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5.2. Influenza di Ivan Illich

1 Da maestro prima ed interlocutore poi, Illich lo orienta politicamente verso il mondo ecologico: alquanto critico verso i movimenti verdi, che con la loro visione teorica del "nuovo" guardano solo al futuro senza tener conto del passato. <<E forse anche perché attingono troppo ai libri e troppo poco agli usi e costumi e alle saggezza popolari>>2.
La sua è un'ecologia politica, che comprende culture e civiltà in tutto il loro percorso storico. parte dal presupposto che ogni discorso sulla natura rimane privo di fondamento se non calcolato nella storia. Lo stesso vale per il problema linguistico, che nel territorio plurilingue del Sudtirolo riveste importanza particolare.
Il plurilinguismo non è un fenomeno moderno, ma è sempre esistito: nasce con l'uomo - come sostiene Mario Wandruszka3.
La società monolingue (una lingua, una nazione) è una "costruzione"4 dell'ottocento, che l'era della comunicazione e dei mass-media ha perfezionato in dimensione globale.
Pur partendo da premesse teoriche molto lontane da quelle di Pasolini, Illich arriva a conclusioni non lontane da quelle dell'intellettuale friulano sull'omologazione: tecnologia e accelerazione selvaggia della società in senso burocratico conducono secondo Illich a un appiattimento umano e sociale, per cui si rinuncia a un multilinguismo "naturale" per una delega (che è una cambiale in bianco" agli "esperti".

Illich percepisce subito l'importanza fondamentale che nel Sudtirolo riveste il problema della lingua, dei confini tra lingua e cultura, del confronto tra loro, delle reciproche pretese di superiorità o di esclusività5.

Sempre proseguendo un accostamento ideale, che in realtà non è forzato, tra i due autori: Illich invita ad un multilinguismo che è soprattutto multiculturale e interdisciplinare, mentre Pasolini mirava soprattutto ad una riscoperta e rivalorizzazione concreta del dialetto.
Chiaramente, però, in una situazione come quella altoatesina possiamo distinguere diverse stratificazioni linguistiche, tutte da rivalutare. Bisogna tener conto dell'oggettiva difficoltà di gran parte della popolazione di lingua tedesca ad acquisire e anche solo parlare l'Hochdeutsch (lingua letteraria), per cui conviene invece salvare entrambe le "lingue" quasi considerandole L1 e L2 (cfr. F.de Saussure: "langue" e "parole" /T. De Mauro e M. Lodi, Lingau e dialetti).
Da parte della popolazione i lingua italiana, a causa delle vicende storiche ben note, è invece andato perso - quasi completamente - il dialetto d'origine delle generazioni precedenti, mentre domina una sorta di "Hochitalienisch" (termine non ufficiale, coniato sulla falsariga dell'Hochdeutsch), mutuato soprattutto dai mass-media.
Ecco quindi che la difficoltà, ma anche il possibile arricchimento, si riferisce sia al dialetto sudtirolese sia all'Hochdeutsch (entrambi si nutrono a vicenda).
Discorso ulteriore è quello che vale per la minoranza ladina, da sempre più propensa (anche per necessità pratiche) all'apprendimento delle due lingue maggioritarie. Lnger è attratto dai Ladini, in quanto gruppo minoritario in senso assoluto. Ritrova radici profonde nell'idioma ladino che, legato all'origine etnolinguistica del sudtirolo, può avere la funzione di cuscinetto - cerniera tra le due culture e relative tradizioni linguistiche6.
In tale caleidoscopio linguistico esiste, dunque, la possibilità di continui scambi e reciproci rimandi (anche di tipo contrastivo, che potenzialmente includono le lingue "straniere"7.
Devono essere rivalutate le interferenze linguistiche (che di norma hanno valenza negativa) sia tra "lingua letteraria" e "dialetto" sia tra "lingue diverse": anch'esse contribuiscono reciprocamente all'arricchimento linguistico.
Come infine sostiene Wandruszka:


"Poiché il nostro pensare supera di gran lunga il nostro linguaggio, il plurilinguismo costituisce l'ambito ideale della nostra libertà spirtuale".



1 Ivan Illich: gesuita, sociologo, filosofo, operatore e organizzatore culturale, nato nel 1926 a Vienna da madre ebrea (come quella di Don Milani) d'origine spagnola e da padre jugoslavo. Nel 1968 ridotto su propria richiesta allo stato laicale (dopo censura subita per critiche mosse alla gerarchia), ma rimasto nella chiesa; cittadino del mondo, padrone di una decina fra lingue e dialetti, partecipe per breve intenso periodo della singolare stagione del cattolicesimo fiorentino durante la quale incontra anche Don Milani.
2A. Langer; "Incontro con uno dei padri dell'ecologia politica", <<La nuova ecologia>>, 19 ottobre 1985, oggi in Il viaggiatore leggero, cit., pp. 66 ss.
3M. Wandruszka, Die Mehrsprachigkeit des Menschen, ("Il plurilinguismo umano").
4L'espressione è di Ugo Fabietti, L'identità etnica - storia critica di un concetto equivoco - Roma, NIS, 1995.
5 Langer, "Ivan Illich il plurilingue", in Il viaggiatore leggero, cit., p. 67.
6 Intervista in data 22.02.98 a Frida Piazza: ladina, ricercatrice delle lingue e tradizioni delle valli dolomitiche. La studiosa riscontra nel aldino la mancanza del lessico scientifico e , pertanto, non lo considera una lingua bensì un idioma.
7Lingue "straniere" viene qui usato in senso pragmatico, in quanto formalmente esiste dal II Statuto d'autonomia l'espressione "tedesco" - seconda lingua, in analogia a italiano (non lingua straniera) in vigore dal I Statuto d'autonomia. Per lingua straniera si intende, di norma, una lingua parlata al di fuori del territorio.
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