messaggio di narges mohammadi dal carcere di evin - per iniziativa di sostegno del luglio 2023
Egregia Presidente e rispettabili componenti della Fondazione Alexander Langer,
Nel 2009 ho ricevuto il premio prestigioso della Fondazione Alexander Langer.
In quegli anni il mondo ebbe modo di assistere alle proteste di milioni di iraniani contro i diffusi brogli elettorali. Il governo cercò di reprimere il popolo e fermarne le proteste con massicci arresti, esecuzioni, torture e pesanti pene detentive; ciononostante il popolo non ha solo continuato a protestare, ma negli anni che seguirono 2017, 2019 e 2022 ha creato movimenti rivoluzionari
Il regime teocratico, tuttavia, non ha mai inteso dare risposte alle ragioni della protesta e alle istanze della gente; al contrario ha inasprito ogni volta di più l'intensità della repressione e della violenza, con uccisioni in strada e l'esecuzione dei manifestanti.
La mancanza di risposte da parte del governo, alla quale assistiamo anche adesso, è infatti uno dei fattori che più di altri contribuiscono al propagarsi dei movimenti sociali e all'indirizzamento di essi verso visioni sempre più radicalizzate.
L'intensità e la brutalità degli atti di violenza da parte delle istituzioni di pubblica sicurezza e giudiziarie unite alla crescente e sistematica corruzione nel governo, all'inefficienza e alla cattiva gestione della sempre più diffusa povertà, dell'inflazione e della disoccupazione hanno creato un profondo divario tra il popolo e il governo, che giorno dopo giorno continua ad acuirsi.
Il popolo iraniano si trova ora a vivere una fase di transizione irreversibile che da un governo religioso e autoritario dovrebbe condurlo alla democrazia, alla libertà, all'uguaglianza e ai diritti umani.
Questa fase poggia su un processo storico e su 150 anni di lotte ed esperienze preziose che contribuiscono a rendere tale transizione inevitabile.
In una situazione del genere, dobbiamo dare sempre più forza e potere al popolo e, senza dubbio, alle istituzioni civili indipendenti che sono le vere e proprie colonne del potere popolare; colonne che oggi purtroppo continuano ad essere gravemente osteggiate dal governo.
I movimenti di protesta sociale e rivoluzionari in Iran si sono formati per volontà del popolo, ed è su questo che dovrebbe soffermarsi l'attenzione e l'opinione di politici, rappresentanti e analisti stranieri.
Il popolo iraniano ha raggiunto una consapevolezza storica più profonda e vuole un livello di cambiamenti e trasformazioni concreti che rendano necessario il superamento della Repubblica islamica.
In questa situazione, le donne, in quanto forze guida del movimento, sono le più esposte alla rabbia e alla violenza del governo e il velo obbligatorio è diventato uno strumento di oppressione nei loro confronti.
Credo che l'hijab obbligatorio fin dai primi giorni dell'istituzione della Repubblica islamica fosse un modo per diffondere il potere autoritario e instillare l'oppressione nelle vene e nelle fondamenta della società attraverso ogni singola donna. La Repubblica islamica, con lo slogan e l'idea di preservare la dignità e la castità delle donne ha finito per costringerle a sottomettersi alla sua volontà.
Ma si tratta di qualcosa di illegittimo e questa sottomissione è solo l'ennesima dimostrazione del potere e del controllo che il governo intende esercitare sulla nostra società.
È per questo motivo che il governo ha posto l'hijab non solo come dovere religioso ma anche come mezzo di potere e al tempo stesso di dominio e oppressione della società. Impedire alle donne di scegliere volontariamente il proprio abbigliamento rappresenta una violenza.
La rimozione dell'hijab è quindi doverosa.
Chiedo infine alla Fondazione Alexander Langer, agli attivisti civili, ai media italiani e a tutti coloro che hanno a cuore la libertà e la giustizia il proprio sostegno, deciso e continuato, ai movimenti social-rivoluzionari iraniani, alle donne resistenti e coraggiose, ai prigionieri politico-ideologici, agli attivisti civili e alle istituzioni civili indipendenti.
Aiutateci
a vincere
Narges Mohammadi
Luglio 2023
Prigione Evin