La conversione ecologica secondo Langer
Il diciotto marzo del 2019, pochi anni fa, è stato piantato un albero che porta il nome di Alexander Langer nel giardino dei Giusti dell’Umanità a Roma. Proprio qui dove ci troviamo ora, martedì 21 novembre 2023. Il comitato di quartiere Monteverde 4 Venti e il Giardino dei Giusti insieme alla Fondazione Gariwo nella giornata nazionale degli alberi desiderano rendere omaggio a quella dedica e in particolare intendono tenere bene accesa la luce sul pensiero e la pratica ambientalista di Langer, una delle migliori menti dell’Europa di questa era. E’ interessante annotare per prima cosa che Alexander Langer già nel 1989, e per l’esattezza il primo gennaio, all’Accademia Cusano di Bressanone/Brixen, città multilingue e multiculturale, appartenente ad una terra di confine quale è l’Alto Adige/Suedtirol mette a punto le sue tesi sulla attuabilità politica di una CONVERSIONE ECOLOGICA. Fa precedere questo titolo da tre parole chiave “GIUSTIZIA”, “PACE”, “SALVAGUARDIA DEL CREATO”. Trentaquattro anni fa. Il testo viene pubblicato solamente nel 1994.
Sono sette le sue tesi con varie sottolineature e numerose articolazioni, soprattutto all’interno dell’ultima tesi. Per trovare la parola “alberi” al plurale bisogna andare al punto 5, là dove scrive: “… Ogni persona decide, nel grande e nel piccolo, sempre, anche per i prossimi, per l’ambiente, per i posteri – sia che si piantino alberi o si distruggano boschi, si costruiscano case o si demoliscano colline, si generino figli, si permettano o si impediscano strade, centrali atomiche o istallazioni militari – “. Prosegue così: “Il problema consiste dunque nell’arrivare a decisioni che assicurino la massima compatibilità ambientale, sociale e generazionale: è una responsabilità verso la natura, verso i prossimi, verso i posteri. Ed è proprio questa la posta in gioco, quando si parla di una politica di auto-limitazione, di equilibrio: pace, giustizia e salvaguardia della biosfera (del creato, per riprendere il termine con cui il movimento ecumenico nelle chiese ha coniato questa triade) possono bene sintetizzare questo obiettivo”.
La conversione ecologica per Alexander Langer “non può essere affidata solo alla politica la quale tuttavia contribuisce fortemente a promuoverla o a impedirla visto il grande numero e peso delle decisioni che oggi vengono mediate attraverso la sfera politica”.
Alexander Langer ritiene indispensabile coniare il concetto del desiderio singolo, individuale, che solo in un secondo tempo si fa collettivo, come ineliminabile premessa di ogni azione di cambiamento. Se non c’è un coinvolgimento ben radicato nel sentire di ognuno di noi, non ci saranno né leggi, né ordinamenti in grado di produrre la CONVERSIONE ECOLOGICA.
Langer tiene molto, come conseguenza diretta di questa premessa, ad usare la parola conversione ecologica al posto di termini come rivoluzione, riforma o ristrutturazione, “in quanto meno ipotecata e in quanto contiene anche una dimensione di pentimento, di svolta, di un volgersi verso una più profonda consapevolezza e verso una riparazione del danno arrecato. Inoltre, nel concetto di conversione è meglio implicita la nota di coinvolgimento personale, la necessità di un cambiamento individuale e esistenziale. L’obiettivo è dunque quanto mai arduo e impegnativo. Si tratta di ripristinare e talvolta di conservare un equilibrio gravemente turbato a causa della civiltà industrialista, dominata dalla ricerca istituzionalizzata del profitto e orientata alla massima espansione”.
Queste tesi contano a loro volta su una spiegazione iniziale che le comprende tutte e che ha una drammaticità sconfinata, una capacità di guardare oltre il presente e anche il futuro prossimo. Tale introduzione è stretta in quattro righe: “Per conversione ecologica intendo la svolta oggi quanto mai necessaria e urgente che occorre per prevenire il suicidio dell’umanità e per assicurare l’ulteriore abitabilità del nostro pianeta e la convivenza tra i suoi esseri viventi”.
Maria Chiara Pastore, ricercatrice in Urbanistica al Politecnico di Milano e responsabile del progetto “Forestami” della città metropolitana che prevede la piantumazione di tre milioni di alberi entro il 2030, specifica che il verde urbano è un bene collettivo irrinunciabile. Parchi, giardini e viali alberati nelle città curano la nostra salute e quella del Pianeta. Ritiene che “troppo spesso le aree verdi sono considerate un arredo accessorio e non un servizio ecologico necessario come la rete fognaria, le scuole, gli ospedali. Il verde urbano non ha solo un valore estetico ma ha anche per i suoi effetti positivi sul benessere fisico e mentale delle persone, sulle relazioni sociali, la stabilità del suolo, la qualità dell’aria e il clima”.
Era lungimirante Langer nell’inserire il “qui e ora” in un contesto inter-relazionale che passa continuamente dal “piccolo” al “grande” per coinvolgere il Pianeta. In più, la natura e la sua difesa, servono per la convivenza degli umani, degli esseri viventi. Concetto attualmente fatto proprio dal progetto “ Forestami”.
Al punto a) della sua settima tesi, Alexander Langer considera essenziale il ruolo delle iniziative dei cittadini, delle associazioni, del volontariato, dei gruppi ecologici, dei movimenti di solidarietà verso la natura, verso il prossimo e verso i posteri. Iniziative come la nostra di oggi, quindi.
Occuparsi del proprio “pezzetto di biosfera” postula un’azione per il Pianeta intero. Alexander Langer chiude le sue tesi proprio con questo postulato e scrive “Si deve sempre sperare che molti altri nelle loro realtà locali facciano altrettanto e si comportino altrettanto da inflessibili e solidali indigeni”.
Articolo di Grazia Barbiero