Fabio Levi ha ricordato Anna Bravo: nostra regina di un paese senza sudditi
In un attimo ci è stata portata via. E quell'attimo ha sigillato in un lampo i tanti e tanti anni di consuetudine, di affetto e di ammirazione.
Piu grande di noi che ci affacciavamo al mondo nel '68, era fra quelli che già prima avevano coltivato una vita più libera. Non ha esitato dunque neppure un momento a vivere appieno quella stagione straordinaria. E quando è sembrato che, per condurre la lotta continua, fosse necessaria una maggiore disciplina, Anna l'ha accettata, ma senza mai smettere di mordere il freno. Per sentirsi nuovamente sè stessa nei lunghi anni in cui ha scelto, fino alla fine, di fare proprio il punto di vista delle donne e guardarsi intorno con nuova e intransigente lucidità.
Per Anna la consapevolezza di quanto fosse stridente, doloroso e ogni volta diverso lo scontro fra la libertà dei singoli e il potere, era la bussola che orientava il suo sguardo anche sul passato. Quando ha raccolto, con grande perizia critica, le storie della Resistenza o i racconti degli ex deportati. Quando ha ascoltato le donne che avevano accudito i giovani militari abbandonati a sè stessi dopo l'8 settembre, o si è avventuarata per i difficili sentieri della zona grigia in Lager.
Anna ha scritto fra gli altri due libri che hanno lasciato un'impronta di lei non soltanto come studiosa , sulla ricchezza del '68 e sulla necessità della nonviolenza: A colpi di cuore e La conta dei salvati. Due titoli di cui era orgogliosa, perchè non si sarebbe potuto dire meglio per rappresentare lo spirito che l'animava.
Forse molti di voi lo sanno già. Anna preferiva lavorare di notte e al mattino riposare. Proviamo a pensare che, d'ora in avanti, il suo possa essere il riposo di un lungo e sereno mattino.
(Fabio Levi 10.12.2019, Cerimonia d'addio)
Nell'apposita sezione del Sito, una selezione di ricordi e testi di Anna Bravo