Giorgio Mezzalira: L’esclusiva dell’identità
In occasione della giornata internazionale del rifugiato sono stati aperti gli ombrelli come simbolo di protezione per richiamarci tutti al dovere di garantire i diritti e la dignità dell’uomo: una battaglia di civiltà. Ma chissà se basteranno quegli stessi ombrelli a proteggerci dalla tempesta che si addensa sui cieli europei. In Danimarca avanza la destra xenofoba, l’Ungheria minaccia l’erezione di un muro al confine con la Serbia per contenere l’arrivo profughi e di immigrati, a Dresda Pegida il partito anti-islamico conquista il 10% dei consensi sorprendendo tutti i sondaggisti che lo davano al 2%, la Francia chiude le sue frontiere, il Brennero torna ad essere uno dei confini più sensibili d’Europa. In Italia un partito regionalista come la Lega riesce oggi ad affermarsi a livello nazionale grazie al popu-razzismo di Salvini, mentre a Bruxelles nasce “Europa delle nazioni e delle libertà”, il nuovo gruppo parlamentare che raccoglie la folta pattuglia degli euroscettici xenofobi di estrema destra.
Non c’è un’Europa da costruire. Oggi ce n’è una da salvare, debole e imperfetta com’è. Ancor più proiettata al suo interno di quanto non lo fosse ieri con la sua incapacità di giocare un ruolo politico nei paesi inquieti dell’altra sponda del Mediterraneo e paralizzata di fronte al problema dell’immigrazione. Sulla linea del nuovo confine che separa le spiagge europee degli approdi dal resto del continente e sulle macerie sociali delle politiche di austerity quella che sta crescendo è Europa diversa da quella sognata dai suoi padri fondatori, pare piuttosto il suo contrario: una fortezza, ripiegata su se stessa per stringere i ranghi e stabilizzare dei fragili equilibri interni, pronta dall’altra a tirar su barriere e a ristabilire le proprie frontiere esterne ed interne.
Nel nostro paese monta la protesta di alcuni amministratori locali che, come Maroni e il neo sindaco di Venezia, dichiarano la loro indisponibilità ad accogliere altri migranti. E non è un mistero che essi interpretino un sempre più diffuso sentimento popolare. E’ una china pericolosa. La memoria corre ai cartelli posti all’entrata delle città e dei paesi in Germania in cui c’era scritto che gli ebrei lì non erano desiderati. Pure nella nostra piccola provincia di Bolzano dove la convivenza è di casa, cresce il consenso per i partiti xenofobi, per la lega di Salvini. Non siamo diversi dal resto degli italiani e gli italiani diventano sempre più simili a noi. Facendo i conti con gli immigrati, stanno imparando l’italianità, la difesa della propria identità, l’esclusivismo dell’appartenenza. Ma non si tratta di una buona scuola.