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Giorgio Mezzalira: Un’umanità trasparente

5.11.2016, Corriere dell'Alto Adige - editoriale

Una sintesi ragionata dei dati più importanti del Dossier statistico immigrazione 2016 è già apparsa sulle pagine di questo giornale. Ma tornare sull’argomento è doveroso, visti gli scopi che una tale analisi annualmente si prefigge: favorire un livello adeguato di consapevolezza dei fenomeni migratori da parte dell’opinione pubblica e fornire una narrazione più equilibrata. I derivati della nostra ignoranza rispetto al fenomeno, pregiudizi compresi, fanno un pessimo servizio se sono i soli ad accompagnare le legittime ansie prodotte da ogni arrivo di migranti. Faremmo un pessimo servizio anche noi se dicessimo che non esistono problemi o che si possono risolvere in fretta. Le guerre tra poveri in alcune regioni del nostro Paese sono un pericolo serio e il buonismo rischia solo di irrobustire le convinzioni di chi auspica muri e barricate contro gli stranieri. Ben vengano quindi i numeri controcorrente, tutti i dati che ci mostrano che non siamo vittime di un’invasione, che ci illuminano sul contributo che i nuovi cittadini danno al mantenimento della nostra società.

Secondo le proiezioni demografiche Istat, nel periodo 2011-2065 avremo in Italia un saldo naturale negativo di ben 11,5 milioni. Come compensare questo progressivo calo della popolazione, insieme alla tendenza consolidata al suo invecchiamento, se non con l’immigrazione? Chi altri dovrebbe garantire il nostro benessere e il ringiovanimento della nostra popolazione? Sarà stata anche un po’ la crisi, ma continuiamo ad avere la vista corta: l’immigrazione è un’emergenza e va affrontata come tale. Di pensare a governarla per farne una chance per il nostro futuro, non se ne parla. Lo sguardo lungo difetta anche alle nostre latitudini. Il recente studio sulla differenziazione etnica e sulla struttura della società sudtirolese, recepito dal dibattito pubblico quasi solo per il richiamo al disagio italiano, si occupa della presenza di un quarto gruppo, quello dei migranti. Numericamente importante (8,9%) ma, come direbbe Vassalli, “trasparente”. E’ improprio definirlo come quarto gruppo, visto che comprende circa 136 diverse nazioni, ma in una società come la nostra, attenta agli equilibri tra le diverse comunità e ai principi di uguaglianza, merita di essere considerato il fatto che i migranti vivano una condizione sociale svantaggiata, nonostante il loro alto tasso di occupazione, di formazione scolastica superiore e un’età media più bassa. Perdureranno tali disparità sociali anche in futuro e con quali costi per tutti, se per il 2030 si pronostica una presenza di stranieri in Sudtirolo pari al 19%? O stiamo pensando che la nuova frontiera dell’autonomia sia stringere i legami tra tedeschi, italiani e ladini per resistere all’assalto degli stranieri?

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