fuoco", Alto Adige, 22 novembre 1979, (ora in Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 161-164 con il titolo "Egregio Professor Acquaviva). E' la risposta alla provocazione di Sabino Acquaviva che aveva proposto l'estensione della proporzionale ad ogni settore della vita sudtirolese e il congelamento etnico e territoriale del Sudtirolo (vd. n. 54).

84- Alexander Langer, "Questione altoatesina e le 'gabbie' etniche", Corriere della Sera, 18 gennaio 1980.

85- Alexander Langer, "'Opzioni 1981': la separazione etnica come fondamento del sistema sudtirolese", Uomo città territorio, n. 63-64, marzo - aprile 1981, pp. 20-22.

86- Alexander Langer, "Questione altoatesina e le 'gabbie' etniche", Corriere della Sera, 18 gennaio 1980.

87- Alexander Langer (presumibilmente), "Promemoria sugli effetti giuridici e politici del c.d. censimento etnico in Alto Adige", dattiloscritto a circolazione interna, 1983.

88- Vedi il cap. I, paragrafo 3 : "Non transfughi, ma disertori del fronte etnico".

89- Alexander Langer, "Le urgenze del Sudtirolo - Alto Adige per gli anni '80", U.C.T., n. 119 - 120 - novembre/dicembre 1985, pp. 32-35.

90- Alexander Langer, "'Opzioni 1981': la separazione etnica come fondamento del sistema sudtirolese", Uomo città territorio, n. 63-64, marzo - aprile 1981, pp. 20-22. Si tratta di considerazioni che Langer fa nel 1981, quando il Pci poteva prospettarsi come possibile partito di maggioranza tra gli italiani. Nella logica etnica della politica italiana alla Svp non crea nessun disturbo la polarizzazione degli italiani sull'Msi e la prospettiva di un "fronte degli italiani". Tale evoluzione è anzi funzionale all'ideologia del partito dominante. Sono già emerse voci, nell'ambito del Polo delle Libertà altoatesino che, ponendosi come raggruppamento etnico, invitano alla collaborazione di vertice con la Svp.

91- Alexander Langer, intervento al convegno de Il Mattino, cit.

92- Alexander Langer, ibidem.

93- Il concetto di "catasto etnico", come quelli di "nuove opzioni" o di " schedatura etnica", sono spesso usati nell'ambito del movimento di opposizione alla dichiarazione di appartenenza.

94- Alexander Langer, "Osservazioni 'tecniche' sulla proporzionale etnica per i neo-consiglieri comunali - I principali tipi di 'Proporz'", dattiloscritto a diffusione interna, 19 giugno 1980.

95- Alexander Langer (presumibilmente), "Promemoria sugli effetti giuridici e politici del c.d. censimento etnico in Alto Adige", dattiloscritto a circolazione interna, 1983. Nello stesso scritto, successivamente, Langer ribadisce con ancor maggior vigore: " Riassumendo questa sommaria disamina, si può quindi concludere che lo statuto speciale, pur facendo frequente riferimento ai gruppi linguistici in quanto tali ed all'attribuzione di alcuni singoli cittadini in determinate circostanze ed a determinati effetti ai gruppi linguistici, non prevede mai la necessità di classificare e schedare in linea generale, erga omnes, a tutti gli effetti e con validità permanente tutti i cittadini dell'Alto Adige, e che, anzi, il legislatore costituzionale esplicitamente non ha voluto accogliere tale ipotesi, pur avanzata dalla SVP sin dal lontano 1957 e riproposta in sede di 'Commissione dei 19'."

