La conta dei salvati - Laterza 2012, intervista di Luigi Monti ad Anna Bravo
Chi l’ha detto che la storia si fa solo con la guerra e la forza? Sono gli storici che tendono a dirlo. La storiografia descrive quasi sempre i fatti umani come eventi dettati dalla spinta di forze contrapposte, dalla violenza e nella maggior parte dei casi dalla guerra.
Anna Bravo, che ha insegnato storia sociale a Torino, è una delle pochissime eccezioni. Tra i motori della storia contempla anche l’azione, il pensiero e l’intervento di chi al contrario ha operato per evitare i conflitti, la violenza, l’uso della forza. Ha scritto un libro, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato (Laterza 2013), che guarda il ’900 proprio dalla prospettiva di chi, consapevolmente o meno, ha operato per evitare la morte di altri uomini e donne. Un libro importante, non solo per la bellezza delle storie raccontate – gli episodi di sangue risparmiato durante la Prima e la Seconda guerra mondiale; Ghandi; il Kossovo e la guerra jugoslava; il Tibet – ma anche per il ribaltamento storiografico a cui invita la Bravo e che si potrebbe applicare a quasi tutte le pagine di storia. Compresa la vicenda dei “ragazzi di Villa Emma” di Nonantola, uno degli esempi più luminosi di “sangue risparmiato”.
Anche per questo probabilmente la Fondazione Villa Emma ha invitato per il secondo anno Anna Bravo a intervenire al convegno annuale, che si terrà dal 16 al 18 giugno 2016 al Cinema-teatro Troisi. Di seguito un’intervista uscita un paio d’anni fa sulla rivista “Gli asini” (n.19, gennaio-febbraio 2014)