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Giorgio Mezzalira: Non solo buone intenzioni, a proposito del Centro Tutela contro le discriminazioni

9.8.2020, Corriere Alto Adige - editoriale

A circa un decennio dalla legge provinciale (n. 12, 28 ottobre 2011) che lo prevedeva, comincia a vedere la luce il “Centro tutela contro le discriminazioni”. Nella cornice di quelle norme, che si richiamavano nelle finalità all'importanza del processo di integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri, l'istituzione del Centro era stata pensata per fungere da antenna sensibile e sede attiva di contrasto alle discriminazioni fondate su “razza, colore della pelle, origine etnica, genere, orientamento sessuale, disabilità, lingua religione, nazionalità o appartenenza a una minoranza nazionale”, al servizio di tutte le cittadine e di tutti i cittadini. Si può capire quanto esso fosse atteso dal mondo dell'associazionismo e del volontariato sensibili ai temi dell'integrazione, della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, del sostegno ai migranti. Realtà che in questi ultimi decenni sono cresciute e sono diventate interlocutrici (spesso scomode) per le autorità e la politica locali. Era atteso anche come risposta doverosa delle istituzioni di fronte all'imbarbarimento del nostro vivere civile, che registra ormai da troppo tempo insostenibili livelli di intolleranza e odio nei confronti dei più deboli non solo nel linguaggio, ma anche nei comportamenti. L'uscita del militante leghista di Bolzano, secondo il quale non c'è libertà se non si può essere razzisti, è solo l'ultima della specie. Negli scorsi giorni la prima commissione legislativa ha approvato un disegno di legge istitutivo del Centro, che nella sostanza ha scontentato molti, da Urzì che teme una pioggia di segnalazioni e censure per l'uso di espressioni “ritenute” discriminatorie, ai Verdi che liquidano la questione come un'occasione persa. Poi ci sono le associazioni che ci avevano scommesso e che ora lamentano la scarsa autonomia dell'istituendo Centro e la limitazione dei suoi compiti. Collocato in una legge che disciplina gli organismi di garanzia insediati presso il Consiglio provinciale, ovvero che mira a definire e accordare i loro compiti e le loro funzioni per evitare sovrapposizioni e conflitti di competenze, il Centro per la tutela contro le discriminazioni – ultimo arrivato – si deve accodare e armonizzare con l'Ufficio della Difesa civica, l'Ufficio della/del Garante per l'infanzia e l'adolescenza, l'Ufficio della Consigliera/del Consigliere di parità, nonché il Comitato provinciale per le comunicazioni. Di conseguenza e dal punto di vista dei compiti che dovrebbe assolvere, il suo assomiglia in fin dei conti a un profilo di risulta. Si occuperà cioè di tutelare ciò che tutti gli altri uffici non tutelano già, configurazione piuttosto diversa dalla centralità delle funzioni e del ruolo, che le associazioni avevano caldeggiato potesse assumere. A dirigerlo sarà una/un responsabile scelto tra i dipendenti della Difesa civica, basta che sia in possesso di laurea e di patentino, nessuna deroga in mancanza di persone idonee e/o interessate che permetta di pescare nelle professionalità che si sono formate e sviluppate fuori dai palazzi della Provincia, a stretto contatto con i soggetti vittime di discriminazioni. Il testo del disegno di legge uscito dalla prima commissione non è molto diverso da quello che ci era entrato. Probabilmente era anche poco emendabile, visto che si tratta di un prodotto nato sotto il segno di una costellazione politica di maggioranza (Svp-Lega) che nella fattispecie non si può proprio definire una buona stella. Sarà come sempre la pratica a testare l'effettivo funzionamento e l'efficacia di un simile organismo, speriamo solo di non doverlo ricordare come il Centro delle buone intenzioni mancate.

9.8.2020

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