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Appello CCP

Il Ministero degli esteri finanzi i Corpi Civili di Pace!

 

E’ difficile scegliere una immagine che racchiuda in sè tutto il dolore, la fierezza, lo sconcerto e la rabbia del popolo aggredito. Forse il simbolo più forte che resterà della assurda crudeltà di questa guerra sarà quella donna gravida sanguinante, stesa sul lettino di un ospedale, portata in fuga dall’ospedale bombardato di Mariupol, e deceduta poco dopo insieme al suo bambino. Ma passeranno alla storia anche le immagini di tutti i civili, uomini e donne, che hanno imbracciato i fucili per difendere la propria nazione, quelle dei ragazzini perfettamente europei passati dai giochi di guerra delle loro playstation al riempimento delle molotov e certamente saranno impressi nella nostra memoria collettiva i palazzi ed i luoghi della quotidianità sventrati dai missili nelle grandi città Ucraine. Nell’oceano di immagini che ci sono pervenute ce ne sono alcune, però, che non hanno fatto strada quanto avrebbero potuto: quelle immagini potenti degli ucraini di Kerson e di Berdyansk che scendono in strada a cantare l’inno della loro patria, disarmati, in mezzo ai carri armati russi, sventolando le loro bandiere, quell’uomo inginocchiato davanti ai blindati segnati con la Z o il video struggente dei cantori dell’Opera Lirica di Odessa che nel mezzo di una città bombardata intonano il Va Pensiero di Verdi.

 

Queste immagini della resistenza nonviolenta Ucraina avrebbero dovuto avere in noi la stessa potenza simbolica del rivoltoso sconosciuto di piazza Tienammen, che poi fu probabilmente giustiziato, della Marcia del Sale ad Ahmedabad organizzata da Gandhi, che portò al massacro da parte della polizia britannica di centinaia di pacifisti indiani, o della marcia di Selma voluta da Martin Luther King, che ha portato con mille sofferenze dei nonviolenti alla vittoria del diritto sulla barbarie delle leggi di segregazione.

 

Il nostro dibattito in Europa è ancora fermo tra il riconoscimento del sacrosanto diritto della resistenza armata contro l’invasore e la necessità di sostenerla con le armi, ma è chiaro a tutti che nè l’Europa nè la Nato vogliono invischiarsi nella guerra calda a tal punto da entrare in rotta di collisione con la Russia fino a provocare una guerra nucleare. La corsa agli armamenti delle nazioni europee non è niente altro che lo specchio di una strategia anacronistica, e già sconfitta dalla storia, secondo cui un mondo più armato è un mondo più sicuro. Il dibattito tra interventisti e pacifisti avviene come se le grandi battaglie nonviolente vinte del ‘900 non ci avessero insegnato nulla. Peggio, come se non fossero mai esistite.

 

Come società civile italiana noi insistiamo con convinzione che si possa e si debba ancora provare una terza via: il governo italiano potrebbe immediatamente finanziare una massiccia operazione di corpi civili di pace e consentire a tutta la società civile italiana, a cui si aggiungerebbe con molta probabilità e celerità quella europea, di entrare in Ucraina per una grande operazione di nonviolenza attiva.

Finanziare una prima vera forma governativa di salvataggio in terra, come avremmo dovuto e dovremo ancora fare nel Mar Mediterraneo, organizzando l’entrata in massa di pullman di volontari disarmati, che andrebbero in Ucraina al solo fine di aiutare le operazioni di evacuazione, per mettere in salvo le persone che sono nascoste nei rifugi, nelle chiese, nei teatri, portando cibo ed acqua.

Facendosi forte della sua società civile l’Italia potrebbe proporre alla NATO, all’Ucraina ed alla stessa Russia di sostenere una via innovativa di risoluzione del conflitto: far avanzare i corpi civili di pace ed avviare così una vera difesa nello stile dell’Europa nonviolenta, far avanzare la pace nei territori di guerra.

L’intellettuale olandese Bart de Ligt, uno dei veri grandi amici di Gandhi in Europa, ebbe a scrivere relativamente alla guerra civile spagnola che “il miglior modo per combattere Franco (il dittatore Francisco Franco) sarebbe stato, senza dubbio, per il popolo spagnolo di permettergli di occupare temporaneamente tutta la Spagna e successivamente scatenare un grande movimento di resistenza nonviolenta (boicottaggio, non-cooperazione e così via ) contro di lui. (…) Noi non sosteniamo l’idea ingannevole del non intervento: ovunque l’umanità è minacciata o attaccata, tutti gli uomini e le donne di buona volontà devono intervenire in sua difesa”.

 

Possiamo assistere impotenti a decine di altre Guernica per le prossime settimane e scongiurare di non arrivare mai al punto di non ritorno di una guerra nucleare oppure possiamo uscire dai nostri video, dai nostri smartphone e dai nostri dibattiti tra antimilitaristi ed interventisti, ed intervenire tutti insieme, ascoltando la lezione dei nostri maestri del ‘900.

 

Il ministro Di Maio, ministro con la delega alla cooperazione internazionale ascolti la società civile e faccia partire una grande ed inedita operazione di pace. Noi ci siamo! Può contare su di noi!

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