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Grazia Barbiero ricorda Andreina Emeri 1985-2020

29.7.2020, Fondazione Langer

Andreina Emeri stava bene quando era partita per le vacanze dopo giorni e giorni di lavoro intenso nel Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano. Erano le due di notte della metà di luglio del 1985, quando aveva salutato colleghe e colleghi dell’Assemblea legislativa.

Erano terminate a quell’ora tarda la discussione e la votazione sulla programmazione riguardante il Bilancio. Annunciava la sua partenza, nella stessa notte, per le vacanze, in camper, insieme agli amici per raggiungere la Finlandia. Un arrivederci a presto. Invece, improvvisamente, dopo pochi giorni, era arrivata a Bolzano la notizia della sua morte improvvisa. Era il 30 luglio di quello stesso anno. Si trovava nei pressi di Capo Nord, davanti al mare con un libro sulle ginocchia.

 

Sono passati trentacinque anni da quella perdita dolorosa. Andreina Emeri è stata una protagonista della vita del capoluogo e della provincia, stimata a livello nazionale per il suo impegno civile e la sua competenza contro ogni tipo di disuguaglianze. Avvocata, co-fondatrice del collettivo femminista Aleksandra Kollontaj, nel 1971, e , nel 1973, del Consultorio A.I.E.D. di Bolzano, di cui è stata presidente dalla sua costituzione, era consulente legale del Centro Casa. Offriva gratuitamente agli inquilini il suo impegno. Era stata eletta consigliera della Provincia Autonoma di Bolzano e della Regione Trentino/ Alto Adige/ Suedtirol il 20 novembre del 1983. La Lista Alternativa per l’Altro Sudtirolo- Alternative Liste fuer das Andere Suedtirol l’aveva eletta insieme ad Alexander Langer. Andreina Emeri testimoniava in ogni luogo, nelle istituzioni e fuori, di essere donna di sinistra, ambientalista e femminista, antifascista e antinazista. Si batteva contro la pena di morte, l’ergastolo, la tortura, gli stupri, i maltrattamenti, le violenze. Era una paladina della tutela di ogni diritto umano. Assumeva i diritti come paradigma di una nuova frontiera della democrazia. Era all’avanguardia in quegli anni. Per lei, le donne erano decisive nelle politiche di sviluppo sociale ed economico. L’ambiente era patrimonio di tutti, da non sacrificare agli interessi del guadagno e della speculazione.

 

Nel 1984, insieme a me, eletta nella lista del partito comunista PCI/KPI, aveva proposto - trasversalmente- l’istituzione della “Casa delle donne” per dare protezione e forza alle donne , e ai loro figli, vittime di violenze sessuali, maltrattamenti, abusi. Ovviamente appartenenti a tutti i gruppi etno-linguistici e qualunque fosse la loro provenienza. Una novità assoluta. Quella richiesta non era stata respinta dal Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano. Era stato però preso l’impegno da parte di tutte le forze politiche e da parte della maggioranza di governo di elaborare, per la prima volta, un disegno di legge con il contributo delle proponenti, che facevano parte di due gruppi consiliari d’opposizione. Si era avviato un processo proficuo che ha portato la Provincia Autonoma di Bolzano a varare la prima legge in Italia istitutiva delle Case per le donne in difficoltà e volonterose di appropriarsi della libertà e della felicità. La legge definitiva era stata varata dopo la scomparsa di Andreina Emeri, nel 1989. Un primato di cui si può essere orgogliosi. Nelle aule istituzionali era compagna di banco di Alexander Langer. Per valorizzare la soggettività delle donne, prendeva la parola, prima o dopo di lui, sugli argomenti più importanti in discussione. Senza velleità, consapevole che il suo sguardo potesse arricchire ogni ragionamento, qualsiasi proposta.

 

La laicità per la Emeri era la bussola per orientarsi nella contemporaneità. Chiedeva prevenzione e cura delle malattie, politiche di inclusione dei sofferenti psichici, dei portatori di disabilità, dei tossicodipendenti. Considerava irrinunciabile l’ attenzione al desiderio di essere madri. Si batteva, con vigore e rigorosità, per la prevenzione dell’aborto, la completa applicazione della legge che l’aveva istituito. Instancabile paladina della libertà e responsabilità delle donne verso la maternità, del loro diritto all’autonomia. Le proposte , su queste tematiche, venivano spesso elaborate e firmate in comune insieme a me e ad Alexander Langer. Un periodo d’oro per l’ampio fronte del cambiamento che cercava di non restringere il campo d’azione solamente alla propria area d’appartenenza. Era autorevole ed unitaria, Andreina Emeri. Sapiente. Mai propagandista o demagogica.

 

Madre di quattro figli, si inteneriva quando parlava di Valentina, la figlia più giovane. La sua morte prematura aveva prodotto un grande dolore in tutti quelli che l’avevano conosciuta. Avversata, magari, ma sempre stimata. La sua perdita è avvertita anche oggi, forse oggi più che mai. Al suo funerale, al cimitero di Bolzano, nell’estate del 1985, avevano preso la parola, con me, Alexander Langer e Marina Rossi Dordi del consultorio A.I.E.D. La “Fondazione Alexander Langer- Stiftung” aveva pubblicato in occasione del ventennale della sua morte, il libro” Andreina Emeri/ Scritti e ricordi- 1936-1985” a cura di Ingrid Facchinelli ed Edi Rabini.

 

Merano, 29.7.2020

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