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La lettera è blindata, lo spirito è leggero

16.10.1988, da "Alto Adige"
Un giovane cantautore sudtirolese di San Giacomo, Georg Clementi - molto amato dalle ragazze e dai ragazzi della sua età - canta "Südtirol, amore mio": una dichiarazione d'amore delicata, leggermente triste e molto intensa a questa terra, in cui ci si può conoscere e voler bene nonostante che "Peter e Adriana non possano giocare insieme all'asilo" e nonostante le bombe, purchè lo si voglia fortemente e purchè non ci si lasci fermare dai divieti e dalle bombe. Forse non tutti sanno che Georg queste cose le canta anche quando viene invitato dalla SVP, e regolarmente si prende grandi ed appassionati applausi dai giovani. Più che la "convivenza", parola già un po'consumata dall'uso e dall'abuso, egli interpreta l'amicizia che ci può essere tra la gente che vive insieme in Alto Adige, e che tanti desiderano, nonostante i molti inviti alla reciproca estraneità ed all'inimicizia.

Un panettiere e pasticciere di Nalles, con la moglie, stampa e diffonde a proprie spese un autoadesivo "für ein friedliches Zusammenleben" (per una pacifica convivenza), dove tre mani si congiungono fraternamente. Herbert e Ilse Pristinger inviano questa loro creazione insieme ad una lettera scritta a mano, nella quale spiegano: "tre gruppi etnici - gente di stirpe tedesca, italiana e ladina - hanno una patria comune e la amano: il Südtirol. Tutti vogliono vivere in pace ed insieme. Azioni violente non servono a nessuno. Solo un pacifico vivere insieme porta ad un futuro comune, che dobbiamo costruire insieme. Ma dobbiamo anche volerlo costruire insieme...". Con soddisfazione molti lettori del "Dolomiten" hanno potuto vedere sul loro quotidiano la riproduzione dell'insolito adesivo.

I giovani di Bressanone, dell'una e dell'altra lingua, che hanno voluto manifestare la loro avversione alle bombe, hanno espresso anche loro un chiaro messaggio: visto che la violenza - anonima ed oscura - del terrorismo non può essere fermata dai cittadini, si deve almeno operare per non lasciarsene ricattare: la voce di centinaia di giovani merita ben altro ascolto che quella di qualche criminale e sconosciuto bombarolo (anche se avesse alle spalle dei mandanti potenti).

Quelle quasi duecento famiglie che nella scorsa estate hanno ospitato in casa propria una ragazza o un ragazzo, in un rapporto di amichevole scambio con un'altra famiglia del gruppo linguistico "dirimpettaio", hanno radicato in profondità il seme dell'amicizia: si pensi cosa vuol dire se centinaia di persone si fanno dell'"altro" un'immagine vera, in carne ed ossa, invece che quella del pregiudizio, della battuta o della vignetta ostile, dello stereotipo bell'e pronto sui "crucchi" o sui "Walsche".

E quanta gente sa ed usa spontaneamente e volentieri la lingua - e talvolta anche il dialetto - dell'altro! E' un solliveo ben diverso dalla sorda guerra linguistica che spesso avviene intorno agli sportelli, dove molte volte esiste già di per sé una situazione di attrito e frizione tra utente ed addetto e dove non è raro che da entrambe le parti ci si sforzi assai poco di usare e capire la lingua dell'altro.

O pensiamo, ancora, ai giovani SVP che in un loro recente documento propongono qualcosa che fino a ieri puzzava d'eresia: il ridimensionamento del culto della "proporzionale etnica"!

Chi annuncia (come un grande quotidiano nazionale) o addirittura organizza (come i bombaroli e chi li "usa") una "campagna elettorale blindata" in Alto Adige, vuole una realtà locale tutta fatta di esasperazione, conflitto, risentimenti, incompatibilità, norme e codicilli. Ed insiste soltanto sulle pesantezze - che certo non mancano, e che sarebbe sbagliato sottovalutare o cancellare in un impeto di pace solo generico. Forse davvero le situazioni che viviamo e le stesse parole che usiamo (con quell'ossessivo richiamo etnico alla dimensione o italiana o tedesca della realtà, quasi se si trattasse di due mondi necessariamente ostili ed inconciliabili) sono ormai troppo blindate: ma non solo da bombe o da norme che coltivano la diffidenza e la separazione tra comunità e persone, ma anche da mentalità, abitudini e concetti di comodo, perpetuati con troppa pigrizia.

Per togliere di mezzo un muro che non si vuole e non si sopporta, ci sono metodi più efficaci che sbattere continuamente contro quel muro (magari provocandone implicitamente il rafforzamento): a volte magari basterebbe attrezzarcisi meglio per imparare a saltarlo, a scavare sotto, ad aggirarlo, a demolirlo lentamente ma con metodo...

In una situazione come quella odierna dell'Alto Adige, che da troppe parti si vuole "blindata", viene in mente la prima delle bellissime "Lezioni americane" di Italo Calvino. Tra i sei concetti utili per la letteratura del prossimo millennio annovera per primo quello della "leggerezza". Senza far torto all'ultima opera di Calvino, potremmo forse tradurre quel concetto con una frase biblica: la preminenza dello spirito sulla lettera. Di questa leggerezza, di questa preminenza dello spirito sulla lettera, si avverte oggi un grande bisogno, se non si vogliono invocare le corazze e gli arsenali che una situazione "blindata" esigerebbe.

La lettera è blindata, lo spirito è leggero

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