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Sul rapporto Rocard: ambiguo centro per la prevenzione dei conflitti

8.6.1995, Comunicato stampa
Senzaa dubbio l'esigenza di base, da cui muove il rapporto di Michel Rocard sull'Istituzione di un centro europeo per la prevenzione dei conflitti, è assai fondata: occorre rafforzare la capacità di analisi e prevenzione dei conflitti e dotare l'Unione europea di strumenti idonei per sviluppare un'efficace politica di pace e di sicurezza.

L'esistenza stessa di un Intergruppo per la prevenzione attiva dei conflitti, che opera dal 1994 in seno al Parlamento europeo, va nella medesima direzione.

Invece non convince affatto la pasticciata soluzione che il rapporto Rocard, approvato da una imbarazzatissima maggioranza nella Commissione esteri del P.E., pretende di dare al problema. Per lunghi mesi si è favoleggiato intorno ad un Centro di analisi e prevenzione del Parlamento europeo, nel quale dovrebbero operare "esperti di incontestabile autorità" nominati dal Parlamento e raffinare le capacità di elaborazione e di previsione del Parlamento stesso. Nel frattempo - con sorprendente precursione dei tempi - è stata persino istituita una voce di bilancio (B7-219: di fatto un milione di ECU per il "Centro Rocard") in favore di una creatura non ancora nata, e si è cominciato a discutere del numero degli esperti e dei rappresentanti dei gruppi parlamentari che dovrebbero andare a dirigere il Centro. Strana confusione tra l'ennesimo ufficio studi (ma non esiste già una Direzione studi e ricerche del P.E. che fornisce buoni risultati, accanto a numerosi e qualificati istituti veramente indipendenti che effettuano ricerche sui conflitti, sulla prevenzione, sulle politiche di pace e di sicurezza?) ed una sorta di "STOA-panel" di politica estera, magari lottizzato tra i partiti maggiori!

Se si vuole un'efficace politica di pace e di prevenzione dei conflitti, non mancano oggi gli strumenti conoscitivi e di analisi, nè servirebbe mettere l'iniziativa politica del Parlamento sotto la tutela di veri o presunti "esperti". Ciò che servirebbe, invece, sono da un lato meccanismi adeguati di elaborazione e di decisione politica (che difficilmente possono essere allocati nel Parlamento, ma spettano semmai alla responsabilità della Commissione), e dall'altro strumenti attivi di reale individuazione, prevenzione, mitigazione, mediazione e soluzione dei conflitti: dalla diplomazia più tradizionale a quel "corpo civile europeo di pace" (comprendente anche obiettori di coscienza), la cui istituzione il P.E. ha auspicato nella sessione del maggio 1995 (rapporto Bourlanges-Martin), e che dovrebbe poter svolgere compiti di monitoraggio, interposizione e mediazione in non poche situazioni potenzialmente esplosive.

Temo che il "centro Rocard" - la cui sostanza dopo un compromesso tra democristiani e socialisti nella Commissione esteri resta affidata al futuro negoziato tra questi gruppi politici, la Commissione ed il Consiglio - proprio per la vaghezza della sua concezione e la contradittorietà delle sue ambizioni finisca per essere un velleitario monumento di lottizzazione partitica che finirà per celebrare più l'impotenza del Parlamento e delle istanze europee che rafforzarne la capacità di azione in favore della prevenzione dei conflitti.

Ecco perchè i Verdi avrebbero preferito portare in aula il rapporto Rocard solo dopo una profonda ridiscussione, ed ecco perchè si troveranno a votare contro, se l'impianto attuale del rapporto verrà mantenuto.

Alexander Langer

Bruxelles, 8.6.1995
pro dialog