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Giorgio Mezzalira: Tradire la patria per amore

26.11.2008, Corriere dell'Alto Adige - editoriale

Nel suo elogio al tradimento Predrag Matvejevic, scrittore nato a Mostar, città che continua a rappresentare il simbolo della convivenza spezzata e delle sponde nazionali tornate lontane,

parla di memoria e di un rischio. La memoria è quella che un popolo deve saper custodire e difendere, ma anche quella da cui quello stesso popolo deve sapersi difendere. Soprattutto quando questa diventa invadente, abusiva e intollerante. Soprattutto quando la tradizione e il passato diventano un culto, un tabù inviolabile, un comportamento prescrittivo; quando si presentano impermeabili alla critica. Per evitare che la cultura nazionale si trasformi in ideologia, in nazionalismo, serve qualcuno che dal di dentro abbia il coraggio di segnalare questo pericolo; serve qualcuno che tradisca la propria patria, per amore della patria.

Difficile non ricordare la figura di Langer, qui in Sudtirolo, e quanto sia stato poco capito, nel suo essere il “traditore” della propria parte, nel suo mettersi insieme ai “traditori” dell'altra parte, senza diventare per questo un transfuga. La professione del suo catechismo del dissenso nei confronti dell’etnico a una sola dimensione gli è valsa solo l’accusa di tradimento. E questo è il rischio. Quanto più il passato, la tradizione, corazzano e armano l’identità e tanto più alta e vigile sarebbe opportuno fosse la soglia della cultura critica, più gli spazi affinché quest’ultima possa affermarsi si assottigliano.

A pensare agli eventi di questi ultimi giorni, in cui si è tornati a parlare dei simboli della storia e della memoria e si sono riaccesi i sentimenti nazionali, questa parola “traditore”, si fa quasi fatica a pronunciarla. Sembra non trovare né spazio, né luogo, per essere coniugata come coraggio di guardare alla propria storia, alla propria memoria, alla propria identità, con coscienza critica e forse anche con quello spirito di “compassione” di cui ragiona Simone Weil, quando affronta il tema della patria.

La storia è, per dirla con Magris, un intrico di grandezza e miseria, come è fatta ogni realtà umana. E il passato, se è colpa dei padri e dolore, lo si può superare e lasciare dietro alle proprie spalle non dimenticandolo, per non doverlo rivivere, ma anche non permettendogli di avvelenare il presente. Traditori cercansi!

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