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Una voce dal pozzo

3.6.1995
Una voce dal pozzo. Il biblico Giuseppe dell'Antico Testamento dai suoi fratelli fu gettato nel pozzo, cadendo così nella schiavitú degli egiziani ai quali fu venduto.

Una volta che i fratelli se ne erano disfatti, pensavano di poter meglio gestire e spartirsi l'azienda familiare. Ma quando, più tardi, capitò loro una feroce carestia, ricevettero il consiglio "andate da Giuseppe, vi saprà aiutare": ricercarono in Egitto il fratello estromesso, ne furono accolti fraternamente e generosamente aiutati.

Chissà se un giorno i personaggi ed i partiti che attraverso una puntigliosa legislazione etnica hanno escluso dal voto a Bolzano un candidato sindaco, con la lista inter-etnica che lo sosteneva, reo di non aver compilato la dichiarazione etnica nel censimento 1991, sentiranno il bisogno di ricorrere alle risorse di innovazione civile e politica che tale proposta avrebbe comportato.

A guardare oggi al rinnovo dell'amministrazione del capoluogo altoatesino, è difficile scorgere un grande afflato di entusiasmo e di riforma. Certo, un importante riconoscimento va reso a tutti i protagonisti della campagna elettorale: nessuno sembra aver caricato i toni della contrapposizione etnica, nessuna campagna di istigazione nazionalista è stata condotta. Ciò aiuterà in ogni caso il futuro cammino. Ma detto questo, si deve anche notare che nessun grande progetto di rinascita culturale, sociale, ambientale, civile di Bolzano è in vista. Teatro, capitale dell'"Euregio" o delle Alpi, università (sì, no, forse, ma comunque decide la SVP...), meno traffico (no, anzi, più parcheggi) e forse un aeroporto (ma abbastanza piccolo da non urtare gli ambientalisti..)..., e naturalmente servizi sociali, anziani, bambini, verde ed efficienza comunale si ritrovano in tutti i programmi, ma non si intravvedono ancora i protagonisti di un nuovo patto civico, nè quel soffio di entusiasmo condiviso intorno ad un vero e proprio disegno di rifioritura di Bolzano. Le stesse forze politiche che si presentano alla prova appaiono quasi tutte rinnovate nei nomi e nei simboli (rispetto al voto del 1989 forse solo la stella alpina della SVP è rimasta uguale), ma non siamo ancora al rimescolamento profondo nè dell'assetto "etnico" nè di quello ideologico. Al primo turno nessun candidato sindaco verosimilmente potrà disporre di un voto largamente "mescolato" dal punto di vista linguistico e politico, e le sigle sulla scheda per ora ricordano più il passato (anche se un po' sbiadito) che richiamare un futuro diverso.

Forse l'occhio di chi è stato escluso dal giuoco non è del tutto sereno, e quindi il giudizio ne può risultare viziato. Ma sembrerebbe poter cogliere un forte segno di transitorietà sopra la culla dell'amministrazione bolzanina che si formerà. Difficilmente l'esercizio reggerà alla prova del vaglio di costituzionalità che un'elezione così mutilata dovrà affrontare - pur con i tempi incredibilmente lenti della giustizia italiana - e quindi non appare azzardato prevedere una ulteriore chiamata alle urne tra 1-2 anni. E non è detto che sia un male: certi bruchi avranno il tempo di diventare farfalle. Oggi in almeno una decina di liste (tra le ben 17 che affollano il panorama ufficialmente post-partitico di un'elezione assai poco diretta del sindaco e del Consiglio comunale) si trovano persone di ideali ed ispirazioni simili - accanto ad altre, che magari rappresentano piuttosto le varie ortodossie o semplicemente vecchie continuità. Molte di queste persone (alcune delle quali sicuramente entreranno anche nel nuovo Consiglio comunale) oggi mordono il freno di fronte ad una stagnazione politica nella quale la disciplina etnica, certi richiami nazionalisti, alcune vecchie abitudini di lottizzazione e anche la vischiosità di un ceto politico non ancora rinnovato pesano non poco.

Perchè non pensare che, dopo qualche peripezia e carestia, questi fratelli possano ritrovare i loro altri fratelli oggi gettati nel pozzo da una legislazione etnica non ancora entrata nella fase del necessario disarmo, e dare vita insieme a quella rinascita civile e sociale, ambientale e culturale, alpina ed europea, locale ed al tempo stesso solidale col resto dell'umanità che Bolzano potrebbe degnamente irradiare?

Una voce dal pozzo. L'assetto etnico del voto
Il mattino dell'Alto Adige, 3 giugno 1995
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