Schreibend gelebt. Sono vissuto scrivendo
Eine Reise von fast einem Jahr. Wir laden euch ein, uns auf einer Reise durch die Worte von Alexander Langer zu folgen. Unser Bibliothekar und vor allem Edi, aber auch Freundinnen und Freunde der Stiftung werden für uns einige Texte aus dem Archiv auswählen und kommentieren, wodurch wir die Tiefe und Aktualität seines Denkens (wieder)entdecken können.
Für diejenigen, die Langer bereits kennen, wird es eine Gelegenheit sein, unveröffentlichte oder wenig bekannte Texte kennenzulernen, für diejenigen hingegen, die sich zum ersten Mal nähern, wird es die Entdeckung einer einzigartigen Stimme sein, die fähig war, ihre Zeit mit Klarheit zu lesen und uns Analysen und Visionen geboten hat, die heute noch überraschend aktuell sind.
Wir werden alle zwei Wochen einen Text veröffentlichen... bis wir zu dem gelangen, was Alexander Langers 80. Geburtstag gewesen wäre.
NUMMER 13
Nationalismus und Föderalismus in Europa heute
Von der Utopie der einfachen Lösungen
Der gegenwärtige Blick in die Zukunft ist von Ängsten und Resignation geprägt. Schuld daran ist die Krisenhaftigkeit der Gegenwart: Vergleichende Langzeitstudien und Daten zu Indikatoren wie der Ungleichheit, dem Rückgriff auf Gewalt und dem Rückschritt der Demokratie als politisches Ordnungssystem zeugen davon.
Ebenso unmissverständlich verdeutlicht der Blick auf wissenschaftliche Daten wie komplex verwoben Handlungsmuster in Politik, Recht und Gesellschaft sind, und wie gefährlich es sein kann, komplexe Probleme mit einfachen Lösungen anzugehen. Es gilt einmal mehr, was Alexander Langer in vielen und auch dem nachfolgenden Text mit spitzer Feder postulierte: „Nationalstaaten [sind] gleichzeitig zu groß und zu klein: zu groß, um tatsächlich Demokratie und Partizipation gewährleisten zu können; zu klein, um wirksam Probleme mit supranationaler Dimension (man denke nur an den Umweltschutz oder an die Sicherheitspolitik!) lösen zu können.“
NUMERO 12
Ambientiamoci, il bambino vive la natura
Tra le cartelle salvate nel disco rigido del computer di Alex Langer sono presenti molti materiali diversi, catalogati, era un gran catalogatore, per argomenti, progetti operativi eccetera. Parte di questo materiale è costituita da lettere, a volte molto brevi, indirizzate ad associazioni, colleghi del parlamento europeo, amici e spesso agli organizzatori che richiedevano la sua presenza a qualche evento. Ovviamente spesso Langer non poteva, a volte, suppongo, non voleva partecipare, ma sempre rispondeva esprimendo il proprio rammarico. Tra le tante lettere di diniego, questa del marzo 1995, e quindi assai prossima alla sua morte, è rivolta agli organizzatori di un seminario che, per il tema e per i destinatari, suppongo piacesse assai ad Alex e che non se ne può mettere in dubbio la sincerità. E credo che il tono e il commento ne siano valida testimonianza.
Anche in questo caso Langer, seppur nella brevità del testo, riesce a condensare vicinanza emotiva, disamina lucida, tensione spirituale e contemplativa.
NUMERO 11
Incontri vivi, dibattiti morti
Rileggere gli scritti di Alexander Langer permette non solo di conoscere il suo pensiero sui diversi temi che ha affrontato e analizzato nel corso della sua attività politica, ma anche di comprendere alcuni aspetti che hanno caratterizzato il suo stile politico. Questo perché è lo stesso Langer a raccontare in tanti articoli e scritti, sia le missioni politiche istituzionali quanto le decine di incontri e di iniziative, anche le più modeste, a cui partecipò attivamente.
NUMERO 10
Gedanken über das Buch Jonas
Im April 1991 sprach Alexander Langer in der Regina-Pacis-Kirche in BZ, auf Einladung von Bischof Egger, zum Thema „Die Bekehrung des Propheten – die Bekehrung der Stadt“.
Wie die Stadt Ninive müssen auch wir auf die dramatische Botschaft hören und beginnen zu fasten: „Wie viele Tschernobyl, wie viele Golfbrände, wie viele Attentate, wie viel Abholzung, wie viele Katastrophenprognosen brauchen wir noch, um unsererseits unsere Maßnahmen zu treffen und mit dem Fasten zu beginnen?“ Das bedeutet für uns die ökologische Konversion und alle müssen diese Umkehr mittragen. Drei Jahre später schreibt Langer, dass sie „sozial wünschbar sein muss“. Es braucht somit ein Umdenken der Gesellschaft. Und alles hängt zusammen.
NUMERO 9
Domande
Sembra facile vivere una vita consapevole. Al di là del misterioso complesso di elementi che contribuisce a cristallizzare il proprio “credo”, a patto ovviamente di averne uno, il fatto è che la vita, per grazia di dio, e forse perché ci siamo auto illusi di averli risolti una volta per sempre, non ci pone quotidianamente aut aut assoluti - mentire non mentire, tradire non tradire, rubare non rubare, uccidere non uccidere - in realtà la vita quotidiana è soffocata da un gigantesco polverone, quello che gli americani chiamano hype, una sorta di velo di maya posticcio che rende veramente difficile muoversi. Quante volte ripensando a singole questioni con cui ci siamo confrontati in passato, ci siamo resi conto di essere sostanzialmente succubi di un pensiero che aveva inondato, affogato la nostra capacità di risposta positiva?
