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Francesco Gasparetto VI: Le ragazze e i ragazzi di Adopt Srebrenica. Mediha, giornalista

Sep 22, 2011, http://www.radiobase.net/?p=3615

Dopo aver cercato di raccontarvi, attraverso le interviste che abbiamo realizzato tra Tuzla, Belgrado e Srebrenica, la realtà che si respira in una società segnata dal più grande genocidio che si ricordi in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, proviamo di conoscere meglio i protagonisti del progetto Adopt Srebrenica. Un genocidio su base etnico-religiosa in una città che prima della guerra contava, circa 30mila persone, è una ferita difficile da rimarginare. “Prima di quello che è successo” ci dice uno dei ragazzi fuori onda “nessuno di noi si chiedeva di che etnia fosse la persona che ci trovavamo davanti o in quale Dio credesse. Oggi appena senti qualcuno parlare è inevitabile cercare di indovinare da quale parte dell’ex Jugoslavia venga, di quale parte politica, di che religione … anche una parola fuori luogo può generare uno scontro”.

Ascolta su Radio Base

Mediha è una giornalista, collabora con Radio Srebrenica e con un grande portale d’informazione di Sarajevo.

ascolta l’intervista a Mediha a cura di Francesco Gasparetto, con la collaborazione di Beatrice Barzaghi, Federico Zappini e la traduzione di Andrea Rizza

Ma soprattutto Mediha è una delle autrici di un libro davvero speciale dal titolo “L’infanzia spezzata di Srebrenica” (“The broken childhood of Srebrenica”). Si tratta di un libro bilingue (bosniaco e inglese) stampato con il contributo della Norvegia in cui i ragazzi che all’epoca dei fatti (luglio 1995) erano poco più che preadolescenti e la cui infanzia è stata davvero strappata da una guerra fratricida. Una serie di racconti, di uno dei quali Mediha è autrice, che testimoniano come la guerra devasti completamente la vita di un ragazzino. In questo senso tutti coloro i quali sono usciti dai tragici anni ’90 Jugoslavi sono vittime, e questo piccolo capolavoro di umanità lo dimostra essendo scritto da gli allora ragazzini bosniacchi e serbi. Gli stessi che oggi, grazie al progetto Adopt Srebrenica cercano di ritornare alla convivenza di cui Srebrenica era esempio prima della guerra.

 

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