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Giorgio Mezzalira: Un malessere regionale

27.5.2016, Corriere dell'Alto Adige - editoriale

Le convergenze parallele. Chi lo ricorda ancora l’ossimoro coniato da Aldo Moro alla fine degli anni Cinquanta? Era la formula piuttosto criptica usata nella Dc per condensare la nuova linea politica che si voleva aperta al compromesso con le sinistre. Una sorta di missione impossibile sulla quale, comunque, misurarsi. Dovremo ricorrere alla stessa formula per prefigurare quali saranno i rapporti tra Trento e Bolzano, una volta chiusa la fase di revisione dello statuto? Si spera di no, anche se le premesse fanno pensare l’opposto. Convenzione e consulta procedono parallele, ancora non è dato sapere se al termine dei lavori e alla consegna delle distinte bozze di revisione ci sarà una qualche forma di convergenza, quanto meno un momento per confezionare un ragionamento comune e di prospettiva sull’autonomia. In Trentino si parla ufficialmente di riforma dello statuto, in Alto Adige si preferiscono termini meno impegnativi quali adeguamento o rielaborazione: una differenza sufficientemente eloquente e di sostanza. Così come risulta d’altra parte dal diverso grado di approfondimento che si registra nel dibattito pubblico corrente nelle due province. Vi sono divergenze nello spirito stesso con cui si affronta la questione: a Bolzano prevalgono le ragioni di ciò che separa rispetto a ciò che unisce, a Trento l’esatto contrario.

Non è difficile capire quali siano le ragioni storiche che portano Bolzano a voler mettere la parola fine alla vicenda della Regione Trentino-Alto Adige, meno comprensibile tuttavia è la sostanziale assenza di ragionamenti sul futuro della regione: quella con la erre minuscola. Lo svuotamento di un ente, il differente assetto delle province con confini e competenze più marcati, non cancellano automaticamente lo spazio regionale che li contiene, né le sedimentazioni storiche o i valori e i legami comunitari che ne hanno dato – e continuano a darne – un preciso profilo. L’attuale passaggio statutario dovrebbe essere colto e servire come occasione per ripensare questo spazio regionale, rilanciarlo come area comune di scambio e collaborazione capace anche di guardare alla cooperazione con il Tirolo nella cornice dell’Euregio. Un ambito territoriale da riempire di reti e funzioni, da far crescere individuando possibili settori di sviluppo strategico – ricerca, formazione, tutela ambientale, per citarne alcuni – tenendo sempre e molto ben presente che la concorrenza non sarà tanto tra provincia e provincia, quanto con l’Europa e il mondo. Direzioni da prendere e processi da mettere in moto che sono anche un ottimo antidoto al narcisistico compiacimento della propria specialità e alla possibile formazione di due micro-regioni chiuse nel particolarismo e nell’autosufficienza.

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