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5.4.1. Intervista a Oskar Peterlini

5.4.1. Intervista a Oskar Peterlini (consigliere regionale - 06.11.1997)

D: Cosa stima in Langer?

R: Come tutte le persone che inseguono grandi obiettivi, Langer ha seguito (senza esitare, senza farsi trascinare dai problemi odierni, da difficoltà) il suo grande ideale: rendere il mondo più vivibile, più sociale, più bello.
Naturalmente, poi si può essere di differenti posizioni sul come raggiungerlo: se questo è un sogno alla Marcuse, se questo è un'utopia - come abbiamo letto con lui a scuola - o se questo è fattibile. Io penso che tutti gli uomini di buona volontà abbiano l'obbligo di perseguire i propri ideali e di impegnarsi. Lui lo ha fatto con grande entusiasmo e no ha esitato anche di fare grandi sacrifici per raggiungere queste mete. Anche lui, però, ha imparato che si devono fare dei compromessi. Ho citato questo libricino "utopia"; proprio la parola stessa indica quello che anche lui sapeva, che naturalmente gli ideali si raggiungono fino ad un certo punto, e questo ci fa anche capire il compromesso che tutti devono fare.

D: Quale qualità di Langer le piacerebbe avere?

R: Lui era molto comunicativo, riusciva a convincere le persone, riusciva soprattutto a coinvolgerle nelle sue mete (questa è una grande capacità che lui aveva). Lui naturalmente, era molto intelligente: "essere intelligenti" è sempre un obbiettivo da seguire.

D: Quale insegnamento ha tratto dalle sue lezioni?

R: Vede, se lei mi dice delle lezioni singole, allora devo dirLe "chiaramente ho imparato quello che normalmente a scuola non si impara: confrontare un punto di vista completamente diverso dai libri di testo (io lo avevo come insegnate di storia e filosofia). E ho anche imparato (e questa è la lezione più lunga) che, però, può essere anche fatale il seguire un punto di vista analiticamente fino in fondo, cioè quello che si deve fare è cercare di fare una composizione di obbiettivi." Lui ha troppo perseguito analiticamente e consecutivamente la sua meta, però non c'è un solo punto di vista, ce ne sono tanti. Per esempio, in tutta la sua filosofia mancava spesso la componente economica. Lui esagera su questo versante, qui di nuovo manca il perseguimento di altri obbiettivi, ma anche qui ci vuole il compromesso, anche se uno è materiale e l'altro ideale: per poter sopravvivere ed essere felici ci vuole anche una base economica; chiedo anche al materialista di far combaciare questo suo obbiettivo di una economia avanzata (per dare ricchezza a tutti) e di non perdere l'obbiettivo della felicità (come c'è scritto nella Costituzione americana, p.e.).

D: C'è qualcosa di Langer di cui si sente la mancanza in questo particolare momento storico?

R: Si, naturalmente come tutti i grandi personaggi ha lasciato un vuoto, un vuoto di pensare oltre alle barriere del possibile momento. Fino ad adesso lui ha tanti seguaci, tanti che cercano di imitarlo, (ma anche nel suo proprio giro speso aveva il coraggio di dire il contrario); mentre adesso i suoi seguaci rischiano naturalmente di lasciare una linea che lui stesso avrebbe rivoluzionato. Lui era un "Umdenker", cioè capace di cambiare.
Sosteneva la tesi: "i sistemi democratici non funzionano, bisogna abbatterli dall'interno".
E poi si è reso conto che anche lui doveva entrare in Consiglio regionale e al Parlamento europeo.
Non c'è nessuna domanda negativa in questa intervista.

D: E' noto che Langer ha introdotto il "germe della politica" nella scuola altoatesina di lingua tedesca.
Cosa pensava Lei allora da discente e cosa pensa ora da politico?

R: Il giudizio è uguale: io sono contrario che si strumentalizzi la scuola per la propria idea politica. Langer ha strumentalizzato; però era sincero, ha detto ciò che si prefiggeva.
Che si parli di politica sono d'accordo, però rimanendo neutrale.

D: Sarebbe contento se i suoi figli avessero un insegnante come Langer?

R: A condizione, però, che fossero preparati alle sue posizioni politiche.
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