96- "Ethnische Aufschreibung? Nein, Danke. Schedatura etnica? No, grazie", Omnibus, settembre 1991, (ora in Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, op. cit., pp. 67-70 e in: Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 73-75). Pur essendo firmato, tra gli altri, da Langer, è ipotizzabile che egli non ne sia stato l'estensore materiale. Alcune delle affermazioni in esso contenute sono infatti in contraddizione con altri scritti risalenti più o meno allo stesso periodo o con l'intervento al seminario de Il Mattino (ottobre 1989), cui si è più volte fatto riferimento, almeno che i toni concilianti non rappresentassero una nuova tattica "non-frontista" nella polemica anti censimento. Ancora nel gennaio 1988, nello scritto senza titolo per Alp (cit.), Langer parlava di "segni crescenti di tensione ed irrequietezza", di "atti di intolleranza violenta" e di "permanente micro-conflittualità etnico-politica" e sottolineava: "Non c'è dubbio che la tensione tra italiani e tirolesi, tra altoatesini dell'una e dell'altra lingua (solo i ladini sono meno schierati nella contrapposizione etnica), non solo non [è diminuita grazie al regime ] di speciale autonomia, ma è addirittura aumentata nel corso dell'ultimo decennio."

97- Alexander Langer, "No al censimento - opzione. 1981: trionfo dell'etnocentrismo nel Sudtirolo", in AAVV, Nuova sinistra nel Trentino e Sudtirolo, (quaderni di Nuova Sinistra - Neue Linke), Trento - Bolzano, 1980.

98- Tra gli altri, Claus Gatterer fa spesso riferimento alla Jugoslavia, che, a fronte di un regime autoritario ed illiberale, sembrava aver realizzato, con la forma statuale della confederazione ed una serie di altri interventi specifici a tutela delle minoranze, un equilibrio ed un rapporto tra gruppi etnici diversi che sembrava andare oltre la semplice "coabitazione".

99- E' una considerazione piuttosto scontata, ma che vale la pena fare. Gatterer, che non era certo un anarchico, un estremista o un teorizzatore della convivialità, usa la metafora dei matrimoni misti, tanto deprecati dalla cultura sudtirolese ufficiale: "In economia ci troviamo di fronte ad un'altra forma di matrimonio misto: è il connubio concorde e redditizio tra lira italiana e lira sudtirolese in società per azioni, holdings, ditte dalle combinazioni svariate e multiformi. Anche questo connubio è un diritto umano. Ma c'è da chiedersi se ciò non comporti per il gruppo etnico pericoli talvolta più consistenti che non il matrimonio misto tra persone." (Claus Gatterer, Über die Schwiergigkeit, heute Südtiroler zu sein / Della difficoltà di essere sudtirolese oggi, Selbstverlag, Kontaktkomitee für's andere Tirol, 1981, p. 35).

100- Non a caso, come già illustrato nel paragrafo dedicato al pacifismo, uno dei punti fondamentali delle proposte di Langer per la fine della guerra in Bosnia e più in generale per evitare lo svilupparsi di tensioni etniche nell'Europa orientale, è di dare immediata ammissione all'Unione europea a tutte le realtà a rischio.

101- Alexander Langer, da un intervento alla radio del 11 marzo 1993, oggi riportato con il titolo "Verdi 'di cuore' e verdi 'di testa'" in Alexander Langer, Aufsätze zu Südtirol / Scritti sul Sudtirolo 1978 - 1995, op. cit., pp. 265-267).

102- Si tratta, nel capitolo precedente, dei paragrafi "2.5 - Ambiente e nuovo terzomondismo: un incontro inevitabile" e "2.7 - Contro la guerra, cambia la vita".

103- La stima del numero di gruppi minoritari, naturalmente, dipende dai criteri con cui questi vengono individuati, Sussi ("Minoranza" in Demarchi F., Nuovo dizionario di Sociologia, Cinisello Balsamo (Mi), ed. Paoline, 1978) cita Salvi e Pahor ed elenca: Albanesi, Catalani (in Sardegna), Croati (in Molise), Franco-Provenzali (Piemonte, Valle d'Aosta, Puglia), Friulani, Greci (in Puglia e Calabria), Ladini, Occitani (Piemonte e Calabria), Sardi, Sloveni, Tedeschi. Altre stime arrivano fino a sette milioni.

