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Nobili cause e tentazioni totalitarie
15.11.1992, Da "Il Mattino dell'Alto Adige"
Non c'è nobile causa o idea nella storia che non sia stata o non possa essere pervertita nel suo contrario. Il cristianesimo e stato utilizzato per giustificare genocidi di popolazioni indigene d'Oltremare, pogrom contro ebrei ed eretici, conversioni forzate estorte con la spada e dittature varie, di cui il franchismo ed i regimi di personaggi come i generali Stroessner e Pinochet sono ancora freschi nella memoria. Nel nome del socialismo sono stati oppressi, trasferiti e massacrati milioni di donne e di uomini, e non solo sotto Stalin, e persino il nazismo si definiva come una sorta di "socialismo".I grandi ideali nazional-libertari della rivoluzione francese hanno portato a persecuzioni anti religiose, terrore giacobino, centralismi soffocanti, assimilazioni forzate. Sotto il segno liberale della libera iniziativa e libera impresa sono state distrutte dal mercato milioni e milioni di esistenze umane, individuali e comunitarie: non solo nel capitalismo manchesteriano, ma sino ad oggi, dove basterebbe guardare alle grandi baraccopoli del Sud del pianeta per rendersi conto di quanta malattia, miseria e morte può derivare da un ordine che doveva garantire la massima felicita per il massimo numero di esseri umani. Financo Kant, filosofo del più alto imperativo morale radicato nella coscienza dell'uomo, e finito nella bocca dell'aguzzino nazista Adolf Eichmann, che afferma di aver sterminato gli ebrei per quel supremo senso del dovere che il pensatore di Königsberg gli aveva insegnato. L'Islam è diventato, nell'uso di alcuni regimi, collante e molla per ordinamenti intolleranti ed aggressivi, ed il Vecchio Testamento viene invocato per negare ai palestinesi il loro diritto alla patria. La "nuova frontiera" kennediana ha portato alla guerra americana nel Vietnam ed a una politica di rivoluzioni agrarie imposte nel Terzo mondo che hanno devastato per generazioni la capacità di quei popoli di alimentarsi. E si potrebbe continuare a lungo. Non c'è limite agli abusi, alla degenerazione, allo stravolgimento. Conviene dunque esaminare spassionatamente anzi: sospettosamente quali germi di totalitarismo, di intolleranza, di perdita della ragione, di violenza e di esclusivismo Si possano nascondere dietro ogni grande idea o causa che si pretenda generosa o umanitaria o addirittura salvifica. In questo senso accetto ben volentieri che anche a proposito dei verdi e degli ideali ecologisti si indaghi sui possibili cattivi maestri, antenati spurii o parenti sconosciuti e magari impresentabili. Ma, detto questo, mi pare francamente stravagante ricercare come ha fatto recentemente il filosofo Luc Ferry in Francia, ripreso da alcuni in Italia l'"econazismo" negli odierni movimenti ambientalisti. Non si può negare che l'ecologismo fornisca nuova linfa a molte correnti di pensiero che vi si vogliono rigenerare. Ciò avviene per parti consistenti della sinistra socialdemocratica, marxista, laica... che può trovare nell'urgenza ambientale nuove e non screditate ragioni di uguaglianza e solidarietà e forse nuovi impulsi per battersi contro il dominio del profitto capitalistico; cosi come i cristiani vi possono scoprire nuovi motivi per impegnarsi in favore della "salvaguardia del creato" o gli umanisti in genere per sotto- lineare una filosofia del limite e della compassione. Tutti possono essere verdi, con più o meno intensità e convinzione, cosi come tutti potevano attingere ed hanno attinto ad altre sorgenti di ispirazione ideale, filosofica, morale. Anche le diverse destre, che possono ritrovare nell'ecologismo una critica forte all'industrialismo ed alla civiltà massificata dei consumi e del trionfo dei valori economici: alcune loro significative frange culturali di "nuova destra" hanno trovato nella montante coscienza ecologica l'occasione per uscire anche loro da vecchi schemi e da vecchie ed ormai sterili contrapposizioni. Certo, va esplorato fino in fondo se esista davvero un pericolo di deriva nel patrimonio genetico dell'ecologismo, e va fatto ogni sforzo per prevenire l'integralismo, che in versione verde non e meno pericoloso che sotto altri colori. Ma il pericolo maggiore che oggi io riesca a vedere non sia tanto nell'irrazionalismo vitalistico che intorno al concetto di "vita" o di "natura" si può sempre rigenerare, ma piuttosto in due degenerazioni simmetriche ed opposte che entrambe possono condurre all'idea di "eco-crazia", di dirigismo ecologico anche autoritario; nello scientismo tecnocratico, da un lato, che eleva le scienze e la tecnologia a fonte automatica di verità e di norme anche sociali, economiche e di convivenza inter-umana, ed in una sorta di "bio-crazia", dall'altro canto, che pretende di elevare l'idea di "bios", di vita, a nucleo centrale e supremo di un sistema ed un ordinamento "secondo natura". Entrambe queste posizioni possiedono una forte carica totalitaria, anche se di segno magari opposto: si pensi ai tecnocrati ed agli scienziati spocchiosi che vorrebbero dettare al Terzo mondo quanti figli si possono mettere al mondo o quali varietà di sementi convenga usare, in nome della compatibilità con l'ambiente, e che non disdegnerebbero ammantare anche di ecologia la dittatura dei grandi apparati burocratici, tecnico-scientifici e politico-amministrativi. Sul versante per cosi dire "opposto" troviamo l'idea piuttosto romantica ma può essere anche socialdarwinista! che la Vita, con la maiuscola, sia di per sé legislatrice ed ispiratrice per regolare gli umani desideri e l'umana convivenza. Se ne potrebbe dissertare a lungo e cercare ancora altre possibili degenerazioni "a sfondo verde" (come ne esistono a "sfondo rosso" o "cristiano" o "di mercato"...); ma tra i due pericoli di deriva sopra individuati, quello tecnocratico appare sicuramente il più concreto e più minaccioso, a dispetto delle vistose apparenze che certi movimenti chiasso- si (pericolosi e da non sottovalutare, ma assolutamente non rappresentativi degli ecologisti) possono ingenerare: il totalitarismo di chi domina le grandi strutture economiche, tecniche, scientifiche, amministrative e dell'informazione fa di gran lunga più paura dei velleitari e scomposti spesso crudeli ma fondamentalmente impotenti rigurgiti "econazisti", isolati ed isolabili proprio perché la coscienza democratica in quella direzione appare abbastanza cosciente e vaccinata. Gli ecologisti lo sanno bene, e non hanno alcuna intenzione di cadere in queste trappole.