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Giorgio Mezzalira: Il vecchio che avanza

5.6.2013, Corriere dell'Alto Adige - editoriale

Una scuola per gli italiani, una per i tedeschi, una per i ladini e una per gli immigrati. E’ il senso della proposta lanciata dal presidente Durnwalder, ormai a fine mandato; sostanzialmente assomiglia ad una ricetta di bassa cucina ottenuta shekerando quanto basta una dose di modello Proporzistan e un po’ di rinculo culturale leghista. Il tutto, secondo il principio sbagliato che ad un problema complesso si possa dare una risposta semplice. La finalità dovrebbe essere quella di togliere alla scuola dei tre gruppi linguistici la pressione (?) che eserciterebbero gli alunni immigrati, i quali non conoscendo né l’italiano né il tedesco costringerebbero gli insegnanti a fare più lezioni di lingua che non di materia. Ciò a discapito della preparazione dei “nostri” alunni e, in particolare, anche a svantaggio degli sforzi per rafforzare l’apprendimento della Hochsprache nelle scuole di lingua tedesca alle prese da sempre con il problema del dialetto. Il modello da introdurre per facilitare l’inserimento e l’integrazione nell’ambiente locale sarebbe quello preso a prestito dalla scuola paritetica ladina, dove si insegnano materie sia la lingua italiana che tedesca.

Non servono le deduzioni degli esperti per nutrire più di un ragionevole dubbio sul fatto che, ad esempio, quando si parla di immigrati si possa pensare a un gruppo omogeneo dal punto di vista delle provenienze, delle culture e delle lingue. Come dovrebbe essere una scuola che insegna l’italiano e il tedesco ai cinesi, agli albanesi, ai kosovari, ai cingalesi, ai marocchini, ai cechi, ai rumeni, … magari tutti nella stessa classe, con i problemi che ne derivano per la didattica delle lingue? La risposta? Non una scuola che assolve il suo compito formativo e di integrazione, ma semplicemente uno spazio di segregazione. E come giustificare il nostro orgoglioso e puntiglioso richiamo alla tutela e alla valorizzazione della propria identità con un simile mancato rispetto delle lingue e delle culture di provenienza dei nostri nuovi concittadini?

I problemi degli alunni stranieri, e non solo quelli scolastici, sono di assoluta evidenza ed è innegabile che la scuola sia in difficoltà, sia perché cresce la quota degli immigrati sia per la cronica mancanza di risorse e non ultimo per la vista assai corta dei governi che non sanno investire nel futuro. Sull’integrazione scolastica dei bambini di nuova immigrazione la Commissione europea ha di recente suggerito un programma di politiche che vedono al centro il sostegno linguistico per la valorizzazione e l’insegnamento della lingua madre nonché il supporto continuo della lingua del paese di accoglienza, il sostegno scolastico permanente per favorire l’inserimento dei bambini immigrati, la partecipazione dei genitori e della comunità nel segno della cooperazione tra scuola-casa, l’educazione interculturale. Sotto questo profilo la proposta di Durnwalder risulta la voce di un Alto Adige/Südtirol che sceglie di andare in direzione contraria all’Europa. E’ il vecchio che va o che avanza?

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