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3.1. "Weltanschauung" di un politico "impolitico"

Per Weltanschauung non si intende il solo modo di vedere, ma anche quello di sentire, essendo una concezione del mondo e della vita che coinvolge anche emotivamente.
La voce "politico" (etimologicamente del cittadino) si addice alla figura di Langer, nel suo impegno sempre al servizio del cittadino e della comunità, nel conciliare lo stile della vita privata con quello della vita pubblica.
(Secondo Droysen1, il politico non è altro che uno storico pratico).
Nei suoi appunti si pone spesso la domanda del senso della politica nella vita, e se per lui la vita abbia senso senza la politica.
Naturalmente la politica, come viene da lui intesa, ha sempre senso: essa riflette la vita con i suoi problemi (inerenti al singolo ed alla società) e le battaglie per risolverli; esprime l'uscita dal proprio egoismo all'insegna del principio di sussidiarietà, che si contestualizza con quello di autonomia.
La funzione del politico è una vera missione (tutti intravedono in lui il missionario) e non un mestiere, una specie di vocazione a cui non ci si può sottrarre, facendo parte integrante del mondo morale.
La sua eticità (etimologicamente da éthos, di origine indoeuropea) rappresenta quel complesso di norme accettate e condivise da una comunità. Egli realizza da "visionario" un autentico impegno nel sociale, teso verso il miglioramento della società. Concepisce una democrazia dinamica e il più possibile allargata, che coinvolga tutti responsabilizzandoli:

Un segno del tempo carico di speranza per tutti coloro che, per millenni, sono stati esclusi da una vera partecipazione alla vita della comunità, coloro che non avevano nulla da dire o che dovevano semplicemente accontentarsi della pappa loro preparata o imposta dall'alto - "per grazia divina".
la democrazia come mezzo importante per la realizzazione della dignità umana di tutti dunque, nonostante le difficoltà che indubbiamente scaturiscono da un atteggiamento intimamente democratico, appunto perché si deve tenere conto di tutti.
E' chiaro che la democrazia come forma culturale è qualcosa di diverso dal semplice prevalere della maggioranza.

La comunità e la democrazia possono giungere a piena maturazione solo laddove le persone siano riuscite a conquistare responsabilità individuale e libertà2.

Si prefigge, pertanto, di restituire il più possibile la politica alla società civile sottraendola al verticismo.
Sicuramente, al di là di influenze dirette, la concezione langeriana della democrazia è riconducibile a quella che si ritrova nel teorico della politica Cornelius Castoriadis, recentemente scomparso a Parigi3.
La democrazia moderna non trova la sua fondazione in quella ateniese. Nell'esperienza degli ateniesi sono presenti, tuttavia, alcuni elementi fondamentali, che possono essere rielaborati per costruire l'autoistituzione della società moderna, dove si deve tenere conto in primo luogo dell'autonomia del soggetto.
Come nota Enzo Collotti, Langer lotta <<per una idea di democrazia non formale ma verificata sulla possibilità per la gente di vivere gli uni accanto agli altri senza dover declinare la propria appartenenza etnica o religiosa>>4.
Per poter comprendere a fondo la sua collocazione come politico, non si può prescindere dalla sua religiosità, risorsa primaria di riflessione dei problemi di qualsiasi natura essi siano (spirito dialogico di Socrate), per cui non sono casuali gli incontri con personaggi del mondo spirituale, sia della sfera ecclesiastica, sia di quella laica.
Come lo studio delle situazioni, che ci sono lontane, ci aiuta a comprendere meglio i nostri conflitti interni, altrettanto vale per il nemico, che va accettato e non offeso; del rsto, il discrimine tra amico e nemico è chiaramente messo in discussione dall'autore5. Emerge sempre l'importanza del confrontarsi con realtà diverse per capire meglio il proprio "Hic et nunc". Ad esempio, il conflitto bosniaco diventa spia del conflitto etnico sudtirolese.
La definizione di "impolitico" è di Adriano Sofri:

C'è stato in Italia un politico- impolitico che ha avuto il coraggio di guardare alla presenza umana sulla terra e alla convivenza fra persone e genti diverse con una intelligenza profonda e una generosità di sentimenti che i tempi stretti e la selezione al ribasso della politica di norma escludono. E' stato Alexander Langer, che ha fatto tesoro di una formazione familiare e regionale incline all'uso di più lingue, al confronto di più popolazioni e tradizioni, all'ingombro e all'invito dei confini.

Gesù Cristo è stato e rimane per Langer il più grande rivoluzionario.

Rivoluzionario il cristianesimo lo è anche per l'importanza che attribuisce ai poveri, ai deboli e agli oppressi : Cristo santifica la loro vita scegliendo di condividerne l'esistenza. (...) Cristo non chiede buone maniere e bigotteria, ma azione e decisione. (...) Questo è stato l'insegnamento di Cristo, un insegnamento che ribalta l'ordine del mondo (non solo di allora, ma spesso anche di oggi)(...)6.

La sua rivoluzione è però da intendersi ben diversamente da come le rivoluzioni politiche e sociali del nostro secolo hanno concepito la trasformazione. Ecco allora che Langer si pone la domanda fondamentale sulla validità e sull'attualità di un "éthos della rivoluzione"7.
E' nota la sua abitudine di rendere pubblici i propri bilanci di parlamentare con rendiconti delle entrate e delle uscite.

Ogni anno rendo noto il bilancio. (...) In tutto ho versato, nel quinquennio al Fondo Verde europa nordest 337 milioni, alla Federazione dei Verdi 133 milioni, ai Verdi sudtirolesi 85 milioni, a iniziative politiche varie ed occasionali 107 milioni, e - come quota parte ad iniziative della legislazione italiano nei verdi europei - 137 milioni: così ho cercato di perequare in qualche modo i nostri famosi "privilegi europei"8.


1 Johann Gustav, Droysen (1808/1884 - storico, filosofo della storia e uomo politico tedesco).
2 Langer, "Segni dei tempi", in il Viaggiatore leggero, cit., pp. 39-40.
3 Cfr. C. Castoriadis, "Il caso Atene", <<volontà>> (Democrazia e oltre) Trimestrale - anno XLIII - n. 4 del 12/1994 - Milano - p. 142:
L'autoistituzione
<<Questo ci porta ad una conclusione importante: la democrazia non è un "modello" istituzionale, non è neanche un regime nel senso tradizionale del termine. La democrazia è l'auto istituzione della collettività a opera della collettività, e lo è come movimento.
E' vero : questo movimento si basa su determinate istituzioni ed è favorito da queste, ma anche dal sapere diffuso nella collettività, che le nostre leggi sono fatte da noi e che noi le possiamo cambiare>>
4 E. Collotti, Il vulcano Langer, Firenze, ed. Leo S. Olschki, 1995, cit., p. 746.
5 "Gibt es irgendwo eine trennungslinie zwischen freund und feind?" ("C'è in qualche luogo una linea di divisione tra amico e nemico ?"), Peter Kammerer, (Vorwort): - Die Mehrheit der Minderheiten - p.13.
6 Langer, "Il cristianesimo rivoluzionario", in Il viaggiatore leggero, cit., pp. 20-21.
7 Langer, "ethos der revolution?" ("Etica della rivoluzione?"), op. cit., p.13
8 da un'intervista a <<tam-tam>>, 16 maggio 1994, in Il viaggiatore leggero, cit., pp. 161-162.
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