Giorgio Mezzalira: Immigrati una questione di volontà
Stando ai risultati dell’ultima indagine multiscopo dell’Astat (2007), che fotografava come primo problema più sentito della popolazione altoatesina quello dell’immigrazione extracomunitaria, ci sarebbe da dare ragione a quanti oggi si oppongono, affinché si allarghino gli spazi di rappresentanza istituzionale degli immigrati. Il no, insomma, dovuta al fatto che si dimostrano capaci di interpretare il senso comune. Resta tuttavia aperto il dubbio che si tratti anche di buon senso.
Ci conforta, a tal proposito, il capitolo inserito nel 42° Rapporto Censis e intitolato emblematicamente “Da immigrati a nuovi italiani”. Dalla sua lettura si evince che uno dei tratti salienti della metamorfosi italiana è costituito dalla presenza numerosa e attiva, così si esprime il rapporto, di nuovi cittadini che hanno assunto ruoli, comportamenti e percorsi di vita poco dissimili da quelli degli italiani. E, elemento non trascurabile, si tratta di una presenza che contribuisce alla ricchezza complessiva del Paese con un gettito fiscale di 3 miliardi e 749 milioni di euro e un 9% di Pil. Forse sarebbe opportuno allargare anche le forme di partecipazione politica, oltre a quelle economiche. Se non altro, per aiutare e facilitare i processi di integrazione in atto.
La proposta di assegnare un seggio permanente in consiglio comunale a Bolzano a un rappresentante della Consulta immigrati ha sollevato dubbi di utilità e si è parlato di problemi di tipo normativo.
Relativamente ai primi, va detto che la consulta e il consigliere aggiunto, sono i modelli diffusi oggi in Italia attraverso i quali il nostro Paese ha dato seguito alla Convenzione di Strasburgo del 1992, che prevedeva sia l'attribuzione del diritto di voto, sia la costituzione di organi consultivi o l'attuazione di altre disposizioni a livello istituzionale al fine di una adeguata rappresentanza dei residenti stranieri nelle collettività locali. Ricordiamo che consulta e consigliere aggiunto sono organismi oggi presenti e operanti in molte amministrazioni italiane, capitale compresa, indipendentemente dal colore politico dei governi locali. Si tratta di forme di rappresentanza certamente perfettibili, ma pur sempre una risposta di governance rispetto al deserto delle alternative sul terreno della partecipazione politica.
Ai problemi di tipo normativo sollevati, se volontà politica esiste, si potrebbe rispondere con l’aggiornamento degli statuti comunali. Cosa che in altre municipalità hanno fatto e che anche noi potremmo fare, visto che Bolzano sta proprio rivedendo il suo statuto. Ma per compiere un simile passo occorre evidentemente una volontà politica.