104- Alexander Langer, "Le minoranze linguistiche del Trentino e la normativa europea", intervento al convegno: La tutela dei gruppi minoritari nella provincia di Trento: legislazione e proposte operative, organizzato a Palù del Fersina / Palai dall'Istituto culturale Mocheno-Cimbro il 4 marzo 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 78-82). Senza pretese di completezza Langer elenca: Scozzesi, Gallesi, Baschi, Gaelici, Catalani, Valenciani, Franco-Provenzali, Bretoni, Occitani, Ladini Dolomitici, Frisoni, Arbesh, Friulani, Sardi, Grecanici, Mocheni, Cimbri, Zingari, Ebrei che parlano jiddish.

105- Alexander Langer, "La lezione dei risorgenti nazionalismi - La prospettiva regionalista e federalista", Comuni d'Europa, settembre 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 340-343).

106- Alexander Langer, "L'Europa ed il riemergere delle questioni etniche", Terre & Acque, giugno 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 37-39).

107- Ricorda Langer che "chi soffre l'oppressione o perlomeno l'incomprensione degli Stati nazionali e la loro pesante pretesa di omogeneità, tende a preferire piuttosto una aggregazione sovra- e pluri-nazionale che toglie potere ai singoli stati membri. Oltre che sottrarre poteri concreti, toglie a loro soprattutto la giustificazione ideologica primaria: che si sta insieme perchè si appartiene alla stessa nazione, e dall' 'unità di destino' si fa discendere spesso anche l' 'unità di comando'. Cittadinanza e nazionalità vengono fatte coincidere, ai cittadini è chiesta lealtà e fedeltà alla nazione, la finzione dello stato-nazione è dura a morire." (Alexander Langer, "Il vertice di Maastricht: le piccole nazioni e la loro fede europeista", il manifesto, dicembre 1991, ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 344-346).

108- Alexander Langer, "Minoranze oltre lo Stato", Mosaico di pace, (ora in: Rapporto dall'Europa 2, ciclostilato in proprio dai Verdi, primavera 1994). L'occhiello all'articolo è molto esplicito: "Molte minoranze si sono rivelate più europeiste dei loro stati. E' segno che si può restare gruppo etnico senza farsi stato, sempre che gli interessi bancari non blocchino lo sviluppo regionale dell'Europa."

109- Alexander Langer, "La lezione dei risorgenti nazionalismi - La prospettiva regionalista e federalista", Comuni d'Europa, settembre 1991, cit.

110- Per riassumere quanto detto in proposito nel capitolo precedente: "E' innegabile che oggi gran parte degli stati cosiddetti nazionali (pochi sono veramente stati nazionali, i più sono in realtà plurinazionali, senza ammetterlo) risultano al tempo stesso troppo grandi e troppo piccoli. Sono troppo grandi per consentire una reale democrazia partecipata, per rispettare le esigenze ed i poteri delle comunità locali, ma anche dei cittadini che non vogliano delegare a partiti, lobbies, e sindacati la loro voce e sono troppo piccoli per permettere di affrontare efficacemente alcuni grandi problemi contemporanei, da quelli ambientali a quelli del disarmo e della pace." (Alexander Langer, "Bisogno d'Europa: i verdi per il federalismo europeo, Green Leaves, maggio 1991, ora in Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 324-326).

