Giorgio Mezzalira: L'accoglienza scoraggiante
Le misure adottate dal ministro dell'Interno Minniti hanno rallentato l'arrivo di nuove ondate di profughi e un po' lo farà l'arrivo della brutta stagione. Abbiamo deciso di governare i flussi migratori difendendo le nostre sponde da nuovi sbarchi, ma abbiamo anche allontanato lo sguardo da ciò che succede dall'altra parte. Si dice che migranti e rifugiati non saranno abbandonati alla loro sorte ed entreranno in campo le organizzazioni internazionali a sorvegliare che in Libia, ad esempio, siano garantiti i diritti e l'incolumità della moltitudine di persone ammassate in attesa di attraversare il Mediterraneo. Ma non è certo, se e come questo sarà possibile in un paese così instabile, alla mercé di clan e tribù, dove lo scafismo è diventata un'industria.
E i migranti che abbiamo in casa come se la passano dal punto di vista dei diritti?
Il primo dato cornice da richiamare è il ritardo della legislazione italiana, che secondo l'Asgi (associazione studi giuridici sull'immigrazione) è ferma al 1995, con le vecchie norme dettate dall'emergenza e nate all'indomani dell'emigrazione albanese. Se poi stringiamo la lente sulla situazione dei migranti in Alto Adige, le risultanze del rapporto di monitoraggio a Bolzano e al Brennero, curato dall'associazione Antenne migranti, fondazione Alexander Langer e Asgi, scoprono il velo su una serie di violazioni della normativa nazionale ed europea in materia di accoglienza e accesso alla procedura, di accoglienza e tutela dei minori stranieri non accompagnati, nelle pratiche di riammissione alla frontiera e dei controlli compiuti dalle pattuglie trilaterali (poliziotto italiano, germanico e austriaco). Qui è un elenco di titoli, ma si traduce in vite e persone.
L'idea politica di fondo di scoraggiare l'arrivo a Bolzano di nuovi migranti, ha portato la Provincia a non voler aprire nuove strutture e a stabilire norme illegittime, come la cosiddetta Circolare Critelli, che limitano il diritto di accoglienza per i richiedenti protezione internazionale e le persone vulnerabili (dai minori ai disabili). Un quadro ben poco edificante che si completa con i problemi di sovraffollamento e promiscuità osservati nei centri di accoglienza di Bolzano. In Alto Adige, a oggi, si registra l'assenza di strutture aderenti alla rete Sprar. Una quarantina di comuni hanno manifestato il proprio interesse a farne parte e sono meno della metà di tutti i comuni altoatesini. Bolzano lo farà solo per i minori (20 posti), contando probabilmente sul fatto che, allargandosi l'accoglienza sul territorio provinciale, si possa allentare la pressione dei migranti sul capoluogo. Se ne parlerà comunque il prossimo anno, mentre già si fa pressante la richiesta di trovare soluzioni per la prossima emergenza freddo.