NUMERO 8
I dieci punti per la convivenza di Alexander Langer
Ed eccoci qui di fronte ai “10 punti per la convivenza” più di trent'anni dopo. Sappiamo come essi siano nati dall'esperienza diretta e negativa delle terribili vicende dell'ex-Jugoslavia e come siano il risultato di una elaborazione intellettuale ed umana complessa.
NUMERO 7
L'intuizione dell'austerità
Già nei primi anni ‘80 Alexander Langer affrontò la questione dei limiti della crescita economica, intrecciando i temi del lavoro, dell’economia e dell’ambiente e chiedendosi se il rallentamento o forse l'arresto della crescita, conseguenti alla crisi economica, non fossero addirittura da promuovere ed accelerare.
Non stupisce dunque che alcuni anni dopo, riflettesse sul concetto di austerità e di decrescita (Langer è tra i primi in Italia ad usare questo termine), a partire dal dibattito nato e continuato intorno alla proposta di austerità fatta da Enrico Berlinguer nel 1977. Ecco le sue considerazioni, tratte dal testo “L’intuizione dell’austerità”.
Gianni Tamino
NUMERO 6
Auf dem rechten Auge blind
Mitunter in Hinblick auf die Langer-Gaismair-Tagung, die am 10. Oktober im Stadttheater Sterzing stattfinden wird, ist mir dieser Text wieder in den Sinn gekommen. „Warum ist die sonst so wirksame Tiroler Fremdkörperabwehr gerne auf dem rechten Auge blind?“ ist erstmals im Südtirol Profil vom 7. November 1994 erschienen und wurde in „Aufsätze zu Südtirol 1978-1995 Scritti sul Sudtirolo“ hrsg. von Riccardo Dello Sbarba und Siegfried Baur (Ed.AlphaBetaVerlag) wieder aufgenommen.
NUMERO 5
Cara Rossanda, e se Ratzinger avesse qualche ragione?
Nel 1987 Ratzinger allora a capo del Dicastero per la dottrina della fede, emanò un documento relativo a ciò che per lui rappresentava una patologia distruttiva della ragione umana e cioè la manipolazione genetica tesa, secondo l'interpretazione del prelato tedesco, al trans umanesimo, la dottrina che mira a creare un "uomo nuovo" attraverso la tecnologia e la manipolazione genetica.
NUMERO 4
Cara Andreina ci mancherai
Esistono vari casi linguistici che definiscono la perdita di valore semantico di una parola, sia per il suo eccessivo utilizzo, o per la caduta in disuso, e spesso tale fenomeno riguarda termini volgari od oltraggiosi. Certo non ha avuto grande impatto sulla parola “traditore” che anche oggi, epoca assai più rilassata moralmente, mantiene la sua carica di forza. Immaginiamoci cosa potesse rappresentare l'idea di essere definiti traditori nei primi anni sessanta, quando erano ancora forti le onde prodotte dalla seconda guerra mondiale, - ricordo negli atrii delle scuole i manifesti con bambini senza arti per via delle bombe inesplose, e il risentimento etnico stagnava ancora negli animi della gran parte dei cittadini sudtirolesi di ogni origine.
NUMERO 3
Cari studenti tedeschi: qualcuno ci chiamerà perfino traditori
Esistono vari casi linguistici che definiscono la perdita di valore semantico di una parola, sia per il suo eccessivo utilizzo, o per la caduta in disuso, e spesso tale fenomeno riguarda termini volgari od oltraggiosi. Certo non ha avuto grande impatto sulla parola “traditore” che anche oggi, epoca assai più rilassata moralmente, mantiene la sua carica di forza. Immaginiamoci cosa potesse rappresentare l'idea di essere definiti traditori nei primi anni sessanta, quando erano ancora forti le onde prodotte dalla seconda guerra mondiale, - ricordo negli atrii delle scuole i manifesti con bambini senza arti per via delle bombe inesplose, e il risentimento etnico stagnava ancora negli animi della gran parte dei cittadini sudtirolesi di ogni origine.
NUMERO 2
Ivan Illich, il plurilingue
Ero un ragazzo quando incontrai per la prima volta Alex Langer. Era lì, a bordo strada, davanti all'Istituto Tecnico Cesare Battisti, attorniato da qualche giovane studente e da un paio di persone più grandi, universitari certamente. Non so perché mi avvicinai, e rimasi ad ascoltarlo. Non ero politicamente impegnato, o meglio lo ero come molti altri, seguivo un po' l'onda, ma avevo anche il contraltare della passione musicale nel quale il mondo engage della politica era assai conservatore. Ad esempio per loro Dylan era ancora quello di Blowin in the Wind, o Masters of War, benché fossero passati quasi 10 anni. Comunque lo ascoltai, ed il ricordo che mi è rimasto impresso è quello di una strana accoppiata, determinatezza e serenità.
NUMERO 1
Lettere dall'Italia
Alex Langer ebbe un rapporto molto intenso con il mondo germanico, dove visse per alcuni anni dopo il servizio militare, tessendo legami tra la sinistra italiana e quella tedesca. Dopo la crisi del movimento comunista tedesco, sorse in Germania una rivista mensile “Kommune” che affiancava l'eredità diciamo così “buona” , cioè indenne dalla contiguità con lo statalismo sovietico imperialista, alle nuove tematiche verdi. Nel dibattito in cui entrarono voci quali Daniel Con Bendit, e Joscka Fischer, ebbe rilievo anche quella di Alex Langer.