111- Bisogna stare attenti a non confondere i due concetti di "Europa delle regioni" e di "Europa delle etnie". Nonostante quanto detto finora possa far credere altrimenti, perchè abbiamo impostato tutto il discorso sulla tutela delle minoranze, si tratta di due cose estremamente diverse, ed anzi la prima sarebbe la soluzione "democratica" che eviterebbe le involuzioni razziste e provincialistiche della seconda. Le Regioni europee avrebbero spesso, per esempio, dimensione multi-etnica e pluri-linguistica, quindi di incontro tra culture contigue o insediate sullo stesso territorio; l'Euregio Tirolo o, eventualmente, delle Alpi centro-orientali, ne è un chiaro esempio. Lo spiega bene Langer in due articoli importanti: "In tempi recentissimi, dopo la caduta dei regimi comunisti e l'emergere di nuove e forti rivendicazioni etno-nazionali, il riferimento al territorio ed alla comunità locale (L'Europa delle regioni) cede sempre più il passo alla tentazione di sostituire l'imposta e falsa omogeneità etnica degli stati-nazione esistenti con una supposta più autentica omogeneità a livello più ristretto: all'esclusivismo etnico degli Stati qua e là comincia ad opporsi l'esclusivismo etnico di chi sinora era privo di Stato o incluso contro la propria volontà in Stati che non riconosceva come omogenei. L'Europa delle etnie non è identica all'Europa delle regioni, e forse la Comunità dovrà scegliere con decisione di trasformarsi in tessuto realmente federalista e regionalista se non vuole rischiare di trovarsi presto di fronte a tensioni etniche dirompenti anche al proprio interno." (Alexander Langer, "Il vertice di Maastricht: le piccole nazioni e la loro fede europeista", il manifesto, dicembre 1991, cit.); "Oggi siamo forse ancora in tempo per imprimere una forte correzione in senso regionalista al processo di integrazione europea, aprendo le porte a regioni con robusti poteri, a nuove aggregazioni, anche transfrontaliere, di cooperazione inter-regionale. Aprendo le porte a vere e proprie 'Regioni europee', a nuove istanze di reale partecipazione regionale nelle decisioni comunitarie, soprattutto in quei settori che hanno maggiore rilevanza per la vita delle comunità locali, come l'assetto territoriale, l'ambiente, l'agricoltura, l'economia regionale e così via. Se l'Unione europea tarderà a riconoscere e valorizzare la portata degli Enti territoriali come organismi che esercitano un reale potere e offrono reale partecipazione ai cittadini, come comunità territoriali ben definite dalla rilevanza dei loro interessi vitali comuni e da una solida democrazia dell'autogoverno, ben presto ci troveremo invece di fronte a nuovi etno-centrismi regionali - già visibili 'in status nascendi' in ogni parte d'Europa - che rivendicheranno nuove delimitazioni, separazioni, confini ed innescheranno tensioni e conflitti senza fine." (Alexander Langer, "E' sufficiente il comitato delle regioni?", Europaregioni, 7 luglio 1994, ora in: Rapporto dall'Europa 2, cit., p. 33)

112- Alexander Langer, "Regioni ed integrazione europea", intervento alle riunioni dei Consigli regionali e provinciali del Nord-est su "Regioni ed integrazione europea", Trento, novembre 1990, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 333-335).

113- Ricorda la riflessione che, in merito, abbiamo fatto nel capitolo precedente.

114- Si tratta del punto 3 della "risoluzione Bindi", doc. A3/0300/91 del Parlamento europeo, riportato da Langer in: Alexander Langer, "Popoli, minoranze e Stato-nazione", intervento alle Giornate mondiali di studio in onore di Lelio Basso, Roma, 4-7 dicembre 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 40-41).

115- Vd. i paragrafi "2.4.2 - L'autolimitazione o la cultura del limite" e "2.4.3 - Riabilitare il campanile: c'è bisogno di indigeni che facciano i custodi della terra."

116- Mauro Buffa, "L'autodecisione non è un grido popolare", (intervista ad Alexander Langer), Questotrentino, settembre 1991. Vedi la nota 61 per la citazione completa.

117- Alexander Langer, "Zingari: un popolo senza territorio", Zingari oggi, ottobre 1991, (ora in: Alexander Langer, Vie di pace / Frieden Schließen - Rapporto dall'Europa, cit., pp. 224-225).

118- Alexander Langer, "Zingaro", Una città, n. 17, 1992.

119- Alexander Langer, "Zingari: un popolo senza territorio", Zingari
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