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Giorgio Mezzalira: Un’eredità pubblica

31.10.2015, Corriere dell'Alto Adige - editoriale

Vent’anni sono un buon tempo per elaborare un lutto e il convegno a Bolzano per l’anniversario della scomparsa di Alexander Langer “Offenes Wort – Le parole della convivenza” l’ha attestato. La comunità langeriana, se mai è esistita, ha preso definitivamente commiato da lui, indugia solo il ricordo che ogni singolo custodisce più o meno gelosamente. Resta il lascito del suo pensiero e il confronto aperto con una figura che ha impresso un’indelebile traccia nella storia del Sudtirolo, dell’ambientalismo e del pacifismo italiano ed europeo.

Langer non é stato né santo né nemico, né profeta né traditore; non ha lasciato alcuna bibbia e nemmeno i suoi dieci comandamenti. La sua capacità di analisi e di guardare avanti era figlia di una profonda conoscenza delle questioni trattate, sempre confortata dall’averne fatto prima esperienza diretta e profonda. Da qui forse anche la coerenza che ha caratterizzato a tutto tondo il suo impegno politico. Una voce minoritaria, quella di Langer. Chi vuole trarre bilanci politici parla di un’utopia che la realtà dei fatti ha smentito. Chi vuole indagarne le ragioni continua a pensare che rimanga una voce inascoltata.

Dopo vent’anni anche per la fondazione che porta il suo nome si è chiuso un ciclo e si avvia una fase di ripensamento. Il fondo Langer, una ricca raccolta di documenti della sua attività politica, lascerà la sede di via Bottai per essere portato all’archivio provinciale. Un pezzo della sua eredità diventa patrimonio pubblico e troverà posto, al pari dei padri dell’autonomia, nel deposito ufficiale della storia e della memoria del Sudtirolo. Un riconoscimento che crediamo gli sia dovuto.

 

Il Landeshauptmann ha parlato di Langer come di una persona che si è sinceramente impegnata per la convivenza e il dialogo tra i gruppi linguistici; non accettava alcune regole del sistema (proporz, dichiarazione di appartenenza etnica al censimento, …) ma non per questo può essere definito un nemico dell’autonomia. Giudizi impensabili vent’anni fa da parte dell’establishment locale. Ma in fondo anche Kompatscher, almeno anagraficamente, è figlio di un altro Sudtirolo. Va forse solo ricordato che Langer non era tanto contro le regole, ma contro la loro rigida applicazione. Pare un sofisma, ma non lo è. Ma chi è allora Langer per il Sudtirolo a vent’anni dalla sua scomparsa? Uno che non è stato capito? Uno che ha guardato troppo avanti? Uno che ha sbagliato? Un personaggio da consegnare ormai alla storia locale?

Il confronto con la sua figura e la sua opera può diventare la misura di come nel corso del tempo questa provincia sia cambiata in meglio oppure di come possa ancora cambiare. Tutte e due le due letture sono possibili, ma forse la seconda è più istruttiva.

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